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Auto, piano europeo per il rilancio

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INDUSTRIA

Auto, piano europeo per il rilancio

  • –Dal nostro corrispondente Beda Romano

BRUXELLES - La Commissione sta mettendo nero su bianco le nuove strategie del settore auto. Si terrà domani l'ultima riunione di Cars 21, un foro voluto dall'esecutivo Ue che riunisce gruppi automobilistici e associazioni imprenditoriali. Con l'obiettivo di sostenere un settore-chiave dell'economia, la Commissione punta su tre linee-guida: l'innovazione, l'apertura dei mercati e una «regolamentazione intelligente», che non pesi ingiustamente sull'industria.
«La mia non vuole essere una battaglia di retroguardia - avverte Antonio Tajani, 58 anni, commissario all'Industria e promotore di Cars 21 -. Non si tratta di difendere l'esistente, ma di indicare un percorso strategico che permetta alle aziende dell'auto, e ai tanti subfornitori di questo settore di superare la crisi di questi mesi». L'auto è un mercato essenziale dell'economia europea: dà lavoro a 12 milioni di persone e investe ogni anno circa 28 miliardi di euro.
L'automobile è per l'Europa una fonte di profitti, grazie alla domanda in crescita nei paesi emergenti, ma anche una ragione di preoccupazione. Alcune società e alcuni filoni produttivi soffrono di sovraccapacità: troppe aziende e troppe fabbriche, soprattutto tra i produttori di utilitarie. Nel contempo l'esperienza europea in questo campo è un prodotto d'esportazione, promettente: da qui al 2020, il mercato cinese raddoppierà, passando da 41 a 125 auto ogni mille abitanti.
«Sul fronte dell'innovazione, il motore a caldo rimarrà il più diffuso nel prossimo decennio - spiega Tajani -. Va migliorato, reso meno inquinante e meno costoso. Nel frattempo, le imprese europee devono poter cavalcare il futuro, vale a dire il motore elettrico e il motore ibrido». A questo proposito, dinanzi alle difficoltà del settore privato di trovare uno standard comune, la Commissione ha deciso di fare una valutazione d'impatto sulle infrastrutture di ricarica delle auto elettriche.
Nel campo dell'innovazione, la Commissione metterà nuovo denaro a disposizione. Nel prossimo bilancio comunitario 2014-2020, Bruxelles ha previsto investimenti in ricerca e sviluppo pari a 80 miliardi di euro. «Il mio obiettivo è di far sì che almeno un miliardo sia a disposizione del settore auto», precisa Tajani. In questo contesto, il commissario all'Industria vuole che la Commissione applichi una filosofia della regolamentazione che sia «selettiva» e «intelligente».
Tajani non può parlare di moratoria nell'adozione di norme ambientali o di sicurezza, anche perché la Commissione è fiera del suo lavoro in questo campo, ma Bruxelles si rende conto di come un eccesso di norme in un momento di recessione economica e di forte concorrenza internazionale rischi di complicare non poco gli sforzi dell'industria europea. L'esecutivo comunitario vuole tenere conto «dell'effetto cumulato delle normative» in particolare sulle piccole e medie imprese.
Durante un convegno a Bruxelles mercoledì scorso, il commissario all'Industria aveva sostenuto che andare oltre gli obiettivi ambientali del 2020 previsti dal pacchetto 20-20-20 «senza un accordo globale è controproducente». Precisa oggi Tajani: «Usando l'inglese potremmo dire che in una prima fase bisogna essere greener, più verdi, e poi green, verdi». In questo senso, le autorità comunitarie sono alla ricerca di un delicato equilibrio tra tutela dell'ambiente e difesa dell'industria.
Il terzo pilastro su cui si baseranno le linee-guida della Commissione nel settore auto è quello relativo al commercio. «Serve una politica commerciale meno ingenua e più attenta a creare sbocchi commerciali reali per l'industria europea», spiega ancora Tajani. La Commissione vuole cavalcare l'internazionalizzazione dell'industria dell'auto, sostenendo la costruzione di fabbriche nei grandi mercati emergenti e difendendo il libero commercio.
Agli occhi del commissario all'Industria, gli accordi di libero scambio devono essere realmente tali. Anche per evitare barriere doganali surretizie in alcuni paesi, Tajani vuole puntare su accordi internazionali nel campo della regolamentazione e degli standards tecnici. In questo campo, come in quello ambientale, la posizione dell'Europa sta cambiando. L'Unione è alla ricerca di un sentiero che le permetta di difendersi dai protezionismi senza tradire il suo tradizionale laissez-faire.

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