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Cinquant'anni fa debuttava la Jungla, nata per il tempo libero e…

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Epoca

Cinquant'anni fa debuttava la Jungla, nata per il tempo libero e apprezzata dall'Esercito

  • –di Vittorio Falzoni Gallerani


Un giorno d'estate del 1964 l'avvocato Giovanni Agnelli si trovava nel porto turistico di uno dei luoghi di villeggiatura più esclusivi di allora; non è noto quale fosse ma possiamo ipotizzare Portofino oppure un appena nato Porto Cervo, quando vide, sul ponte di un enorme panfilo battente bandiera britannica, una Austin Mini Moke nel ruolo di tender terrestre.

Un modello concepito per essere elitrasportato e paracadutato su teatri di guerra che era stato riciclato con successo dalla BMC come vettura per il tempo libero; l'idea piacque immensamente all'Avvocato che, senza por tempo in mezzo, commissionò all'ufficio progettazione della Fiat un veicolo analogo: e aggiunse che, possibilmente, lo avrebbe voluto presente già l'estate successiva sul molo, ovunque gli fosse venuto in mente di attraccare l'Agneta.

Non fu proprio possibile: il lavoro era troppo impegnativo, anche per i valentissimi tecnici di Mirafiori, per poterlo svolgere in così poco tempo, e così finì che la Giungla (ribattezzata quasi subito Jungla) debuttò solamente nel novembre del 1965 al Salone di Torino; era un sapiente cocktail di componenti già disponibili in casa: motore, cambio e sospensioni anteriori della 600D, differenziale della 600D Multipla con rapporto al ponte più corto, sospensioni posteriori della stessa auto, più robuste di quelle della berlina, ed infine ruote da 14”, al posto delle originali 12”, prese dalla 1100D: una buona idea per alzare la scocca da terra ed allungare i rapporti in un colpo solo e con poca spesa.

Non si capì mai con esattezza il motivo per cui non venne usato il motore della 850, con nove cavalli aggiuntivi che avrebbero fatto comodo, ma l'ipotesi più probabile è che di motori della declinante 600D ci fosse maggiore disponibilità per questo tipo di variazioni sul tema; la 850 era appena nata, occupava le linee a tempo pieno e non aveva motori da prestare a nessuno.

Con queste circostanze è inutile dire che di costruire la Jungla in Casa non se ne parlò neppure, e si finì per affidare l'assemblaggio della sua robusta monoscocca alla Savio di Borgo San Pietro (TO): una carrozzeria di comprovata fiducia.
L'auto ebbe immediato successo ed è rimasta l'interprete più diffusa del tema di queste piccole 'semi fuoristrada' che crearono, a metà degli anni '60, una vera e propria moda che invitiamo a non confondere con quella delle cosiddette 'spiaggine' del decennio precedente; di Jungla ne furono vendute, infatti, circa 3.200 fino al 1974: una longevità commerciale determinata, sopra tutto, dall'interesse da essa suscitato presso l'Esercito Italiano ed il Corpo Forestale dello Stato che se ne aggiudicarono un buon numero.

Questo a testimonianza della qualità del progetto e dell'esecuzione di questa automobilina che però era nata per altri scopi: quelli tratteggiati dall'Avvocato e cioè mare, sole, caccia, pesca e via divertendosi; una proposta che, in quel spensierato decennio, fece da apripista a molte altre; tutte realizzazioni accomunate dalla stessa impostazione da utilitaria con due sole ruote motrici, senza marce ridotte e senza blocchi alla trasmissione: poche concessioni al vero fuori strada, quindi, anche se vi fu qualcuno che fraintese e ne fece il proprio destriero per un raid africano lungo diecimila chilometri tra Alessandria d'Egitto e Mombasa (Kenia): nel pieno dell'estate del 1966, con temperature fino a 55°ed un sovraccarico tra i 70 ed i 100 kg, la incredibile Jungla portò a termine il cimento senza problemi per lo stupore, prima di tutto, dei protagonisti.

Non è certo per affrontare imprese del genere che oggi vi proponiamo di cercare una di queste cinquantenni così sbarazzine ma piuttosto per procurarvi un mezzo alternativo, pratico, economico e simpatico per i vostri brevi spostamenti o da lasciare presso la casa al mare od anche in montagna: non sembra ma la capote, una volta ben montate le strutture laterali, offre buona protezione; il riscaldamento è una fornace e, così leggera ed alta dal suolo, bastano due catene per andare dappertutto.
Ne sono state costruite due serie: dal Salone di Torino del 1968 le portiere, pur restando sfilabili, diventano di lamiera ed il portello posteriore diviene apribile senza la necessità di rimuovere la ruota di scorta; il prezzo giusto è attorno ai settemila Euro: compratela già in ordine, un restauro, anche leggero, può diventare snervante nella ricerca dei ricambi e troppo oneroso.

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