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Ferruccio Lamborghini: la passione per i motori e per la terra

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Ferruccio Lamborghini: la passione per i motori e per la terra

  • –di Francesca Mencarelli

Un vulcano di idee, amante dei motori e, insieme, grande appassionato della campagna. E' questo il Ferruccio Lamborghini inedito, quello che affiancava alla nota passione per le macchine, quella per la terra. Ed è dell'Umbria che l'ingegnere si innamorò negli anni 70, quando iniziò a portare avanti una azienda vitivinicola con grande passione, fino agli ultimi anni della sua vita, insieme alla compagna Maria Teresa Cane. Ferruccio Lamborghini infatti si recava spesso a Chianciano Terme (Si), al confine tra Umbria e Toscana, dove eseguiva delle cure termali. Proprio nel corso di un suo soggiorno, andò a Panicale (Pg) per incontrare l'allora proprietario di una tenuta, suo cliente nel settore dei trattori, che gli doveva dei soldi. Ma vedendo il paesaggio, aspro e dolce allo stesso tempo, decise di acquistare direttamente l'azienda agraria e, di lì a poco, vi si trasferì, rientrando a Bologna solo nei fine settimana. Il suo è stato un inconsapevole ritorno alle radici, ad un mondo al quale non aveva voluto appartenere da giovane, ma che era profondamente suo.
Molti sono gli aneddoti legati alla sua vita ritirata lungo la riva del lago Trasimeno. Poco dopo il passaggio della Lamborghini dal gruppo Mimran a Chrysler, tra l'87 e l'88, ad esempio, lo andò a trovare in azienda Lee Iacocca accompagnato dal suo entourage, che al tempo era presidente e amministratore delegato di Chrysler, nonché candidato alla Casa Bianca. Ferruccio ricevette la delegazione in pantaloni corti e infradito, come era solito vestire in azienda, ma l'episodio più curioso fu legato al ghiaccio; visto che Iacocca e il suo staff beveva tutto "on the rocks", dovette mettere in moto tutti i frigo della tenuta per soddisfare la domanda.
Amava anche le piccole scommesse. La più frequente - come racconta chi ha vissuto con lui in azienda in quegli anni - era quella della sigaretta appoggiata sul motore della sua macchina preferita, la Miura, che utilizzava anche per andare in vigna: "Scommetti che metto una sigaretta accesa sopra i cilindri, accendo il motore e la sigaretta non cade?", diceva a tutti.
Nel suo museo conservava la macchinina che aveva costruito per il figlio Tonino (che ebbe nel '47 dalla prima moglie, ndr); la stessa macchina, dotata di motore e retro marcia, fu poi utilizzata anche dalla figlia Patrizia (nata nel '75 dalla compagna Maria Teresa Cane, ndr). Patrizia amava usarla in retro marcia, visto che, in quella modalità, era molto più veloce: "Capitava spesso – come spiega Patrizia - che andassi a finire nei fossi e che fossi ripescata dal capo operaio, finché alla fine papà decise di togliere definitivamente la retro marcia dalla piccola vettura".
Ma la sua ultima creazione fu il campo da golf, che disegnò, pensò e realizzò alla fine degli anni 90 all'interno della sua tenuta. Tanto che quando morì, il 20 febbraio del ‘93, seppur la club house fosse già funzionante, doveva ancora essere inaugurata ufficialmente (l'inaugurazione avvenne poi nel corso della stessa estate dell'anno della sua scomparsa, ndr).
L'idea del campo da golf nacque durante uno dei suoi viaggi di piacere insieme alla compagna Maria Teresa, quando scoprì il golf come sport. In quegli anni infatti già si iniziava a parlare di limitazione sui concimi e pesticidi per lo colture e lui, lungimirante, che aveva coltivazioni di mais e aveva realizzato un enorme impianto di irrigazione su quel terreno, capì che in quel settore non ci sarebbe più stato futuro. Pensò quindi di variare la destinazione del terreno e vi realizzò un campo da golf per giocatori esperti, dotato di 9 buche su un percorso di 40 ettari, e un campo pratica per principianti: quest'ultimo è ancora oggi uno degli impianti più grandi d'Italia; Ferruccio infatti voleva potesse ospitare più persone possibile per fare del golf uno sport popolare.
Era un vulcano di idee e amava profondamente il "nuovo". La cantina fu realizzata in pochissimo tempo dalle maestranze locali, tutta arredata in acciaio inox, per una capacità di 100 ettari di vigna. Lui abitava proprio sopra la cantina, da dove si poteva affacciare anche sulla vigna. L'azienda fu impostata da subito verso l'innovazione e la viticoltura, con un occhio puntato al futuro, eseguendo ricerche sul terreno e impiantando varietà inconsuete per l'epoca, come Sangiovese, Merlot e Ciliegiolo. La prima annata ufficiale di vinificazione risale al ‘75, lo stesso anno di nascita di Patrizia, l'attuale proprietaria della struttura.
Avvicinò Patrizia da subito al vino. Già a due anni ne assaggiava insieme a papà Ferruccio. "Un giorno si inventò cuoco – racconta Patrizia - e per una mattina intera cercò di fare i pop corn con la pannocchia di mais, ma ovviamente non ci riuscì".

La biografia di Ferruccio Lamborghini
L'ingegner Ferruccio Lamborghini ha origini ferraresi. Nato il 28 aprile del 1916 a Renazzo di Cento, apre tutte le sue fabbriche tra Ferrara e Cento. Nel '47 divenne ricco e famoso per i trattori, poi nel 1963 si buttò per sfida anche nel mondo delle super sportive "di razza", anche qui con grande successo. La sua creazione più famosa, la Miura (realizzata per sfida nei confronti di Enzo Ferrari, ndr), è tuttora esposta al Moma di New York come uno dei capolavori dell'arte contemporanea. L'azienda fu venduta dallo stesso ingegnere ad una realtà svizzera negli anni 70 – si parla per problemi di liquidità legati al settore dei trattori, tanto che ad un certo punto cercò anche di riacquisirla, ma invano -; passò poi a Chrysler, ad un gruppo di investitori indonesiani e, infine, nel '98 all'Audi.
Si sposò due volte. La prima moglie, una ragazza giovanissima, morì di parto e gli lasciò Tonino. La seconda moglie era di Cento e crebbe il figlio come se fosse stato il proprio. Si separarono negli anni 60 e, di lì a poco, la donna morì. A fine anni 60 conobbe Maria Teresa con la quale ha convissuto per tutta la vita e dalla quale ebbe Patrizia.
Ferruccio era figlio di contadini e, anche se da giovane non volle seguire le orme dei genitori per dedicarsi alla sua passione motoristica (per produrre capolavori quali Miura, Countach, Espada, Jarama e Urraco), a 55 anni visse una specie di "ritorno alle origini" quando si trovò per caso a Panicale (Pg) e vide quella che sarebbe diventata la sua futura terra.
Nei primi anni 70 subentrò alla proprietà di una azienda agricola e vi si dedicò anima e corpo, da grande amante della terra e della campagna quale era.
Da qui l'ingegnere non si mosse più. Grazie anche all'apporto della sua compagna di vita Maria Teresa, negli anni l'azienda è stata ampliata, abbellita, e lo stesso ingegnere vi realizzò un agriturismo ed un campo da golf disegnato da lui.
Ferruccio Lamborghini morì in questa terra il 20 febbraio del 1993 e da allora la Tenuta è passata nelle mani della figlia Patrizia che ne ha ammodernato la concezione e la produzione, mettendola di diritto tra le migliori aziende vitivinicole dell'Umbria e non solo.

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