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Detroit promuove Marchionne

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Mercato e industria

Detroit promuove Marchionne

  • –di Andrea Malan

L'esordio di Sergio Marchionne a Detroit come numero uno della Chrysler è faticoso ma di grande soddisfazione: la delegazione di parlamentari americani guidata da Nancy Pelosi, speaker della Camera dei rappresentanti, si è trattenuta mezz'ora sugli stand della Chrysler, dove il manager italo-canadese - con il consueto maglioncino - ha mostrato soprattutto le auto italiane portate fin qui. Al centro dell'attenzione la 500, ma anche Ferrari e Maserati. La Pelosi è salita sulla 500 elettrica (a fianco c'era la Abarth nera che Marchionne usa quando lavora qui). «Ha una ripresa fenomenale, ma costa ancora troppo» dice il Ceo della Fiat. E spiega alla Pelosi: «Perché i costi scendano avremmo bisogno di volumi molto più elevati». Molto più elevati di quelli che le auto elettriche potrebbero raggiungere in un prossimo futuro: è per questo che Fiat e Chrysler hanno per ora in questo settore piani meno ambiziosi di altri.
«La delegazione del Congresso è venuta a darci un appoggio morale, e a vedere come andavano le cose 6 o 7 mesi dopo il Chapter 11» spiega Marchionne. L'amministrazione Obama ha acquisito il 9% di Chrysler e ha investito complessivamente 120 milioni nell'auto; l'interesse è quindi perfettamente comprensibile. Marchionne ha potuto dare risposte incoraggianti sul piano finanziario, con una liquidità di Chrysler a fine 2009 «leggermente più alta delle stime». Ma l'anno davvero difficile, il manager lo sa, è quello appena iniziato. «Abbiamo meno prodotti della concorrenza - ammette - e siamo pronti a perdere quote di mercato e abbassare i livelli produttivi pur di non cedere sui prezzi». Basta con la politica degli sconti selvaggi, insomma. L'obiettivo per il 2010 è di vendere 1,1 milioni di auto negli Usa contro il meno di un milione venduto nel 2009; se il mercato si riprenderà come nelle attese, a Chrysler basterà conservare l'attuale depressa quota di mercato per farcela. «Dovremo fare il possibile con i prodotti che abbiamo» dice il manager, e cita come esempio la Pt Cruiser bicolore esposta qui al Salone. Il colpo di acceleratore arriverà nell'ultimo trimestre dell'anno, quando dovrebbero esordire 16 tra modelli nuovi e restyling. Paradossalmente, ammette Marchionne, a Chrysler non farebbe comodo una ripresa troppo veloce già quest'anno: «Andrebbe solo a vantaggio dei nostri concorrenti!», scherza.
Ieri con i parlamentari c'era anche Ron Gettelfinger, numero uno del sindacato Uaw, il quale allo stand di Chrysler ha detto che «Marchionne è grande, è perfetto e grande per Chrysler». Alla visita si è accodato anche Steve Rattner, che come ex capo della task force auto di Obama è stato decisivo nel portare Marchionne a Detroit. Proprio a Rattner, Marchionne ha mostrato il debutto più ardito del Salone: una Delta con il marchio Lancia sostituito da quello Chrysler. «L'abbiamo portata per testare il mercato» dice Olivier François, responsabile dei due marchi. Se le reazioni saranno positive, dunque, la Delta potrebbe in un prossimo futuro seguire la 500 oltreoceano. Chrysler cerca intanto di ampliare fin d'ora la base di mercato, puntando sul suo marchio più forte a livello internazionale, avviando trattative per vendere la Jeep in Cina.
Marchionne ha toccato anche argomenti più italiani. I risultati 2009 del gruppo Fiat sono «in linea con i target»; sulla fabbrica siciliana, confermata la decisione «irrevocabile» di cessare la produzione di auto entro il 2012; della ventilata offerta di una cordata guidata dall'imprenditore Simone Cimino, Marchionne dice: «Non lo conosco, ma siamo disposti a lavorare con tutti». Quanto a Pomigliano, «Abbiamo preso la decisione di portare lì la Panda - una decisione che razionalmente non prenderebbe nessuno. E chiediamo un impegno sulla flessibilità».
Il destino del marchio Alfa Romeo è a questo punto separato da quello del suo impianto storico. La casa del biscione «non è in vendita» ma dovrà presentare un piano finanziario solido per convincere a finanziarne l'espansione. «Dobbiamo ridimensionare le aspettative dell'Alfa – spiega – e farla ripartire da una base solida. Ci siamo tutti innamorati di una certa storia dell'Alfa, ma se poi andiamo a vedere la capacità del marchio di mantenere quota... Sono molto contento della MiTo e della nuova Giulietta che arriva a Ginevra, ma per i segmenti superiori la domanda da farsi è: a chi le vendiamo, e a che prezzi? La concorernza sono i tedeschi qui sotto».

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