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Marchionne: «Chrysler in borsa nel 2011»

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Marchionne: «Chrysler in borsa nel 2011»

  • –di Andrea Malan

Chrysler riprende ad assumere e promette il ritorno in Borsa per il 2011. Ieri Sergio Marchionne, amministratore delegato dell'azienda americana e della Fiat, ha presentato alle autorità la nuova versione della Jeep Grand Cherokee, il Suv di punta del marchio. E nell'occasione ha annunciato che da luglio verranno aggiunte 1.100 persone («quasi tutti nuovi assunti») per un secondo turno. Sarebbero le prime assunzioni di un certo rilievo dopo l'uscita dall'amministrazione controllata di Chrysler, poco più di un anno fa.

L'annuncio è stato accolto dagli applausi dei 1.700 dipendenti del Jefferson North Assembly Plant, a Detroit. «Purtroppo tutto ciò è inimmaginabile in Italia...» ha commentato il manager. Marchionne ha detto che la nuova Grand Cherokee «è il segno della rinascita di Chrysler e ne rappresenta il meglio: la direzione verso cui stiamo andando nel produrre alta qualità, veicoli a tecnologia avanzata». Lo stesso concetto ha espresso Jennifer Granholm, la governatrice del Michigan presente ieri alla cerimonia insieme al sindaco di Detroit Dave Bing: «Oggi siamo qui per proclamare una cosa sola – ha detto la Granholm –: Chrysler "is back", Chrysler è tornata». «Diciotto mesi fa non ci avrei creduto» ha detto General Holiefield, il vice presidente del sindacato Uaw.

Quanto alla Grand Cherokee, Marchionne si è detto «fiducioso che riceverà il riconoscimento che merita fin dal primo momento in cui, a giugno, toccherà la strada» e «migliorerà la percezione di qualità delle nostre auto». Il numero uno di Jeep, Mike Manley, ha detto che «l'azienda ha fatto una serie di cambiamenti che si sono rapidamente concretizzati nei prodotti». Il target di qualità è la Bmw X5, un Suv che costa il 30% in più della Jeep. Marchionne ha lasciato intendere che la fabbrica di Jefferson North potrebbe presto sfornare un secondo modello – l'erede della Dodge Durango. Altri tre debutteranno entro fine anno. Le versioni rinnovate della 300C e della Dodge Charger e soprattutto quello più simbolico: la Fiat 500, il cui lancio – ha confermato Marchionne – permetterà al Lingotto di aumentare la quota in Chrysler al 25% entro la fine di quest'anno.

L'annuncio sul ritorno in borsa «probabilmente nel 2011» era arrivato giovedì notte in un'intervista alla Bloomberg. Il manager italo-canadese ha precisato di preferire che l'operazione avvenga dopo quella prevista per General Motors: «Sono sempre rispettoso dei colleghi più anziani» ha scherzato, riferendosi all'amministratore delegato di Gm, Ed Whitacre. Il numero uno di Chrysler ritiene che l'anno prossimo possa esserci abbastanza domanda da parte degli investitori per entrambe le operazioni: «Ci sarà abbastanza appetito» per due Ipo di titoli dell'auto anche perché il mercato Usa è «in via di ripresa»; «maggio si sta rivelando un buon mese» per le vendite. Sia Gm che Chrysler sono partecipate dal Governo Usa, dopo che hanno portato i libri in tribunale nel 2009; ma in General Motors la quota pubblica è di maggioranza (tanto che l'azienda è stata ribattezzata Government Motors), mentre in Chrysler l'Amministrazione Obama ha una quota inferiore al 10%.

La congiuntura in Europa continua intanto a pesare anche su Fiat. Ieri l'azienda ha comunicato ai sindacati un nuovo stop di una settimana a causa del calo delle vendite di auto, dopo la fine degli incentivi. Nella settimana a cavallo tra giugno e luglio si fermeranno Mirafiori, Termini Imerese e Melfi, mentre è sempre fermo Pomigliano. A Torino lo stop sarà più lungo per i lavoratori delle linee Multipla, Musa, Punto, Idea. Preoccupati i sindacati. «Questo annuncio – commenta il segretario generale della Fiom torinese, Federico Bellono – conferma i nostri timori perchè c'è un aumento dell'intensità della cassa integrazione». Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, dice che «mi preoccupa non la cassa integrazione, ma se il piano annunciato non dovesse andare in porto».

Proseguono intanto i negoziati con le banche per rinegoziare i debiti del gruppo Fiat in vista dello scorporo previsto entro la fine del 2010. L'importo dei nuovi finanziamenti è di circa 5 miliardi, che sarebbero destinati essenzialmente alla futura Fiat Industrial – la nuova holding che conterrà Iveco e Cnh ed è destinata a essere scorporata dalla capogruppo. Secondo il «Messaggero» sull'operazione stanno lavorando – sia pure senza mandato formale – IntesaSanpaolo, Unicredit, Calyon, Citi e Bnp Paribas.

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