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Auto, il grande balzo in avanti delle coreane

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TREND E SCENARI

Auto, il grande balzo in avanti delle coreane

  • –di Mario Cianflone

Coreani inarrestabili. Anche nell'auto. Basta vederle, toccarle e, soprattutto, guidare gli ultimi modelli di Hyundai e di Kia per rendersi immediatamente conto del salto di qualità, reale, mica soltanto percepita, che hanno compiuto queste automobili talvolta made in Korea, più spesso pensate e costruite in Europa, a Zilina in Slovacchia e Novosice nella Repubblica Ceca, ma anche in Russia e in Turchia.
Sono passati circa 15 anni dalla Kia Pride o dalla Hyundai Pony, vetture low cost, anzi decisamente cheap, un po' tristi, razionali se si vuole ma decisamente poco attraenti anche per gli standard dell'epoca e la differenza con le nuove Picanto o una Rio, con una i30 o con una i40, per non parlare di Sportage o di Veloster è abissale. Ed è tale da impensierire i padroni dell'auto, quei tedeschi che adesso sono molto forti, costruiscono auto eccellenti, ma di fronte hanno una partita con i coreani. E sono loro che possono fare quello che ai giapponesi, ora in forte crisi non è più dato fare: conquistare non solo quote di mercato ma anche il cuore e l'anima degli automobilisti europei.
Immediato è il parallelo tra l'evoluzione dell'auto coreana oggi lo sviluppo dell'industria elettronica del recente passato che ha portato i coreani a dominare in praticamente ogni settore del digitale. 15 anni fa, anche meno, comprare un televisore Samsung o un radioregistratore Lg, anzi Lucky GoldStar (questo era il nome dell'attuale terzo chaebol di Corea) era una scelta di serie B, se non C. All'epoca ancora qualche marchio tedesco era ancora vitale e gli olandesi di Philips se la battevano con lo strapotere di Sony. Ora è tutta un'altra storia.
Con un lavoro duro fatto di design, marketing, politiche di branding e ricerca sui prodotti, concentrandosi sull'implementazione di tecnologie spesso sviluppate da altri (si pensi alle memorie Sd della giapponese Panasonic) Lg e, soprattutto, Samsung sono stati in grado di guadagnare market share in ogni settore: negli smartphone dove hanno spiazzato Nokia e esibiscono una raffinatezza tecnica talvolta superiore a quella tanto celebrata di Apple, nei tv dove hanno inferto colpi mortali agli antichi leader, nei computer dove ormai in soli 4 anni dall'ingresso in Europa sono ai primi posti e rischiano addirittura di comprare il numero uno mondiale, cioè la divisione pc di Hp.
Adesso si replica con l'automobile e i dati sono impressionanti. A livello mondiale, nel 2010, il gruppo Hyundai Motor (con Kia) ha esibito una crescita del 16% e nel primo semestre del 2011 il balzo è stato dell'11 per cento. La casa è al quarto posto per market share. Hyundai in ascesa anche in Italia dove tra gennaio e agosto ha messo a segno una crescita del 20,4% a fronte di un mercato in calo del 12 per cento. Quello del chaebol dei motori è un successo fondato sul "sistema coreano" che sembra sempre vincente con quel misto di mission nazionale che vede un'osmosi costante tra grandi concentrazioni industriali, come Hyundai appunto, potere politico e establishment finanzario.
Ma è tutto: nell'automotive (così come nell'elettronica) le case coreane controllano la catena del valore: hanno accesso a componenti, anche hi-tech, di alto livello e a basso costo per il semplice motivo che magari li costruisce un'azienda del gruppo, i robot industriali se li fanno in casa, i semiconduttori pure per non parlare dell'acciaio. Insomma, in moltissimi casi, non si devono rivolgere a terzi accorciano i tempi di sviluppo e i prodotti sono moderni costano meno anche in termini di bill of material, liberando risorse da destinare al miglioramento qualitativo ed estetico dei prodotti. Già perché ora auto coreana non vuol più dire low cost. Puntano su design e qualità: si pensi a quanto (in meglio) sono cambiate le Kia per mano del designer tedesco (ex Audi) Peter Schreyer. Al rilancio anche SsangYong che ora pensa a un Suv di segmento B battezzato XIV-1dal design attuale, che ricorda in alcuni tratti la Land Rover Evoque.
I prodotti, dunque, ci sono, e la sfida resta quella di migliorare ulteriormente l'immagine delle due marche ma la strada sembra spianata, anche perché le coreane stanno approfittando degli spazi lasciati liberi dai giapponesi. I problemi di Toyota sono evidenti, così come è palese il declino di Honda e la mancanza di direzione e stabilità di brand come Mazda. Insomma Hyundai e Kia hanno davanti grandi prospettive di sviluppo anche perché gli altri competitor orientali sono ben indietro. I cinesi, infatti, difettano per tecnologia, stile e non vantano brand di una qualche rinomanza, sia nell'auto sia in altri settori, eccezion fatta per Haier, Huawei e Lenovo.
Non a caso, Volvo è stata comprata proprio da una cinese: la Geely che intende avvalersi sia del marchio noto e apprezzato sia della tecnologia, del know-how e delle risorse umane presenti a Goteborg.

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