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I listini auto? Pieni di modelli «fantasma»

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GHOST CAR

I listini auto? Pieni di modelli «fantasma»

  • –di Riccardo Celi

Chi sfoglia i listini delle auto pubblicati da alcune riviste specializzate o da siti internet sa che contengono un numero elevatissimo di vetture: oggi, quasi 7.500. Forse troppi: alcuni, infatti, vengono piazzati solo in qualche centinaia di unità annue e le vendite di molte versioni sono appena di poche decine. Ma questa enorme offerta non è tutta realmente disponibile: ci sono auto "fantasma" non più prodotte che vengono tenute in vita artificialmente per consentire lo smaltimento degli ultimi esemplari rimasti o, forse, per dimostrare che il costruttore è più vitale di quanto non sia.

Purtroppo non si trova mai un semplice avviso del tipo "modello fuori produzione" grazie al quale i lettori potrebbero ottenere un'importante informazione su che costa stanno per acquistare.
Ecco qualche esempio di "ghost car" ricavato da recenti listini pubblicati. Cominciamo dal caso più clamoroso, quello dell'Alfa Romeo 159 il cui ultimo esemplare ha lasciato lo stabilimento di Pomigliando d'Arco nella seconda metà del 2011 dopodiché, in ottobre, la linea di produzione è stata eliminata. Eppure, da allora la 159 è rimasta in listino sia in versione berlina, sia station wagon e, fatto ancora più sconcertante, è presente anche sul sito ufficiale della casa, dov'è addirittura possibile personalizzarla prima di acquistarla dal concessionario. Ovviamente, poiché la 159 non si produce più da quasi due anni, nessuna personalizzazione è possibile e chi ne vuole una dovrà accontentarsi dell'auto che trova: vista e piaciuta. Tra i modelli del Lingotto, lo stesso vale per la monovolume Lancia Musa, la cui produzione è terminata nell'estate-autunno 2012 insieme a quella della cugina Fiat Idea dopo che le maestranze di Mirafiori sono state poste in cassa integrazione. Rispetto alla 159, la differenza è che sul sito Lancia la Musa non c'è più, quindi davvero vive, inspiegabilmente, grazie alla generosità delle riviste che la tengono unita al respiratore artificiale.

La prestigiosa sportiva americana Corvette è regolarmente presente in alcuni listini, ma si tratta della serie C6, il cui ultimo esemplare ha lasciato già dallo scorso febbraio la "factory" di Bowling Green, poi fermata per allestire la linea di produzione della nuova C7 che arriverà in autunno. Ovviamente, l'attuale C6 non è più ordinabile a piacimento: forse ci sono "rimanenze" in stock, da comprare così come sono. Lo stesso vale per due modelli giapponesi, la Charade e la Terios di Daihatsu il cui proprietario, Toyota, ha deciso di porre fine alle sue attività europee dallo scorso 1° febbraio. Quindi, tutte le Daihatsu oggi rimaste in rete sono veri fondi di magazzino e, anche in questo caso, la loro permanenza nei listini ha l'unico scopo di "farle fuori". Parliamo ora della Maybach, la costosissima ammiraglia della quale, dopo un decennio di vendite molto inferiori alle attese (circa 3mila esemplari in tutto), il gruppo Daimler ha decretato la fine. L'ultima Maybach è stata costruita a Sindelfingen il 17 dicembre 2012 (altre fonti dicono addirittura ancora prima, in giugno), ma i listini e il sito ufficiale si comportano come se nulla fosse accaduto e se l'auto, per usare un termine appropriato, fosse ancora "confezionabile" su misura.

Anche in casa Volvo ci sono stati fino a poco tempo fa dei modelli "fantasma". La poco fortunata C30, il cui ultimo esemplare è stato prodotto a Gand (Belgio) nel dicembre 2012, è sparita da alcuni listini solo lo scorso giugno, e lo stesso vale per la coppia S40-V50, la cui vita "artificiale", essendo gli ultimi esemplari usciti da Gand nell'estate 2012, è durata circa un anno. Discorso diverso, invece, per la DR Motors, che assembla a Macchia d'Isernia i modelli DR1, DR2 e DR5 con componenti forniti dalla cinese Chery. Tecnicamente la produzione continua ma, pare, solo se i concessionari della marca pagano in anticipo ogni vettura ordinata. Insomma, una produzione "su misura" alquanto anomala che si trascina a fatica per le serie difficoltà economiche che hanno costretto DR Motors a rinunciare allo stabilimento ex-Fiat di Termini Imerese e agli auti pubbici che ne avrebbero accompagnato l'acquisizione.

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