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Un'intesa tra Mercedes e Ducati? Ecco i possibili vantaggi industriali

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INDUSTRIA

Un'intesa tra Mercedes e Ducati? Ecco i possibili vantaggi industriali

  • –di Nicola Desiderio

BMW, Honda, Peugeot e Suzuki. Tre costruttori che hanno una cosa in comune: sanno fare sia le automobili, sia le moto o, almeno, motocicli. Presto il panorama delle global motor company potrebbe essere però rivoluzionato da succose novità e non parliamo del già annunciato matrimonio tra Volkswagen e Suzuki, ma delle voci sempre più insistenti che vogliono prossima l'unione tra Mercedes e Ducati. Eppure nei mesi scorsi erano stato fatto proprio il nome del costruttore di Wolfsburg come partner del famoso marchio motociclistico italiano. Regista dell'operazione sarebbe stato Ferdinand Piëch, innamorato delle moto come oggetto meccanico, delle Ducati (che guida) e della creatività italiana. Se la visione di Volkswagen è però quella asettica di creare un grande gruppo mondiale della mobilità, qualunque sia il numero delle ruote, l'alleanza con Hammamatsu potrebbe essere sufficiente e allora ecco che Mercedes, non volendo essere da meno, potrebbe aver messo nel mirino la Ducati. Le prime prove tecniche si sono viste con la SLK Naked che, per quanto simile a qualcosa di già visto in precedenza (ci fu anche una Panda Monster nel 2006), potrebbe preparare forme di collaborazione che vanno ben oltre gli esperimenti di co-marketing.

Il costruttore di Borgo Panigale, frazione di Bologna, è certamente uno dei marchi motociclistici più emozionali e riconoscibili a livello mondiale, non solo per il suo passato, ma per i risultati sportivi conseguiti negli ultimi anni sia in Superbike sia, più recentemente, in MotoGP riuscendo a rompere nel 2007 il predominio pluridecennale dell'industria giapponese anche nella massima espressione del motociclismo sportivo. Davide che vince contro Golia usando le proprie armi tecniche che sono da sempre la disposizione a L dei cilindri, la distribuzione desmodromica e il telaio a traliccio. Chi dice una sola di queste tre cose, dice Ducati. Di più, la Ducati è uno dei pochi oggetti meccanici al mondo che si può riconoscere con l'udito. Inconfondibile il suono del famoso "pompone", così è chiamato il bicilindrico a L, l'emblema tecnico e acustico di una tipologia di moto che per dare emozioni e coinvolgimento mette la leggerezza, le doti di guida e la frenata prima dei cavalli.

Tecnicamente parlando, oggi non c'è proprio nulla ad accomunare le creature di Borgo Panigale con quelle di Stoccarda, ma una volta la situazione sarebbe stata ben diversa. La famosa SLR degli anni '50 aveva infatti un motore 8 cilindri in linea (3 litri per la Sport stradale che vinse la Mille Miglia nel 1955 con Stirling Moss e 2,5 litri per la Formula 1 che vinse nello stesso anno il titolo piloti con Juan Manuel Fangio) con distribuzione desmodromica e telaio a traliccio, inoltre era in un certo senso nuda come una Monster visto che il suo color metallico (dal quale poi venne il soprannome di Stelle D'Argento) era dovuto al fatto che i tecnici, pur di guadagnare un kg di peso, la sverniciarono fino a portare alla luce l'alluminio della carrozzeria. Parlando di esperimenti di prossimità tra mondo dell'automobile e quello delle moto va citato anche quello avvenuto negli anni scorsi tra Porsche e Harley-Davidson. La liaison tra Zuffenhausen e Milwakee ha riguardato lo sviluppo del motore Re-Volution, il V2 1,2litri (il primo raffreddato a liquido e con distribuzione 4 valvole di Harley-Davidson) montato su V-Rod e Street Rod, ma si è fermata lì.

Oggi le analogie tecniche tra auto e moto stanno tornando, in particolare per l'acceleratore by-wire ed i controlli elettronici sulla frenata e sulla trazione, però si fermano praticamente qui. Infatti non sono certo le somiglianze tecniche ad accomunare Ducati e Mercedes quanto invece le loro rispettive immagini, ai vertici assoluti dei rispettivi mondi tanto da rappresentarne l'antonomasia. Questo accade sia su strada, sia in pista. Ma perché Mercedes dovrebbe avere bisogno di Ducati? Oltre all'immagine, anche l'esigenza di non lasciarla a un concorrente e non essere da meno alle altre due case tedesche. C'è inoltre la consapevolezza che, per essere davvero grandi a livello mondiale, le case automobilistiche devono avere sotto il loro controllo – diretto o indiretto – un marchio motociclistico. Del resto, anche Toyota ha relazioni molto strette con Yamaha e l'ultima dimostrazione sta nel motore V10 della ipersportiva LFA, progettato dalla casa dei Tre Diapasson.

Ma ci sono anche motivi industriali e commerciali a far avvicinare il mondo dell'auto a quello della moto. Per i primi, la necessità nel lungo periodo di trasferire sulle due ruote alcune soluzioni per ridurne le emissioni oltre al fatto che questo comporterà forti investimenti, possibili solo a settori che riescono naturalmente a generare maggiori profitti come le auto, i commerciali e gli industriali. I secondi invece portano alla convinzione che più di un prodotto il cliente di domani acquisterà un servizio o un pacchetto di servizi nel quale sono parte integrante anche le due ruote. Forse non è lontano il giorno in cui un unico concessionario offrirà al proprio cliente un bundle composto da due e quattro ruote, assicurazione, manutenzione e assistenza stradale per muoversi sempre e ovunque. Se in questo pacchetto è presente un pezzo forte come Ducati, questo lo trascina innalzandone il valore per il proprio elevato contenuto emozionale. Qualcuno, come Peugeot, sta seguendo una strada simile con i propri scooter, una strada coerente con la destinazione del marchio francese che confermerebbe questo schema. L'accoppiata Ducati-Mercedes garantirebbe invece, in un colpo solo, carattere premium ed emozione sportiva mettendo facendo entrare in contatto due clientele pronte a spendere cifre importanti quando si tratta di scegliere un volante o un manubrio per avere il marchio più prestigioso sul cofano o sul serbatoio.

Mercedes Slk Naked, una "monster" con quattro ruote

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