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Gm-Peugeot, alleanza globale

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AUTO

Gm-Peugeot, alleanza globale

  • –di Andrea Malan e Marco Moussanet

Pochi minuti dopo la chiusura della Borsa francese, ieri pomeriggio Psa e General Motors hanno annunciato ufficialmente quello che le indiscrezioni avevano ampiamente anticipato. La creazione cioè di un'alleanza strategica mondiale che prevede l'ingresso di Gm in Psa con una quota del 7% e che poggerà su due pilastri principali: da un lato la condivisione di «piattaforme, componenti e moduli»; dall'altro la creazione di una joint venture per gli acquisti di prodotti e servizi, forte di una domanda nell'ordine dei 125 miliardi di dollari. I due gruppi continueranno invece a commercializzare le rispettive vetture in maniera «indipendente e concorrenziale».

Così come, è stato chiarito, l'alleanza «rafforzerà ma non si sostituirà ai piani di performance decisi da Psa e Gm per ritrovare la redditività in Europa». Perché è certo l'Europa il terreno di partenza dell'accordo, il fronte prioritario sul quale entrambi devono lavorare. Sicuramente Psa, che ha più volte sottolineato una sovracapacità produttiva del 20 per cento; ma anche Gm che, pur avendo riconquistato lo scettro di numero uno al mondo e chiuso il 2011 con utili per quasi 8 miliardi di dollari, continua a registrare perdite (750 milioni di dollari l'anno scorso) con la sua controllata europea Opel-Vauxhall. I sindacati di quest'ultima hanno immediatamente reagito chiedendo un trattamento 'equo' rispetto ai dipendenti francesi. Mentre a Parigi il ministro dell'Industria Eric Besson si è affrettato a dichiarare che «per l'occupazione in Francia ci saranno ricadute positive». Si vedrà dopo la presidenziali francesi e alla scadenza, nel 2014, della clausola di salvaguardia degli impianti tedeschi di Gm.

L'alleanza, che ricorda molto quella di Renault con Nissan e che, come quella, sarà guidata da «un comitato di pilotaggio che riunirà in modo paritario dirigenti dei due gruppi», sarà operativa dalla seconda metà di quest'anno. La prima fase si concentrerà sulle vetture di taglia medio-piccola, dei segmenti B (Peugeot 208 e Opel Corsa, tanto per capirsi) e D (Opel Insignia e Peugeot 508) per poi allargarsi allo sviluppo congiunto di una nuova piattaforma per veicoli a basse emissioni di CO2. Si prevede che i primi veicoli da piattaforme comuni arriveranno sul mercato dal 2016.

Il volume complessivo delle sinergie è stimato in due miliardi di dollari l'anno (ripartiti al 50%) dal 2017, quando l'accordo sarà a regime. I frutti dovrebbero andare di pari passo con i programmi di rinnovo delle gamme - cioè con i nuovi modelli davvero comuni - con risultati limitati nei primi due anni.

Dal punto di vista finanziario l'operazione prevede un aumento di capitale di Psa di un miliardo, nell'ambito del quale Gm acquisirà il 7% del gruppo francese con un esborso che, stando alla capitalizzazione di ieri (poco più di 3,5 miliardi), dovrebbe essere nell'ordine dei 250 milioni di euro. All'aumento, aperto al mercato, parteciperà, con l'apporto di 150 milioni attraverso la holding Ffp, la famiglia Peugeot. Quest'ultima resterà il primo azionista, proprio davanti a Gm, ma con una quota diluita al 25% (dall'attuale 30,9%) e un conseguente ridimensionamento dei diritti di voto (ora al 48,3%). Più di questo, vista la difficile situazione finanziaria del gruppo, i Peugeot non potevano fare. Il presidente di Psa Varin ha assicurato che «l'aumento servirà a investire nei nuovi progetti con Gm e non è legato al deterioramento dei mercati».

L'intesa non prevede clausole put o call, opzioni di acquisto o cessione. A questo proposito i vertici del colosso americano hanno ricordato il precedente dell'accordo con Fiat, sostenendo che «il put di allora era una pistola puntata alla tempia di Gm». In una Borsa in sostanziale equilibrio, il titolo Psa ha ceduto ieri il 2% a 15,04 euro.

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