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Walter de' Silva: «Ecco come sarà l'auto del futuro»

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INTERVISTA

Walter de' Silva: «Ecco come sarà l'auto del futuro»

  • –di Mario Cianflone

Il trionfo dell'estetica sul marketing: la vittoria del design come forza propulsiva del l'innovazione nell'automobile. Walter de' Silva, uno dei più grandi designer del mondo, a capo del centro stile del gruppo Volkswagen non ha dubbi. L'estetica è e resta la chiave per il successo di un prodotto, sia questo un'automobile, un computer o un telefonino. «Nel secolo scorso – dice – altri fattori erano prevalenti, ora il design è centrale dal packaging al web, dall'elettronica alle automobili. Non è più una disciplina che serve a dare una risposta estetica alla funzione ma è strumentale alle strategie produttive».

L'industria dell'auto da anni affronta un dilemma: come ottimizzare costi, avvantaggiarsi delle economie di scala sfruttando piattaforme comuni a più modelli e più marche senza fabbricare modelli in fotocopia, diversi soltanto per pochi particolari, ma identici nella sostanza e nel carattere. E non basta, come la storia ha insegnato, mettere un badge su una calandra per trasformare una Fiat in un'Alfa. E fu proprio Walter de' Silva a imprimere una svolta ad Alfa Romeo quando nel 1998 con la 156, inventò un linguaggio del design coerente con lo spirito della marca, un corso stilistico che ancora oggi, a dieci anni dal suo ingresso nel gruppo tedesco, è valido e presente nelle auto del Biscione. E Walter de' Silva si trova adesso a dover gestire l'identità non solo di Volkswagen, ma di tutti i marchi del gruppo: da Audi a Seat, da Skoda a Bentley fino a Bugatti. E serve la capacità di abbinare creatività e tecnologia.

«Senza una strategia focalizzata sul design gestire tanti marchi con vantaggiose economie di scala non sarebbe possibile, ma noi designer non siamo liberi: abbiamo di fronte limiti tecnici, di fattibilità, di ingegnerizzazione e legislativi. Tuttavia questi confini rappresentano un'opportunità. La creatività non è sinonimo di libertà e i vincoli sono la molla che ci spinge ad andare oltre, trovando una risposta estetica mirata a superare le regole tecniche e dei costi».

Per governare dieci marchi, spiega, abbiamo stilato un manuale dei criteri e delle linee guida da seguire marca per marca. In questo modo il gruppo tedesco riesce a proporre vetture molto diverse per aspetto e target di clientela come una Vw Passat o un'Audi A4 pur utilizzando componenti comuni grazie a un Lego fatto di piattaforme modulari che superano il vecchio concetto di pianale e permettono di sorreggere automobili coerenti con lo stile di ogni singola casa. Le Audi, con quella iconica calandra "single frame" inventata dai de' Silva, sono riconoscibili subito come creature di Ingolstad, e questo vale anche per le altre marche. E molti già immaginano cosa de' Silva potrebbe fare se la sua amata Alfa Romeo entrasse a far parte del colosso di Wolfsburg.

L'automobile, dopo il disastroso biennio 2009/2010 che ne ha ridisegnato la geografia, si trova ad affrontare il nodo della sua evoluzione verso un ulteriore abbattimento di consumi ed emissioni che dovrebbe passare dalla riduzione delle masse e degli ingombri delle auto. Walter de' Silva su questo punto è categorico: «Le auto del futuro non saranno più piccole, ma al limite più grandi della attuali». La ragione è semplice: «Non possiamo rimpicciolire gli occupanti e inoltre, lustro dopo lustro, cresce la statura media». Per creare vetture più leggere occorre innovare nei materiali e nella progettazione per garantire la sicurezza e rispettare le esigenze di vivibilità e abitabilità dell'auto. Serve secondo de' Silva uno sforzo tecnologico dell'intera filiera, che coinvolga i produttori di componenti, teso alla miniaturizzazione delle singole parti.

L'auto evolve anche verso un futuro che sarà probabilmente elettrico e qui de' Silva mette in guardia dalla tentazione di snaturarla facendola diventare un elettrodomestico. «L'automobile – dice – deve mantenere, anche dal punto estetico, la sua carica emozionale. Tutti noi abbiamo una foto a fianco di un'auto. Non abbiamo invece ricordi di famiglia vicino a una lavatrice. Non credo alle automobili travestite da elettrodomestici, perché la macchina trascende la razionalità e tocca la corda delle emozioni». E per de' Silva le auto che guidano da sole (quelle che sta sperimentando Google, ndr) sono lavatrici senz'anima: un prodotto ben diverso dall'automobile. Ed ecco che nella sua evoluzione è cruciale una ridefinizione degli interni. Cruscotti analogici e meccanici, con grafica immutabile sono considerati sempre più come vecchi e obsoleti, soprattutto da parte di utenti giovani, nativi digitali, che vivono di display touch e pensano che ogni funzione possa essere o diventare una "apps".

Per il designer italiano questa è un'altra sfida cruciale perché bisogna innovare tenendo presente che l'auto invecchia lentamente e sorge dunque il problema dell'obsolescenza e dell'affidabilità a lungo termine.

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