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Per i fleet manager la sfida va oltre i costi

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Flotte aziendali

Per i fleet manager la sfida va oltre i costi

  • –di Ermanno Molinari

Strategie e scelte delle auto per la flotta variano inderogabilmente da azienda ad azienda, e al centro di un articolato sistema di decisioni si colloca la figura del fleet manager, che sempre più svolge la funzione di consulente interno all'azienda in materia di flotta. «Compito del fleet manager – osserva Riccardo Vitelli, responsabile della gestione della flotta e mobility manager di Terna (1.500 autoveicoli in flotta) – è proprio quello di contribuire in base alla car policy aziendale a fornire soluzioni ed elementi oggettivi utili per la scelta delle vetture della car list. Un ruolo che deve essere svolto in piena sintonia con i responsabili interni degli acquisti, del personale, dell'amministrazione e, non ultimo, con i drivers».
«Dovere principale del responsabile della flotta – dice Marco Cozzi, fleet manager di Kraft Foods Italia (flotta di 360 autoveicoli) – è poi l'aggiornamento continuo sulle soluzioni e sui nuovi modelli di autoveicoli avvalendosi del contributo e della collaborazione delle case automobilistiche e della società di noleggio». Negli ultimi anni infatti le innovazioni tecnologiche in materia di contenimento dei consumi e delle emissioni e in materia di sicurezza, introdotte dai costruttori hanno certamente inciso profondamente sulle decisioni dei fleet manager. «Per tutti – dice Massimo Guidetti, responsabile Human resources di Twinergy (oltre 50 autovetture in flotta) – sempre di più l'obiettivo è quello di conciliare le car policy con la crescente attenzione delle aziende alla responsabilità sociale d'impresa e alla mobilità sostenibile e questo comporta un impegno concreto nella gestione efficiente e sostenibile della flotta». «Criteri importanti – dice Luca Corvascio, responsabile acquisti di Jungheinrich Italiana (flotta di 600 autoveicoli) – nella scelta dei mezzi per la flotta sono quelli inerenti il contenimento delle emissioni, la riduzione dell'inquinamento acustico e il maggiore comfort nell'abitacolo, nonché l'adozione di dispositivi supplementari di sicurezza».
Ciononostante, negli ultimi tre anni il criterio principale che ha guidato le scelte dei responsabili delle flotte è stato il controllo dei costi. «La necessità di far fronte alla difficile situazione economica – dice ancora Guidetti – ha di fatto imposto un ripensamento di molti processi e attività aziendali, inclusa la gestione della mobilità che spesso nelle aziende rappresenta mediamente il terzo elemento di costo, dopo quelli del personale e degli immobili». «A questo scopo – ragiona Cozzi – il criterio più diffuso sul quale abitualmente si basa l'attività del fleet manager è quello del total cost of ownership (TCO), una modalità di monitoraggio complessivo e costante dei costi per la flotta». Il TCO consente infatti di dare evidenza a ogni singola componente di costo per la flotta ed è, quindi, in grado di fornire indicazioni utili per eventuali correzioni ed ottimizzazioni: «Nella scelta dei mezzi – dice Corvascio – occorre combinare molti elementi, ma in ogni caso è necessario focalizzarsi su modelli con alti valori residui e che assicurino costi di gestione competitivi, perseguendo al contempo obiettivi di maggior sicurezza ed ecologia». «Tutto questo – conclude Vitelli – senza però trascurare gli utilizzatori aziendali delle auto della flotta, dei quali è necessario saper interpretare necessità e desideri».

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