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Lamborghini Aventador Superveloce, la supercar che sfida le leggi della fisica

  • –di Mario Cianflone

Quando ci si mette la volante di una supercar firmata Lamborghini si prova sempre un momento di apprensione e timore reverenziale. In fondo si è a bordo di un mito. Se poi è una Aventador, la più potente e veloce delle Lambo (l’altra è la “piccola” Huracán) l’emozione sale. E di molto. Ma quando si pilota una Lp 750-4 Superveloce, versione estremizzata, migliorata e “distillata” della Aventador, allora è tutta un’altra storia. A iniziare dal prezzo: 400mila euro, ma le 600 unità previste sono state tutte vendute sulla carta, anzi sulla scheda tecnica che recita numeri pazzeschi.

Il V12, rigorosamente aspirato, posteriore longitudinale, da 6,5 litri scatena ora 750 cavalli a 8.400 giri, 50 in più della Aventador (si fa per dire) normale. Cinquanta cavalli che però sono sgravati di 50 kg, visto che la massa di questa supercar “made in Sant’Agata” è stata ridotta grazie a un sapiente lavoro di alleggerimento che si è concentrato sull’eliminazione del superfluo (infotainment e tappetini, per esempio) e soprattutto sulla riprogettazione di alcune parti con l’utilizzo di strutture in carbonio. La cura dimagrante ha portato l’ago della bilancia a soli 1.525 kg, propiziando uno strepitoso rapporto peso/potenza di 2,03 kg/cv. E questo si traduce in uno zero-cento da 2.8 secondi e oltre 350 km/h di velocità massima.

Ma i numeri non possono raccontare l’anima della Superveloce, solo la sua dinamica può descrivere questa supercar dal mandato chiaro: sfidare le leggi della fisica. Incredibile è invece l’aggettivo che la rappresenta meglio.

L’abbiamo guidata sul circuito di F1 di Montmelò a Barcellona. E già a metterla in moto, alzando lo sportellino rosso che cela il pulsante di accensione è un’emozione che poi il suono del dodici cilindri suggella in un crescendo di energia. Quello che sorprende della Superveloce è la sua facilità di guida. A ogni andatura non si trasforma mai in una supercar nervosa, cattiva e indomabile. La Sv è sempre controllabile, sicura. Anche esagerando, resta incollata letteralmente alla strada, le traiettorie sono precise. Si entra nelle curve già molto veloci e se ne esce con l’accelerazione di un caccia a reazione. E i freni, carboceramici, sono praticamente infiniti. L’Aventador Sv, che si fa notare per il grande alettone posteriore regolabile manualmente, sembra davvero in grado di riscrivere, per così dire, le equazioni del moto. E ci riesce grazie al suo autotelaio in carbonio, allo sterzo a rapporto variabile attivo (Lds - Lamborghini dynamic steering) e alla trazione integrale permanente resa “smart” da un giunto centrale Haldex IV a gestione elettronica che permette di ripartire la coppia motrice dal 90% al posteriore fino al 60% all’anteriore in funzione delle richieste del pilota. Inoltre, al posteriore è presente un differenziale autobloccante, mentre sull’avantreno lavora un differenziale elettronico anteriore controllato dalla centralina dell’Esp. Ma alle performance concorrono sia le sospensioni con ammortizzatori magnetoreologici sia il cambio automatico robotizzato a 7 marce, realizzato da Oerlikon Graziano. È una trasmissione da corsa, assistita elettroidraulicamente per la cambiata e l’innesto della frizione, ha due alberi e pesa solo 79 kg. E per accordare le prestazioni con il fondo stradale e la voglia di emozioni forti, c’è un sistema digitale di gestione della dinamica di guida su tre modalità: Strada, Sport e Corsa. In questo modo è possibile modificare opportunamente la risposta di motore, trasmissione, differenziali, ammortizzatori, sterzo. E non è tutto: per sfidare le leggi della fisica occorre un’aerodinamica super efficiente. E qui gli ingegneri del Toro di Sant’Agata hanno lavorato per aumentare il carico aerodinamico del 170% a 280 orari, mentre la resa aerodinamica è stata migliorata del 150% in termini di efficienza rispetto alla Aventador di base.

Siccome una supercar la si vive anche dentro, ecco che i rivestimenti sono realizzati con un materiale ultraleggero che, battezzato Carbon Skin, pesa un terzo della pelle normale. Riprogettato anche il cluster degli strumenti con un inedito display Lcd dove spicca un indicatore di accelerazione laterale (G-Force) che dà la misura di quanto questa supercar sia in grado di arrivare al limite delle leggi della fisica.

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