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Epoca

Giulietta Sprint, i 60 anni della coupé che sbaragliò le Porsche alla Mille Miglia

  • –di Vittorio Falzoni Gallerani

Anche le ragazze più carine e sbarazzine raggiungono l'età della pensione e spesso lo fanno con molta grazia ma, crediamo, mai come la Giulietta Sprint che quest'anno compie sessant'anni.
La versione automobilistica della ragazza da marito debutta, infatti, al Salone di Torino del 1954, precedendo la corrispondente berlina di un anno intero; un caso raro, anche se non unico, nella storia dell'auto; comunque un'anomalia: figlia, questa volta, di un inconveniente tecnico che tardava a risolversi.
Una risonanza proveniente dal gruppo motopropulsore dava origine ad una vibrazione, tra i tre ed i quattromila giri, della quale i tecnici, durante i collaudi, non riuscivano ad individuare la causa; pensando che un abitacolo più raccolto e la destinazione ad un pubblico più sportivo avrebbero minimizzato l'inconveniente, e considerata l'attesa ormai spasmodica del mercato per la nuova piccola 'Alfa', la dirigenza decise così di avviare prima la produzione della coupé.

Una scelta che portò fortuna visto che, nel lasso di tempo necessario alla organizzazione delle linee, si individuò finalmente l'origine della vibrazione nella campana in alluminio del cambio e si pose rimedio attraverso appositi rinforzi; nessuna Sprint consegnata ai clienti, quindi, presentò questo inconveniente anche se è corretto riconoscere che la silenziosità non fu mai il suo forte.
Soprattutto nella versione a due carburatori Sprint Veloce che, di lì a poco, aprì a questa deliziosa macchinina le porte delle competizioni sbaragliando, al debutto, la concorrenza della Porsche alla Mille Miglia del 1956: il respiro dei suoi doppi corpo fa ancora venire la pelle d'oca agli appassionati ed è giusto ricordare che la loro sparizione dai cofani delle Alfa Romeo, causata dall'affermarsi delle asettiche iniezioni elettroniche, è stato per anni uno dei più brucianti motivi di rimpianto per gli 'Alfisti'.

Nata con il comando del cambio al volante, in ossequio alla assurda moda del tempo, ben presto vedrà mettere le cose a posto con la sua bella leva al pavimento, molto più adatta alla guida sportiva che la sua raffinata meccanica, figlia di progettisti tra i migliori che l'industria italiana abbia mai vantato, consentiva; un nome per tutti: Giuseppe Busso, colui che aveva creato per lei il suo capolavoro: quel motore bialbero in alluminio che, continuamente sviluppato, ha equipaggiato le auto del Biscione fino ai primi anni '90. Le sue prestazioni erano avanti vent'anni rispetto alle concorrenti e la gioia che la Giulietta Sprint sapeva regalare a chi la guidava fu una delle chiavi del suo immediato e strepitoso successo.
Il resto lo fece la linea, talmente indovinata da scatenare una 'querelle' sulla sua paternità tra Franco Scaglione e Felice Mario Boano: il primo in forza alla Bertone ed il secondo alla Ghia, le due aziende chiamate a costruirla (poi rimase solo la Bertone); nell'incertezza sui ruoli avuti dai due, anche gli storici si sono spesso dimenticati che la linea della Sprint era già pronta, sotto forma di un modellino in gesso, sugli scaffali degli uffici progettazione dell'Alfa Romeo.

Autore: Giuseppe Scarnati, a cui deve andare gloria imperitura per questo disegno che ha fatto storia.
La Giulietta Sprint, nei dieci anni di produzione, si è sviluppata in tre serie che non ne hanno stravolto la fisionomia né il carattere ma che hanno tentato di renderla più confortevole e meglio rifinita; una piccola e benefica rivoluzione solo nel 1962, quando le si trapianta il motore della nuova Giulia TI: 92 CV e cambio a cinque marce le donano quella compiutezza che la rende una vera e propria piccola GT con velocità massima vicina ai 180 orari e consumi contenuti.
Tutta questa dinastia ha sempre mantenuto, sul mercato amatoriale, prezzi abbastanza 'corposi' e costantemente in crescita (anche se mai tumultuosa): oggi, escludendo le rare Sprint Veloce, siamo attorno ai trentamila Euro per un esemplare perfetto, con qualcosa in più per la Giulia. In vendita ce ne sono pochissimi ma se ne scovate una potrete beneficiare di una temporanea uscita della vettura dalla 'hit parade'; dovuta, a nostro avviso, al ricambio generazionale dei collezionisti: fatto confermato dalla contemporanea esplosione delle quotazioni della serie 105 derivata dalla Giulia (GT; GTV; GT Junior, ecc.).
Qualcosa di simile è capitato, di recente, alla Porsche 356 ma poi si è visto come è andata....è meglio approfittare.

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