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Marchionne e la difficile sfida della Formula Uno

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ANALISI

Marchionne e la difficile sfida della Formula Uno

  • –di Alberto Sabbatini (direttore di Autosprint)


I cattivi risultati in Formula Uno sono stati presi a pretesto da Sergio Marchionne per attaccare e costringere alle dimissioni Montezemolo. Ma proprio la Formula Uno rischia di diventare lo scoglio dove l'entusiasmo di Marchionne può infrangersi pericolosamente.
Il presidente della Ferrari ha un compito molto più delicato e importante rispetto a quello dei suoi omologhi di altre Case automobilistiche. Un compito che non può appaltare a nessun altro per motivi di prestigio e autorevolezza: in Formula Uno tocca al numero uno assoluto del marchio difendere contro Ecclestone e contro la Fia di Todt gli interessi supremi della squadra. Non ad altri.

La Ferrari è il punto di riferimento della F1 ma gli avversari tendono ad isolarla e spiazzarla nelle strategie commerciali, nelle scelte regolamentari e anche sul piano politico. I cattivi risultati degli ultimi anni sono anche figli di normative regolamentari costruite ad hoc contro la Ferrari, come l'abolizione dei test in pista e le rigide norme contro l'evoluzione tecnica dei motori ibridi. Nemmeno Montezemolo, che pure ha masticato pane e F1 per 40 anni e perciò si era preso sulle proprie spalle questo delicato compito sottraendolo al capo della squadra corse, Marco Mattiacci, è riuscito a volgere le cose a favore di Maranello. Marchionne dovrà difendere gli interessi della Ferrari F1 nelle sedi istituzionali. La grinta e la determinazione per farlo ce l'ha visto che ha strappato la Chrysler ad Obama e agli americani. Lui ha detto: "Ho trattato con tanta gente ostica, non ho problemi". Ma bisognerà vedere se tra i suoi mille impegni riuscirà a ritagliarsi il tempo per la "politica" delle corse ed evitare che il mondo anglosassone della F1 trami alle spalle della Ferrari.

L'altro scoglio con il quale si dovrà in qualche modo confrontare Marchionne come presidente Ferrari è il futuro della squadra: qui non parliamo dell'immediato, cioè della prossima stagione sulla quale sta lavorando Marco Mattiacci, il team principal (definizione con cui nella F1 si identifica il capo della squadra corse) con una riorganizzazione dei ruoli interni. Ma parliamo di strategie a medio-lungo termine, e cioè oltre il 2016. Che riguardano i piloti e gli sponsor.
Tra il 2015 e il 2017 vengono a scadenza diversi accordi: alla fine del prossimo anno termina il contratto che lega la Ferrari alla Philip Morris, lo sponsor principale del team che ha una presenza "discreta" in termini di visibilità per via delle leggi anti-tabacco, ma "pesante" dal punto di vista economico.

E c'è più di un dubbio che il rapporto possa andare avanti. Nel 2016 termina il contratto di Fernando Alonso e nel 2017 scade quello della Banca Santander, altro sponsor "pesante" della squadra di Maranello. La drammatica e improvvisa morte per un infarto di Emilio Botìn, presidente della banca spagnola. Un evento accaduto per una tragica coincidenza proprio nel giorno dell'annuncio della staffetta Montezemolo-Marchionne e che rischia di sconvolgere le strategie future nelle corse del Cavallino.
La Santander era legata a triplo filo ad Alonso di cui dal 2007 ha finanziato la carriera in F1 legandosi prima alla McLaren, poi dal 2010 alla Ferrari. I contratti in essere con Maranello verranno onorati per i prossimi tre anni, ma in futuro che decisioni prenderà il nuovo management della Santander?

Un eventuale ripensamento delle strategie di sponsorizzazione di Santander in F1, sommata alla morte dell'amico Botìn e alle dimissioni del suo presidente di fiducia, potrebbero far desistere Alonso dal continuare il rapporto con Maranello, già turbato dalla poca competitività della Ferrari. E indurre lo spagnolo a non rinnovare il contratto per il triennio 2017-2019 che stava invece trattando.
Nel giro di 24 ore il delicato equilibrio che teneva insieme la Ferrari e i suoi sponsor, e di cui Montezemolo era garante e collante, si è incrinato.
Marchionne dovrà sciogliere anche questi nodi, meno urgenti che il ridare competitività alla Ferrari nel 2015, ma assai più importanti in prospettiva futura.
Direttore di Autosprint
www.autosprint.it

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