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Da cent'anni grande specialista in piccole vetture

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SUZUKI

Da cent'anni grande specialista in piccole vetture

  • –di Giampiero Bottino

Diventare grandi pensando... in piccolo. Nel mondo dell'auto, si può. Arrivando a cent'anni, come ha fatto la Suzuki, sulla spinta della solida fama accumulata appunto come costruttore di automobili compatte. Basti pensare al cosiddetto "Suzukino", il piccolo e spartano fuoristrada che in realtà si chiamava Samurai e che tanto successo ha avuto in Italia.
Ma per la casa di Hamamatsu quello delle piccole auto friendly e innovative è un business relativamente giovane, visto che risale a "solo" 70 anni fa, quando all'originaria e remunerativa produzione di telai per l'industria tessile avviata da Michio Suzuki – furono queste macchine a spalancare alla Suzuki, nel 1926, le porte dell'India, paese ancor oggi strategico per la casa giapponese – si affiancò il prototipo di un'auto innovativa, ma rimasta senza seguito per lo scoppio del conflitto mondiale.
Costretto a ripartire da zero dopo la conclusione del conflitto, il dinamico imprenditore-inventore realizzò nel 1952 la bicicletta motorizzata "Power free", ritenuta così interessante che l'ufficio brevetti nipponico concesse i fondi necessari per proseguire la ricerca nel settore dei veicoli. Con il risultato che nel 1955 arrivarono sia la prima moto (la Colleda 125), sia la prima vettura, la Suzulight grande come la Bianchina ma dalle linee inequivocabilmente ispirate alla già mitica Giulietta.
L'anno dopo il fondatore passò il testimone al genero Shunzo, inaugurando una tradizione unica: ad Hamamatsu, il bastone del comando non è mai stato trasmesso per discendenza diretta, ma è sempre stato consegnato ai generi, che assumevano il cognome Suzuki come consente la legislazione giapponese e che non hanno mai tradito la fiducia, facendo crescere il gruppo agli attuali 51mila dipendenti distribuiti tra 35 impianti produttivi in 23 paesi.
Nell'esercizio fiscale chiuso il 31 marzo Suzuki ha venduto nel mondo 2,3 milioni di automobili, 3,35 milioni di motocicli e più di 36mila motori marini. Sono stati proprio le due ruote e i motori marini a portare il brand in Italia nel 1976, mentre le auto – frenate anche dal problema delle licenze e del contingentamento – sono arrivate soltanto nel 1982 per iniziativa dell'importatore Autoexpò di Ora (Bz), al quale nel 1995 è subentrata la casa madre.
La storia recente si è dipanata all'insegna del cosiddetto "rinascimento" Suzuki, basato sull'uscita dal ristetto ambito dei fuoristrada con vetture mirate ai gusti dei consumatori europei e caratterizzate da contenuti d'avanguardia. In Italia, l'obiettivo immediato è difendere l'1,5% di share per ripartire, appena la situazione lo consentirà, verso la conquista di quota 2 per cento. Magari contando sulla spinta della serie limitata Anniversary disponibile sull'intera gamma: vetture particolarmente ricche, riconoscibili dalla carrozzeria in bianco perlato contrassegnata da ideogrammi che significano "Celebrazione del Centenario".

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