Motori24

Toyota assicurata (anzi no)

  • Abbonati
  • Accedi
Mobilità e Tech

Toyota assicurata (anzi no)

  • –di Riccardo Sabbatini

Con il caso Toyota i big dell'automobile scoprono l'insufficienza delle proprie coperture assicurative e corrono ai ripari. «Si, quanto è accaduto alla casa giapponese mostra che per queste evenienze, lo strumento assicurativo è ancora largamente sottoutilizzato», sottolinea Claudio Aedes, presidente di Willis Italia (filiale del terzo gruppo mondiale di brokeraggio). Una controllata di Willis, la Richaerd Oliver International, è presente da anni nel mercato delle responsabilità civili e dei richiami dei prodotti difettosi. Memorabili in passato sono stati i casi dell'acqua minerale Perrier che, fornita di una copertura assicurativa, ritirò nel 1990 dal mercato Usa oltre un milione di bottiglie dopo che in alcune di esse erano state trovate traccie di benzene. E nel 2008 fu la volta della britannica Cadbury a ritirare dalla Cina i suoi cioccolatini considerati a rischio per la salute. In questi giorni anche l'industria automobilista sta sperimentando qualcosa di simile, ma senza particolari paracadute assicurativi. «Nessuno dei grandi big mondiali copre con una polizza il rischio di "richiamo" (recall) dei suoi prodotti». Niente a che vedere con le somme in gioco nella vicenda del colosso nipponico chiamato a sopportare – prosegue Aedes – un onere per mancate vendite stimato in 500 milioni di sterline cui sommare circa 700 milioni di sterline per gli imponenti programmi di revisione dei veicoli. Richiesto di fornire chiarimenti sulle proprie coperture assicurative un portavoce di Toyota ha detto ieri che la società preferiva non rispondere.

«Ciò che impedisce le polizze sui recall è la estrema complessità del prodotto automobilistico dove le case assemblano componenti provenienti da molti fornitori. Spesso sono quest'ultimi a coprirsi ma con massimali largamente insufficienti in relazione agli eventi di questi giorni. Normalmente è invece presente una protezione su rischi del prodotto. In questo caso, nonostante franchige ed ricorso all'autoassicurazione (attraverso una compagnia captive) l'ombrello assicurativo può considerarsi adeguato».Che fare? «Non le nascondo che in questi giorni il nostro gruppo è stato contattato da altri primari produttori internazionali per valutare la situazione. A mio giudizio, in relazione alla complessità dell'industria dell'auto mondiale e del potenziale ammontare dei rischi, si dovrebbe avere il coraggio di sperimentare soluzioni innovative. Come quella, mutualistica, realizzata dalle aziende petrolifere che hanno costituito un pool il quale interviene in caso di sinistri lasciando a carico delle aziende responsabili solo una parte dell'onere»

© Riproduzione riservata