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INDUSTRIA

L'auto entra nella guerra commerciale per la tecnologia solare tra Cina ed Europa

Per ritorsione contro l'aumento di dazi doganali da parte dell'Ue sulla tecnologia solare cinese, Pechino potrebbe aumentare i dazi sulle importazioni di auto europee con una cilindrata superiore a due litri. Il timore è stato espresso dall'Associazione dei costruttori europei dell'auto (Acea), ma anche dal quotidiano economico francese Les Echos, che fa riferimento a non meglio precisate fonti europee. Un portavoce dell'Acea ha affermato che da settembre la Cina potrebbe aumentare provvisoriamente i tassi doganali sulle auto di importazione europea con una cilindrata oltre i due litri.
Il portavoce ha aggiunto che, se nel frattempo non si arriverà ad un miglioramento del clima politico tra l'Ue e Pechino, la Cina potrebbe presumibilmente adottare misure di ritorsione per l'aumento dei tassi che colpiscono le importazioni in Europa della sua tecnologia solare.

La Germania aveva manifestato forti perplessità sull'aumento dei dazi Ue per il solare di provenienza cinese, pur votando poi per la loro adozione in sede europea, quando la misura era stata presa all'unanimità dai 27 Paesi aderenti.
Va detto che comunque le vetture che vengono importate in Cina subiscano un aumento del listino a causa di tasse all'importazione che vanno dal +75% per le vetture sotto i 1.000 centimetri cubi al 100% per le auto di cilindrata superiore. In questo modo il governo Cinese ha assicurato che le case straniere abbiano stretto accordi di Joint venture con i produttori locali ed evitare la sovra tassazione. Esempi delle alle sono per esempio Fwa (First Automobile Works) con Volkswagen, Brilliance con Bmw o Guangzhou Automobile Group con Fiat.
Sotto il titolo «La Cina minaccia di tassare le berline tedesche» il giornale francese spiega che dopo l'annuncio di una procedura riguardante il sospetto di dumping sui vini europei in arrivo in Cina, che colpirebbe soprattutto Francia e Italia, adesso potrebbe essere la volta della Germania a venire colpita da eventuali ritorsioni di Pechino. L'anonimo informatore del giornale parigino afferma che «il primo colpo è stato riservato a Francois Hollande, adesso tocca ad Angela Merkel», poiché a venire colpite sarebbero in particolare Audi, Bmw, Mercedes e Porsche.

'Les Echos' scrive infatti che sulle 250mila auto esportate ogni anno in Cina «una gran parte è costituita da auto di grossa cilindrata, con le case tedesche che si ritagliano la parte del leone». «Oltre ai costruttori tedeschi», conclude il giornale, «bisogna anche citare Bentley e Ferrari».
L'analisi del giornale francese non è comunque condivisibile completamente. Le auto tedesche in Cina sono costruite prevalentemente in loco tramite joint venture con costruttori cinesi. Infatti, le vetture che vengono importate in Cina subiscono un aumento del listino a causa di tasse all'importazione che vanno dal +75% per le vetture sotto i 1.000 centimetri cubi al 100% per le auto di cilindrata superiore. In questo modo il governo Cinese ha assicurato che le case straniere abbiano stretto accordi di Joint venture con i produttori locali ed evitare la sovra tassazione. Esempi delle alle sono per esempio Fwa (First Automobile Works) con Volkswagen, Brilliance con Bmw o Guangzhou Automobile Group con Fiat.
Differente sarebbe invece l'impatto di un inasprimento delle tariffe di importazione dei componenti e dei semilavorati destinati alle fabbriche che assemblano in Cina auto europee: da una parte si penalizzerebbe il costruttore-partner cinese ma dall'altra le case, tedesche prevalentemente, ne riceverebbero un danno. (m.cia)

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