E' quella dell'ormai lontanissimo 1979 la primavera in cui la VW decide di rendere disponibile la versione scoperta di quella che ormai è diventata il suo maggiore successo commerciale.
Nata quasi a tempo scaduto per il gruppo VW (nel 1974) quando sembra che nessuno sappia come rimpiazzare il Maggiolone ormai acquistato solo da qualche eccentrico, la Golf diventa in breve il nuovo termine di paragone per tutte le vetture del segmento C bruciando tutti i record di vendita.
Nell'ambito più ristretto delle vetture decapottabili il Maggiolone conosce, invece, proprio in quei primi anni '70 il suo periodo d'oro diventando un veicolo alla moda grazie alla sua linea datata e romantica che perfettamente si sposa con la funzione a cui viene chiamata normalmente un'automobile di questo tipo.
Di conseguenza la povera Golf Cabrio, con quella sua linea perfettina un po' da elettrodomestico non può assolutamente competere in appeal con la progenitrice, penalizzata com'è anche dalla presenza del roll bar fisso imposto dalle nuove normative di sicurezza a causa del quale le viene appioppato dall'opinione pubblica l'impietoso ma centrato nomignolo di "cestino per le fragole".
Anche le prestazioni della nuova vettura, dotata nella versione base del motore da 1,1 litri della berlina, non presentano quel miglioramento che tutti si aspettano nei confronti del notoriamente lento Maggiolone salvo non si ricorra alla versione 1,5 litri un po' troppo "grossa" per il mercato italiano o addirittura alla CLI con l'efficacissimo motore 1,6 litri ad iniezione da 110 CV della GTI.
Ecco spiegato in sintesi l'inizio stentato delle vendite per questa versione della Golf; la VW per ovviare a ciò ha un'idea senz'altro risolutiva anche se non gradita da tutti: nel 1980 sospende la produzione dell'indimenticabile Maggiolone cabriolet eliminandone così la concorrenza.
La qualità costruttiva della Golf cabrio rimane invece elevatissima grazie sempre alle impareggiabili maestranze della Carrozzeria Karmann di Osnabruck dove queste vetture, inizialmente accanto ai Maggioloni, vengono assemblate.
Visto comunque l'andamento lento delle vendite, la VW decide che gli investimenti necessari per allestire una cabriolet specifica sulla base della Golf II serie presentata nel 1983 sono troppo elevati e prosegue con la Mk I fino al 1993 provvedendo solo ad una rinfrescata stilistica nel 1988 dotandola di un kit in vetroresina denominato "Clipper"composto da paraurti, minigonne, e parafanghini supplementari in tinta vettura.
La seconda serie della Golf Cabrio nasce quindi sulla scocca della terza serie delle berline nel 1993 con la stessa impostazione della MKI e quindi con la stessa penalizzante "maniglia" da cesto delle fragole; poco da segnalare nella sua vita salvo che nel 1999 essa subisce una sorte curiosa: adotta muso e coda della Golf IV, nata nel 1997 e molto riuscita stilisticamente (ad oggi forse la Golf più bella ed aggraziata), pur nelle più piccole proporzioni della scocca della MK III.
Il risultato estetico, ovviamente non compiuto, è comunque soddisfacente e consente alla Golf cabriolet di continuare la sua tranquilla vita commerciale fino al 2002; tranquilla ma non esaltante tanto è vero che, oltre ad investire pochissimo in questa ultima evoluzione, appena la VW immette sul mercato la versione aperta della New Beetle, interrompe la produzione di questa Golf.
Da allora passano nove anni nel mondo delle VW aperte caratterizzati dall'unica scossa rappresentata dalla presentazione della Coupè Cabriolet Eos al Salone di Francoforte 2005: modello ancora in produzione ma anche lui di scarso successo nonostante l'indubbia qualità del prodotto, l'eleganza della linea sia a tetto chiuso che aperto e la valida gamma di motorizzazioni.
Naturale quindi che alla VW, potendo oltretutto sfruttare in gran parte il lavoro fatto per "scapottare" l'Audi A3, si proceda in quel senso anche sulla Golf VI; qui errori stilistici non se ne fanno aiutati dall'elettronica che consente il roll bar a scomparsa dietro il divanetto e dalla presenza dell'immenso nuovo capo del design VW proveniente dall'Alfa Romeo: Walter de Silva.
Purtroppo all'appello per festeggiare questa nuova nata, che sembra destinata finalmente al successo, manca la carrozzeria Karmann che ha dovuto chiudere i battenti pochi mesi or sono; siamo sicuri, conoscendo la VW, che la qualità di questa Golf non ne soffrirà ma comunque questa incredibile debacle rimane un importante fattore di tristezza per tutti gli appassionati
Le Golf cabriolet ultraventennali sul mercato sono tantissime (tutte MK I) e si può scegliere bene; i ricambi sono tutti disponibili anche se non molto economici; in particolare raccomandiamo molta attenzione nella valutazione della stato della capote: un pregevole manufatto a doppio strato molto costoso; anche se già sostituita occorre verificare ugualmente la tenuta all'aria (ed all'acqua se possibile) perchè è anche difficile da rimontare a regola d'arte e pochi artigiani ne sono all'altezza.
Una volta eseguiti questi controlli si può procedere abbastanza tranquilli perchè la ruggine difficilmente compare su queste auto e la meccanica è a prova di bomba.
Di linea non particolarmente attraente, come più volte ripetuto, è comunque una buonissima auto, piacevole da usare, pratica e particolarmente adatta ai neofiti del collezionismo; a ciò contribuisce una valutazione di tipo scooteristico: dai 4.000 agli 8.000 Euro per gli esemplari già storici e solo fino ai 6.000 per gli altri.
Il ritorno del mito: ecco la nuova Golf Cabriolet
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