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Gestori alla sfida del «valore residuo» per spingere auto ibride ed…

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FLOTTE GREEN

Gestori alla sfida del «valore residuo» per spingere auto ibride ed elettriche

  • –di Gennaro Speranza

Avanti, ma a piccoli passi. Così si muove il mercato dei veicoli ibridi ed elettrici, che nel 2015, secondo i dati del ministero dei Trasporti, ha registrato un vero boom, con un aumento del 22% sull'anno precedente. I volumi, però, sono ancora molto ridotti: si parla dell'1,1% del totale immatricolato, circa 28mila autoveicoli.

Discorso analogo per il comparto delle flotte aziendali: le percentuali di crescita sono promettenti, anche se i numeri in valore assoluto sono ancora marginali. «Per quanto riguarda le flotte – dice Pietro Teofilatto, direttore sezione noleggio a lungo termine di Aniasa – l'ibrido si sta facendo decisamente strada: le nostre stime sul 2015 indicano un aumento del 100% delle immatricolazioni ad uso noleggio di queste particolari motorizzazioni, con circa 5mila unità circolanti tra auto e van. L'elettrico invece marcia più lentamente, con un totale di 800 unità circolanti, continuando a scontare gli handicap legati alla limitata autonomia, al tempo necessario per la ricarica nonché ai maggiori costi di acquisizione. Da questo punto di vista, i nuovi modelli presentati nei più recenti saloni, con batterie più efficienti, saranno un concreto banco di prova».

Ma quali sono le politiche adeguate per spingere queste motorizzazioni ecologiche a una maggiore e più rapida diffusione? Soprattutto, in che modo il comparto flotte può costituire un canale privilegiato per tale diffusione? «Non basta il forte interesse al contenimento delle emissioni e i provvedimenti di restrizione della circolazione decisi dalle amministrazioni locali delle grandi città – osserva Teofilatto –. Come evidenziano diverse esperienze in Unione europea, è chiaro che sono determinanti azioni governative mirate all'espansione delle infrastrutture di ricarica e alla concessione di incentivi all'acquisto di tali veicoli. Sono scelte indispensabili per accelerare il processo di conversione delle abitudini di mobilità, uno dei veri nodi di un cambiamento troppo a lungo procrastinato. In questo contesto, poi, il ruolo del noleggio può essere davvero strategico, considerando che oggi, superata la fase più acuta della crisi, molte aziende, così come i privati, stanno dimostrando una reale, effettiva sensibilità alle politiche green. Le imprese di noleggio, sia a breve che a lungo termine, sono infatti pronte a offrire non solo una consulenza specifica per orientare la clientela nelle scelte eco-sostenibili, ma offrono anche una serie di tool informatici per monitorare emissioni, consumi, mobilità».

Anche secondo Giovanni Tortorici, presidente di Aiaga (l'associazione italiana degli acquirenti e gestori di auto aziendali), è auspicabile un miglioramento delle politiche fiscali che incentivino la diffusione di vetture meno inquinanti, in particolare delle ibride. «Queste ultime – sottolinea Tortorici – hanno una tecnologia più matura rispetto alle auto elettriche e maggiori possibilità di affermazione nei prossimi anni. Inoltre, sono destinate ad incrementare il proprio successo nelle flotte, sebbene in due segmenti distinti: nel mercato “premium” per l'incremento delle prestazioni, nel mercato “basic” per i notevoli risparmi che la tecnologia ibrida è in grado di dare all'azienda». Anche le aziende possono fare molto per promuovere l'inserimento di auto ibride nella propria flotta, ma è pure necessario l'impegno delle società di noleggio che, tra l'altro, «devono sostenere i valori residui di queste vetture, la cui quota di mercato è destinata a crescere», spiega Tortorici, che poi aggiunge: «A questo proposito, ragionando solo in termini di valore mensile del canone, sarebbe interessante se ci fosse un “allineamento” dei valori residui al valore delle vetture a motore termico, paragonabili come categoria. In questo caso la coscienza ecologica sarebbe più libera di esprimersi, senza il vincolo di costo. I modelli ibridi oggi proliferano e i loro costi non sono così diversi da quelli delle vetture convenzionali: se società di noleggio e aziende clienti lavoreranno insieme proficuamente, si potrà ottenere un'impronta più green delle flotte, senza pesare sui conti». Il comparto delle flotte, insomma, può essere un tassello fondamentale per diffondere la cultura di queste innovative motorizzazioni e garantire alle imprese i benefici dei più recenti progressi tecnologici, oltre che permettere di avere veicoli a basso consumo nei parchi auto.

Una considerazione a margine, infine, merita il segmento dei Suv ibridi in flotta. «I Suv, inclusi i crossover – commenta Tortorici – hanno una fetta del mercato italiano ragguardevole. Ma nelle flotte hanno difficoltà a imporsi: sono troppo vistosi e i responsabili delle Human resources cercano di limitarli. Questo vale sia per i Suv ibridi che per quelli convenzionali. Le motorizzazioni ibride possono certamente rendere i Suv più “accettabili” e soprattutto sicuri (la parte elettrica del propulsore reagisce molto bene ai controlli elettronici e quindi è rapida nell'apportare correzioni e stabilizzazioni della vettura), ma è anche vero che questi veicoli sono molto spesso ridotti nelle car list per ragioni essenzialmente di immagine, oltre che di consumi e costi».

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