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Volkswagen con utili record corre verso la leadership mondiale

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BILANCI

Volkswagen con utili record corre verso la leadership mondiale

  • –di Andrea Malan

Wolfsburg - Volkswagen festeggia l'anno record 2011 con un superbonus per i top manager. I compensi degli otto componenti del consiglio di direzione sono quasi raddoppiati a 70 milioni di euro, dei quali 17,5 milioni (contro i 9,3 del 2010) sono andati al solo presidente Martin Winterkorn, che è di gran lunga il manager più pagato delle aziende dell'indice Dax; gli altri manager Vw hanno incassato fra i 7 e gli 8,1 milioni a testa.
I maxibonus hanno destato non poche polemiche in Germania, anche alla luce del fatto che Volkswagen è un'azienda a partecipazione pubblica (partecipata al 20% circa dal Land della Bassa Sassonia). "Siete voi i nuovi banchieri?" ha chiesto una giornalista in conferenza stampa. "I nostri utili vengono dall'economia reale" ha risposto un po' piccato Winterkorn, che ha lasciato poi al direttore del personale l'onere della difesa: "A determinare il balzo dei compensi è stata la parte variabile, legata su base biennale all'andamento degli utili operativi" ha spiegato Horst Neumann, aggiungendo che "anche il bonus dei dipendenti è salito in proporzione". Il bonus per i 90mila dipendenti tedeschi è cresciuto in effetti a 7.500 euro, ovvero meno di un millesimo degli 11 milioni di euro intascati a questo titolo da Winterkorn. Quest'ultimo ha ricevuto infatti 11 milioni a titolo di bonus, che si aggiungono a 3,6 di incentivi di lungo periodo e a "soli" 1,9 milioni di paga base. Non è la prima volta che compensi da capogiro sono al centro di polemiche nel settore auto; qualche settimana fa avevano avuto la stessa risonanza le stock option incassate da Alan Mulally, presidente della Ford - o lo stock grant da 50 milioni di euro lordi di Sergio Marchionne; lo stipendio di quest'ultimo per il 2011 non è ancora stato reso noto: il progetto di bilancio Fiat spa contiene infatti solamente la cifra complessiva per il consiglio d'amministrazione - circa 24 milioni di euro, in calo dai 32 del 2010.
Un'altra misura che ha destato sorpresa a Wolfsburg è stata quella di chiedere alla prossima assemblea dei soci di approvare l'ingresso nel consiglio di sorveglianza di Vw di Ursula Piech, moglie del padre padrone di Volkswagen, Ferdinand Piech. "Non possiamo che essere soddisfatti dell'impegno della famiglia proprietaria nei confronti dell'azienda" hanno risposto ieri i manager a una domanda in materia.
Tornando a Volkswagen, il colosso di Wolfsburg inizia il 2012 con una nota di prudenza: quest'anno, che si è aperto con un aumento delle vendite del 7,7% nei primi due mesi, vedrà un aumento del fatturato ma non dell'utile operativo. Alla base del rallentamento ci sono gli investimenti elevati per mettere in atto il nuovo sistema di piattaforme modulari (MQB) e il possibile rallentamento di un mercato fondamentale come quello cinese, dove la marca Volkswagen ottiene ormai un terzo delle vendite (1,7 milioni di auto consegnate nel 2011 su un totale di 5,1).
Nonostante la cautela sull'anno in corso Volkswagen è comunque "in linea per raggiungere gli obiettivi del piano 2018" ha detto ieri Winterkorn - primo fra tutti quello dei 10 milioni di auto vendute l'anno. Il 2011 ha visto nuovi record di fatturato (+25% a 159,3 miliardi di euro) e di utile operativo (+57% a 11,2 miliardi); al balzo dell'utile netto a 15,8 miliardi ha contribuito anche la maxiplusvalenza (6,6 miliardi di euro) sulle opzioni su azioni della Porsche; l'acquisizione del restante 51% di quest'ultima, più volte rinviata, "arriverà" ma non si sa ancora quando. Grazie al balzo delle consegne di auto a 8,265 milioni di unità, la redditività del gruppo è comunque a livelli che la maggior parte dei concorrenti possono solo guardare da lontano, specialmente in Europa: il ritorno sul capitale investito è stato per esempio del 17,7 per cento.
La redditività del business auto è salita per tutti i marchi, anche se alcuni di essi restano in rosso; come Seat, per la quale resta l'obiettivo di un ritorno all'attivo nel 2013. Audi resta la gallina dalle uova d'oro, con un utile di 5,3 miliardi e un margine sulle vendite superiore al 12 per cento; Vw guadagna il 4% del fatturato, compreso il Brasile ma esclusi i ben 2,6 miliardi di euro (di quota parte) che fruttano le joint venture cinesi. Meglio della marca ammiraglia continua a fare la Skoda, che ha un margine superiore al 7 per cento.
Nonostante il balzo degli investimenti (anche in partecipazioni) abbia limitato il free cash flow, la liquidità netta del settore auto resta a livelli elevati: 17 miliardi di euro che consentono al gruppo la massima flessibilità strategica, leggi acquisizioni.
Bocche cucite, però, sui possibili obiettivi (dalla Ducati all'Alfa Romeo) così come sul rapporto con la giapponese Suzuki. Dopo la causa intentata da quest'ultima per costringere Vw a cedere la quota del 20% in Suzuki, la casa tedesca ha svalutato la partecipazione e l'ha inserita fra quelle valutate al valore di mercato, ovvero quelle non più strategiche. Per quanto riguarda gli investimenti, Audi deciderà "nei prossimi mesi" sull'ipotesi di un nuovo stabilimento negli Usa. La creazione del sistema di piattaforme modulari costerà "circa un quarto" dei 64 miliardi di euro di investimenti previsti in 5 anni, ma permetterà poi risparmi significativi sui costi.
Il management Vw chiederà all'assemblea del prossimo 19 aprile l'autorizzazione a aumentare il capitale qualora necessario, anche con esclusione del diritto di prelazione per gli attuali soci; una misura - spiega il direttore finanziario Dieter Poetsch - che vale anche per le azioni privilegiate e permette maggiore libertà di manovra in caso di acquisizioni.

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