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MV Agusta, una storia italiana tra vittorie e fallimenti

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GRANDI MOTO

MV Agusta, una storia italiana tra vittorie e fallimenti

  • –di Gianluigi Guiotto

Il marchio Agusta comparve per la prima volta nel 1907, quando il conte Giovanni Agusta fondò l'Agusta aeromobili alle Cascine Costa di Samarate, in provincia di Varese. La produzione s'intensificò, in seguito, quando il conte di origini siciliane si arruolò come volontario nel Battaglione Aviatori della Malpensa, durante la Prima guerra mondiale. Il passaggio alle moto avvenne sotto la guida della moglie di Agusta (scomparso nel 1927), Giuseppina, e del figlio Domenico: per fronteggiare la crisi del settore aeronautico, l'azienda creò un motore motociclistico, dai bassi costi di produzione e di gestione, con una cilindrata di 98 cc a 2 tempi. La Seconda guerra mondiale interruppe la produzione: nel 1943 lo stabilimento di Cascina Costa fu occupato dalle truppe tedesche.

LA NASCITA DELLA 98. Alla fine della guerra, Domenico Agusta costituì la Meccanica Verghera per portare avanti il progetto del motore da moto: il primo modello MV Agusta fu presentato nell'autunno 1945; avrebbe dovuto chiamarsi “Vespa 98”, ma, visto che il nome era già stato depositato, rimase la sola sigla “98”, in due allestimenti: Turismo ed Economica. Le consegne iniziarono nel 1946, quando MV Agusta iniziò l'attività agonistica nella regolarità, ottenendo subito le prime vittorie. Nacque così la versione 98 “Sport”: aveva una forcella telescopica, un telaio più corto e un assetto più sportivo; il motore arrivò alla soglia dei 5 cv. Al Salone di Milano del 1947 MV Agusta presentò la 98 Lusso, un 125 cc bicilindrico due tempi e un 250 cc monocilindrico 4T. È durante gli anni Cinquanta che si crea il mito sportivo di MV Agusta che si ripercuote nelle vendite, grazie a modelli versatili ed economici. Nel 1953 MV Agusta raggiunse il tetto delle 20mila unità prodotte e lanciò la 124 Monoalbero, derivata dalle creazioni del reparto corse di Cascina Costa, e nel 1954 la 175 CSS, la Disco Volante per la forma circolare e piatta del serbatoio. Il 1956 è l'anno dell'83, mezzo in grado di trasportare due persone con consumi contenuti. Negli anni Sessanta, l'automobile di massa frenò quello delle due ruote: MV Agusta reagì con la 600 quattro cilindri, prima maximoto con propulsore a quattro cilindri derivato dalla 500 GP di Mike Haillwood.

AGOSTINI E LA CONCORRENZA GIAPPONESE. Alla fine degli anni Sessanta arrivò Giacomo Agostini che, con la 350 e la 500 a tre e quattro cilindri, s'impose ininterrottamente dal 1967 al1973. Ma il difficile andamento economico dell'azienda, a causa anche delle moto giapponesi, impose una riduzione degli investimenti nello sport e dei modelli a listino, ridotto a due modelli: la 350 (Scrambler, GTEL e SEL) e la 750 (Sport e Gran Turismo). Purtroppo la concorrenza delle Case giapponesi nelle gare divenne sempre più forte: Giacomo Agostini, tornato da una parentesi in Yamaha, il 29 agosto 1976, sul circuito del Nurburgring, segnò l'ultima vittoria del palmares MV Agusta. Per uscire dalla crisi i vertici dell'azienda cercarono un nuovo partner economico: fu trovato nell'EFIM (Ente partecipazioni e finanziamento industria manifatturiera), ente pubblico che impose il disimpegno dal settore motociclistico; l'ultima moto nei magazzini di Cascina Costa fu venduta nel 1980. Sei anni dopo l'italo americano Roberto Iannucci, per la somma di circa un miliardo e mezzo di lire, rileva tra le polemiche, moto da corsa, prototipi, telai e motori del reparto corse MV Agusta: si chiude definitivamente il capitolo industriale di Cascina Costa.

