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«La sede del Lingotto sarà spostata in Usa». Fiat: nulla è deciso

  • –di Laura Galvagni

«La scelta sulla sede legale non è ancora stata presa». La Fiat cerca di placare, a pochi giorni dall'assemblea di bilancio che si terrà il 30 marzo, le polemiche scatenate da un report Reuters diffuso ieri che rilanciava l'ipotesi di uno spostamento a Detroit della testa del gruppo. E lo fa ribadendo le parole pronunciate dall'amministratore delegato Sergio Marchionne il 15 febbraio scorso in occasione di un'audizione parlamentare. Lo spostamento, secondo quanto riferito da Reuters, si dovrebbe concretizzare a valle dell'Ipo di Chrysler, perché, come avrebbero riferito alcune fonti vicine al Lingotto, «se paghi il 70% di tasse in Italia e il 30% negli Stati Uniti, non c'è nemmeno da chiedersi dove conviene andare».
Una questione di opportunità economica, dunque, rispetto alla quale però ieri Fiat ha ribadito di non aver ancora assunto alcuna posizione. Anzi, definendo non più attuali le indiscrezioni riportate nel report, ha rimarcato il concetto che allo stato il gruppo è impegnato «nel risanamento di Chrysler», in modo tale da poter incrementare la propria quota nell'azienda di Detroit per poi procedere all'Ipo.
Solo al termine di questo percorso, quando ci saranno «due entità legali che coesistono, quotate in due mercati diversi, si porrà evidentemente un problema di governance». Un problema che verrà risolto tenendo ben presenti due elementi di fondo: «Il primo è il grado di accesso ai mercati finanziari, indispensabile per gestire un business che richiede grandi investimenti e ingenti capitali. Il secondo ha a che fare con un ambiente favorevole allo sviluppo del settore manifatturiero e quindi anche con il progetto Fabbrica Italia».
Discorso diverso per le sedi operative, già ora il Lingotto ha necessità di presidiare i mercati di riferimento e per questo deve essere in più posti: a Torino, Detroit, Brasile e presto anche in Asia. Con Torino evidentemente candidata fin da subito a tirare le fila di tutte le attività in Europa. In ogni caso, l'attenzione di Marchionne per ora è concentrata sulle tappe che dovranno portare allo sbarco in Borsa di Chrysler, entro il 2011, e con una Fiat già potenzialmente al 51% a patto che i negoziati in corso con il governo Usa consentano al Lingotto di accelerare nell'ascesa del capitale di Detroit.


Le tappe dell'Ipo Chrysler
Allo stato Fiat ha in portafoglio il 25% della Chrysler ma l'operating agreement prevede che possa salire al 35% al verificarsi di alcune condizioni legate ad aspetti industriali per poi poter acquistare un ulteriore 16% quando l'azienda avrà restituito i finanziamenti ottenuti dai governi di Usa e Canada. Al riguardo la società è in trattative avanzate con le banche, assistita da Goldman Sachs e Morgan Stanely, per rifinanziare l'intero ammontare che si aggira attorno ai 7,4 miliardi di dollari. L'idea attorno alla quale si sta lavorando è che l'operazione si componga in parte di finanziamenti bancari e in parte di bond, con circa 2-3 miliardi di euro di linee di credito. Già molte grandi banche avrebbero presentato le proprie offerte per partecipare al rifinanziamento, complice anche il fatto che questo potrebbe poi assicurare un ruolo nella successiva Ipo. L'obiettivo di Marchionne è quello di provare a chiudere l'operazione entro la prima metà dell'anno, potenzialmente anche prima.


Il collocamento Ferrari
Sul progetto di collocamento della Ferrari, Torino mantiene la poszione più volte rimarcata in passato, ossia che non è al momento allo studio. Tuttavia, secondo quanto riferito nel report di Reuters, nei piani di Marchionne ci sarebbe anche il collocamento della Rossa con una valorizzazione di 5 miliardi di euro, cifra raggiungibile perché all'azienda dovrebbero essere applicati i multipli del comparto lusso. Va ricordato che a inizio marzo Fiat ha chiuso la transazione con Mubadala per rilevare il 5% del Cavallino Rampante, acquisto che valorizzava complessivamente la società 2,4 miliardi. Dato che rappresenta oltre un terzo della capitalizzazione complessiva del Lingotto. La Fiat, peraltro, secondo alcuni analisti quota a premio rispetto ai competitor considerato che tratta circa 12 volte i guadagni del 2012 contro le cinque volte di Psa.

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