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Marchionne: «Il governo ci deve 500 milioni di euro»

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IL RIASSETTO DELL'AUTO

Marchionne: «Il governo ci deve 500 milioni di euro»

II Governo italiano dovrà alla Fiat "oltre 400 milioni di euro entro fine anno" legati al meccanismo del credito di imposta nell'ambito del programma degli incentivi al settore auto.
Così Sergio Marchionne, a.d. del gruppo Fiat, rispondendo ai giornalisti a Zurigo a margine di un incontro presso la Camera di Commercio Italo-svizzera,. "L'aiuto a Fiat lo stiamo pagando noi - ha aggiunto Marchionne - mentre i governi in Francia e in Germania danno aiuti direttamente. Siamo l'eccezione nel sistema europeo. Non siamo mai andati dal ministro Tremonti a chiedere una lira".
Marchionne parla a tutto campo: dalla situazione dell'industria mondiale dell'auto alla "telenovela" Opel, come lui stesso la definì mesi addietro quando alla Fiat sfumò l'affare, dall'operazione Chrysler fino alla quotazione dell'Auto in Fiat per la quale i tempi – afferma "non sono ancora maturi".
In Chrysler con umiltà
Le fusioni transnazionali potranno avere successo solo se si dimenticheranno gli orgogli nazionali. Questo il messaggio di Sergio Marchionne, il manager italo-canadese che porta il "doppio" cappello di Fiat e Chrysler e che proprio due giorni fa ha tenuto la mega presentazione (circa sette ore) del piano di rilancio della casa americana 2010-2014. "Noi della Fiat siamo a Detroit non come i padroni del mondo, ma con umiltà, visto anche che i finanziamenti sono americani", ha affermato Marchionne, parlando alla Camera di Commercio italo-svizzera. "Non bisogna presentarci come gli europei che devono insegnare agli americani. Non é una questione di chi é il padrone o di predominio", ha rilevato il manager, citando Carlos Ghosn, numero uno del gruppo franco-giapponese Renault-Nissan, come esempio di un manager che è riuscito a far funzionare una fusione tra due imprese completamente diverse per cultura e origine.
"Le fusioni transnazionali sono difficili - ha proseguito Marchionne - ma una volta superate le difficoltà intrinseche si possono stabilire strategie industriali convincenti". Chrysler dal 1999 al 2007 non ha creato le condizioni per un futuro da condividere con i suoi ex proprietari, prima Daimler e poi il fondo Cerberus, ha osservato Marchionne, aggiungendo che Fiat "le ha messo a disposizione la propria tecnologia e il proprio know-how ed entro il quarto trimestre 2010 Chrysler sarà il primo costruttore con una tecnologia altrimenti non disponibile negli Usa".
Inoltre secondo il numero uno del gruppo italiano, il processo di consolidamento nell'auto porterà a nuove, inevitabili, fusioni.
Opel: decisione giustificata, ma capisco il disappunto dei russi
La decisione di General Motors, che ha deciso a sorpresa di mantenere la controllata tedesca Opel proprio quando sembrava in dirittura d'arrivo la vendita al consorzio guidato da Magna "é totalmente giustificata, anche se capisco che i russi e gli altri si sono incavolati". Marchionne ha affermato che Gm avrebbe ceduto la Opel solo se l'operazione "fosse stata in piedi a livello europeo, ma quando ha visto che a Bruxelles l'opinione era negativa, allora gli americani hanno ripreso le redini del problema". Discriminatorio l'intervento del governo di Berlino per la casa tedesca "Bisogna capire la fase in cui si é venuta a trovare l'industria americana dell'auto - ha proseguito Marchionne sul caso Opel - due dei maggiori costruttori Usa hanno vissuto il Chapter 11, hanno portato i libri in tribunale e poi sono usciti dal fallimento alla velocità della luce. Questo é un riconoscimento della grandezza del Paese, una risposta efficace ed efficiente". Opel non era la prima cosa che avevano da risolvere, ha aggiunto Marchionne, sottolineando "le interferenze che nel frattempo giungevano dai Governi. L'intervento di Berlino per risanare Opel é un processo che non rispetta le regole della Comunità europea perché é focalizzato sul problema tedesco. Il trattato di Roma di alcuni anni fa non prevede che uno Stato membro discrimini altri Paesi Ue. La Germania l'ha fatto. Così gli americani, vista la posizione negativa di Bruxelles sull'operazione e una volta che hanno ricominciato a riprendersi, hanno deciso di non vendere più Opel".

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