IL SOGNO DI CASTIGLIONI. Per la rinascita bisogna aspettare il 1992 quando la Cagiva Motor di Claudio Castiglioni acquistò il marchio MV Agusta. I presupposti c'erano: i Castiglioni avevano creato la Cagiva dalle ceneri dell'Aermacchi AMF, che, pochi anni dopo, avrebbe a sua volta salvato la Ducati. Con l'arrivo anche della svedese Husqvarna, Schiranna, sede di Cagiva sul lago di Varese, vantava una gamma di moto molto variegata. Con la MV Agusta i progettisti avevano davanti un foglio bianco, a parte il motore che doveva essere per forza a 4 o 3 cilindri in linea frontemarcia per rispetto alla tradizione.

TAMBURINI E LA F4. Il motore arrivò da un progetto sviluppato dalla Ferrari, chiamato F4, ed è stato oggetto di miglioramenti fino ai giorni nostri (da 750 a 910 fino a 1000 cc); aveva la disposizione delle valvole radiali (ereditata dai plurifrazionati Ferrari) e il cambio estraibile, mutuato dalla Cagiva GP. Dalla matita geniale di Massimo Tamburini, allora direttore del CRC (Centro ricerche Cagiva), nacque il primo prototipo, esposto il 16 settembre 1997: era la MV Agusta F4, rossa e argento, e con lo scarico a canne d'organo. Nel 1999 partì la produzione della F4 Serie Oro, in tiratura limitata di 300 esemplari, con carrozzeria in carbonio e parti in magnesio; superava i 280 km/h e costava oltre 68 milioni di lire. La produzione della F4 richiese la riconversione dello stabilimento di Schiranna con nuove linee dedicate all'assembraggio di motori e moto; nel 1999 fu inaugurato lostabilimento di Cassinetta di Biandronno (VA).Dalla fantasia di Tamburini nel 2000, dopo la F4, nacque la Brutale, naked di grande successo, oggi ancora a listino dopo numerose migliorie.

IL RITORNO DELLA CRISI. Purtroppo, nei primi anni del 2000 il Gruppo Cagiva piombò in una grave finanziaria: dopo un accordo saltato con il gruppo Piaggio, nel 2004 la malese Proton, una delle principali aziende automobilistica asiatica, rileva una quota di maggioranza con la sottoscrizione di un aumento di capitale da 70 milioni di euro. I malesi rimasero a Varesesolo un anno; a fine 2005 Proton cedette il suo pacchetto azionario alla Gevi Spa, gruppo finanziario italiano, al prezzo simbolico di 1 euro: MV Agusta tornò così a essere italiana, sempre sotto la guida di Claudio Castiglioni, in sella fin dalla rinascita. Alla fine del 2007 Husqvarna è stata scorporata e ceduta a Bmw.

IL PERIODO AMERICANO. Nell'estate dell'anno successivo Harley-Davidson rilevò MV Agusta (marchio Cagiva compreso) per circa 70 milioni di euro. La proprietà dura solo due anni: nel 2010 Castiglioni si riprende l'azienda al prezzo simbolico di 1 euro, e rilancia presentando un rivoluzionario motore a 3 cilindri di 675 cc. Il 2011 è l'anno della scomparsa dell'anima di MV Agusta: Claudio Castiglioni si spegne il 17 agosto, lasciando la guida dell'azienda al figlio Giovanni. Nel 2012 sono arrivate la media sportiva F3 675 e la Brutale 675, entrambe con il motore tre cilindri. Da allora il listino si è ingrandito sempre più: Brutale 800, F3 800, F4 1000, Brutale 1090, Rivale 800, e Turismo Veloce 800, la prima granturismo MV Agusta. Una crescita che ha attirato l'attenzione di Mercedes che al prossimo Eicma dovrebbe annunciare il suo ingresso come socio di minoranza dell'azienda varesina, con una quota compresa tra il 15% e il 25%.

Mercedes pronta a salire in sella a Mv Agusta

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