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Motore brillante, consumi bassi e freni potenti. Cinquant'anni fa…

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Autobianchi Primula

Motore brillante, consumi bassi e freni potenti. Cinquant'anni fa nasceva la Primula Autobianchi.

  • –di Vittorio Falzoni Gallerani

Fino ad oggi non si è avuta la benché minima avvisaglia di festeggiamento per il cinquantennale di questo modello ed è un vero peccato poiché si tratta di un progetto storicamente fondamentale, tecnicamente molto innovativo e che diede vita ad un prodotto praticamente privo di difetti.
Dietro ad esso, d'altronde, c'era l'ingegner Dante Giacosa, inimitabile nel riuscire a fare nozze con i fichi secchi che i contabili della Fiat gli mettevano a disposizione, e per le quali ha guadagnato fama imperitura; ma, a furia di parlare di Topolino, 600 e Nuova 500 ci si dimentica di questo capolavoro uscito dalle sue mani non appena ha avuto a disposizione ingredienti appena digeribili.
La missione di fondo, tuttavia, era da incubo: introdurre la trazione anteriore nel Gruppo; operazione che, per quanto condotta attraverso la 'porta di servizio' dell'Autobianchi (non si sa mai), non poteva fallire dato che ormai la decisione di intraprendere questa strada era già stata presa.
La Primula incontra il pubblico al Salone di Torino 1964 e ne riceve un buon riscontro: per quanto ancora poco abituata alle berline compatte con il portellone, la clientela è ben impressionata dall'estetica gradevole e proporzionata; il successo clamoroso e meritato, tuttavia, viene dalla critica che avverte la straordinaria caratura tecnica della novità e ne ha immediato riscontro nelle impressioni di guida.
Uno dei problemi più grossi che allora affliggevano le poche trazioni anteriori era l'instabilità in frenata a causa dello spostamento del peso tutto in avanti che portava al bloccaggio delle ruote posteriori; la Primula, prima al mondo, ovvia efficacemente a tutto questo mediante l'adozione del limitatore di pressione al retrotreno: un dispositivo poi universalmente adottato.
Altro inconveniente la durezza dello sterzo in manovra che, fino a quel momento, veniva contrastata attraverso demoltiplicazioni eccessive del comando; non così sulla Primula che si avvantaggia invece della scatola guida a cremagliera (un'altra novità per la Fiat) e del basso peso (una specialità di Giacosa): 65 kg meno della Fiat 1100D berlina con la quale condivide il motore.
Quel 1,2 litri, di derivazione 1200 Granluce, che sempre ha suscitato lamentele per il consumo non propriamente economico ed incapace a conferire particolare brillantezza alla berlina Fiat, su questa Autobianchi diventa, per incanto (sempre quei 65 chili in meno che consentono la rimodulazione completa dei rapporti di trasmissione) piacevolmente vivace e mediamente parco nei consumi.
Un altro punto di forza sono i freni che, scevri dalla preoccupazione di evitare bloccaggi, possono essere a quattro dischi per un'efficacia da 10/10 (come da prova di Quattroruote).
Non è facile oggi trovare una Primula ma se vi dovesse accadere non abbiate indugi dovuti alla sua umiltà ed all'oblio che la circonda: si tratta di un'auto 'storica' come poche altre ed, oltretutto, piacevolissima da usare. Straordinari, sotto questo profilo, il comando del cambio sul piantone, per emozioni d'altri tempi, ed i quattro deflettori per un giro d'aria piacevolissimo nei viaggi estivi sulle provinciali: terreno dove tutte queste auto anni '60 si esprimono al meglio.
La Primula è rimasta in produzione per un periodo piuttosto breve, dalla fine del 1964 al 1970, ma ha fatto in tempo ad avere una vita produttiva piuttosto articolata: alla primigenia tre porte si sono poi presto aggiunte quella a cinque, a quattro e a due (con coperchio del bagagliaio di tipo tradizionale) e, dal 1965, coupè.
La prima serie di quest'ultima altro non è che una berlina due porte con padiglione rastremato e strumentazione sportiva; meccanicamente si differenzia per il solo carburatore a doppio corpo che eleva la potenza da 59 a 65 CV. Completamenti avulsi dal contesto ma oggi simpaticissimi i cerchi a raggi cromati ottenibili a richiesta.
Nel 1968 la Primula guadagna il suffisso C ricevendo il motore della Fiat 124; alcune modifiche alla carrozzeria, come la calandra nera, ed agli interni accompagnano il trapianto di cuore; la coupè, in questa seconda serie, differisce maggiormente dalle berline: coda tondeggiante senza pinnette, cambio al pavimento e, soprattutto, motore 1,4 litri della Fiat 124 Special da 75 CV; in compenso niente ruote a raggi.
Con una di queste Giorgio Pianta ha ottenuto il decimo posto assoluto al Rally di Montecarlo 1969, un risultato straordinario per un'esemplare strettamente di serie che getta una luce del tutto particolare su questa vettura, ingiustamente ignorata dal mondo del collezionismo.

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