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Fiat Ducato negli Usa. Chrysler investe 120 milioni in Messico

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AUTO

Fiat Ducato negli Usa. Chrysler investe 120 milioni in Messico

Chrysler scommette sul Messico: Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat e della azienda americana, ha annunciato ieri sera un investimento da 164 milioni di dollari (circa 120 milioni di euro) per ampliare la produzione allo stabilimento di motori di Saltillo; l'investimento creerà 470 nuovi posti di lavoro e sarà dedicato a una linea di produzione per i motori a benzina Tigershark utilizzati sulla Dodge Dart e sulla Jeep Cherokee; da Saltillo escono attualmente i motori di grossa cilindrata (5,7 e 6,4 litri) per i marchi Chrysler, Jeep, Dodge e Ram.

L'annuncio di ieri è arrivato in occasione di una cerimonia, cui ha partecipato anche il presidente messicano Enrique Pena Nieto, in cui è stata inaugurata la linea di produzione del furgone Ram Promaster (la versione americana del Ducato). L'investimento per quest'ultima è stato di oltre 1 miliardo di dollari; la produzione è partita nello scorso mese di luglio, e il furgone verrà venduto in Messico, Usa e Canada. Il Messico è ormai una importante base produttiva per la Fiat: la fabbrica di Toluca sforna infatti sia la versione americana della 500 che la Freemont (versione Fiat della Dodge Journey). Per quanto riguarda Chrysler, dal Paese centroamericano sono usciti, nei primi otto mesi dell'anno, circa 284mila veicoli sugli 1,6 milioni totali.

Il Lingotto ieri ha intanto diffuso un comunicato per smentire «dichiarazioni su Chrysler Group che gli sono state attribuite in un documento pubblicato da Sanford C. Bernstein». La società di analisi finanziaria aveva citato affermazioni di Marchionne in occasione di un incontro riservato tenuto a Londra; secondo il report il manager si sarebbe espresso in termini positivi nei confronti di Chrysler, ma avrebbe detto che «investire in un'Ipo parziale non è la via più attraente per gli investitori». L'Ipo parziale è quella che Chrysler ha avviato nelle scorse settimane su richiesta del Veba, il fondo che controlla il 41,5% della società; il Veba, gestito dal sindacato Uaw, punta a un collocamento parziale in quanto ritiene che la somma offerta da Fiat (che salirebbe così al 100% di Chrysler) non sia sufficiente.

Anche se i documenti per l'Ipo «sono stati depositati presso la Sec ma non sono ancora stati dichiarati efficaci», Fiat avverte che «non saranno rese ulteriori dichiarazioni al riguardo». Lo stesso Marchionne, dunque, dovrà attenersi ai doveri di riservatezza che la Sec impone in questi casi e che sono resi ancora più necessari dal suo doppio ruolo di promotore dell'Ipo (come a.d. di Chrysler) e di potenziale acquirente della quota Veba (come a.d. di Fiat). (A.Mal.)

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