Abbiamo già argomentato di quanto sia di “vitale” importanza una vittoria alla 24 Ore di Le Mans. Un investimento che vale un campionato, un risultato che focalizza l'attenzione dei media di tutto il mondo. A Le Mans si fa la storia della tecnologia su quattro ruote. Ed Audi è stata la protagonista assoluta negli ultimi anni, elaborando tecnologie (come il diesel e l'attuale ibrido diesel) che hanno dominato la scena della corsa francese. Il concetto di base della vettura 2015 è lo stesso dell'anno precedente, ma la realtà è che la parte elettrica sia ora più “dominante” rispetto a quella a combustione interna. Ma per illustrare lo schema della Audi R18 e-tron quattro è meglio procedere a piccoli passi. Il propulsore “tradizionale” è collocato in posizione centrale ed è un quattro litri turbodiesel che adotta l'architettura sei cilindri a V. Il V6 del reparto corse Audi è dotato di un sistema d'iniezione diretta del carburante di tipo (ovviamente) common rail, che elabora una pressione di 3.000 bar. Sviluppa 558 cavalli e rispetto alla motorizzazione V12 impiegata a Le Mans nel 2012, consuma il 40% in meno (dato dichiarato da Audi Sport). La turbina è a geometria variabile ed è posizionata all'interno delle due bancate di cilindri, il cui angolo è di 120°. Il Tdi fornisce la potenza alle ruote posteriori ed è accoppiato ad un cambio sequenziale a sette rapporti. La ragion d'essere della denominazione quattro, si riferisce al fatto che sull'asse opposto, la trazione sia fornita dal motore elettrico. Un “modus operandi” che, consente alle case impegnate nel mondiale Endurance, di utilizzare le quattro ruote motrici. In sostanza a ciascuna tipologia di motore è demandato un'asse. La parte elettrica, si realizza invece grazie ad un sistema dotato di un accumulatore a volano meccanico. Questo dispositivo entra in funzione durante le fasi di frenata. L'energia “recuperata” in questo “passaggio” viene poi “liberata” durante la fase di accelerazione. Liberata ovviamente attraverso il motore elettrico a cui il volano è collegato. L'unità, connessa all'asse anteriore, sviluppa una potenza di 272 cavalli. L'energia complessiva che a ogni giro il motore elettrico della R18 e-tron quattro può fornire all'avantreno è di 4 MJ. Si tratta di un dato che dipende da alcune specifiche regolamentari, che hanno definito la “politica” ingegneristica di Audi. L'intervento di questa tipologia di propulsore è permessa unicamente a partire dalla velocità minima di 120 km/h. Una scelta dettata dalle norme Aco per limitare il vantaggio delle vetture ibride in uscita dalle curve lente. Il peso complessivo della barchetta dei Quattro Anelli si attesta intono agli 870 kg. Un valore, il cui merito è essenzialmente dovuto alla monoscocca in fibra di carbonio.
A bordo di una delle Audi R18 e-tron quattro schierate dalla casa di Ingolstadt, c'è anche il pilota italiano Marco Bonanomi. Già protagonista nel 2012 quando termino la 24 Ore di Le Mans al terzo posto, meno fortunato l'anno passato perché la sua vettura non concluse la gara; Marco Bonanomi quest'anno proverà a dare la zampata verso la vittoria finale. Dopo Dindo Capello, un altro italiano potrebbe così entrare nella storia della corsa francese. Nato a Lecco trent'anni fa, il pilota italiano si è formato in pista, dai kart alle “formula”, approdando poi al mondo endurance. Bonanomi divide l'abitacolo della Audi R18 e-tron quattro numero 9 con Filipe Albuquerque e René Rast.
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