
Il grande entusiasmo che il vulcanico presidente Elon Musk mette sempre nelle sue conferenze e nei suoi innumerevoli tweet stride con un bilancio Tesla ancora in profondo rosso.
Il primo trimestre si è infatti chiuso con un peggioramento delle perdite nette a causa soprattutto delle consegne inferiori alle attese. Il rosso trimestrale è dunque passato dai 154,2 milioni di dollari di un anno fa ai 282,3 milioni di oggi per una perdita per azione in aumento da 1,22 a 2,13 dollari.
Va però detto che al netto delle componenti atipiche, il rosso per azione è stato meno pesante di quanto pronosticato dagli analisti. Tesla ha inoltre registrato un giro d'affari in aumento del 22% a 1,15 miliardi di dollari e consegne in crescita del 50% a 14.820 esemplari contro i 16 mila previsti dalla Casa californiana e rispetto ai 17.400 dell'ultimo trimestre del 2015.
In una lettera agli azionisti, Musk ha ribadito l'obiettivo 2016 di produrre tra 80 mila e 90 mila vetture suddivise tra Model S e il nuovo Suv elettrico Model X che sembra tornato ai livelli produttivi normali dopo i problemi determinati dalla mancanza di componentistica. Nel primo trimestre, Tesla ha assemblato 15.510 veicoli, in aumento del 10% sullo stesso periodo del 2015, con Model S a quota 12.851 e Model X a 2.659. Insomma, Musk tira dritto per la sua strada e annuncia che il target di consegnare 500 mila unità l'anno a livello globale, inizialmente previsto per il 2020, è stato anticipato al 2018.
Questo alla luce del probabile straordinario contributo della nuova Model 3, già prenotata da circa 400 mila clienti. Stimato infine un incremento del 50% degli investimenti in programma per il 2016 rispetto agli 1,5 miliardi di dollari previsti originariamente.
Nubi nere continuano ad addensarsi su Palo Alto, dove la Tesla Motors ha il suo quartiere generale. Dopo le polemiche sulla reale consistenza della strategia di espansione legata al debutto – annunciato per la fine del 2017 – della ‘entry level' Model 3 e dopo la battaglia legale tra l'azienda e la tedesca Hoerbiger Automotive Comfort Systems su presunte difettosità delle speciali porte ad ala di falco della nuova generazione del suv Model X (problemi tecnici che comunque ne stanno ritardando il debutto di 18 mesi) Tesla deve ora fare i conti con le dimissioni di due dei suoi più importanti manager. Escono infatti di scena Greg Reichow, vicepresidente con responsabilità per la produzione e Josh Ensign, a sua volta vicepresidente con responsabilità per la fabbricazione. Dall'azienda nessun comunicato ufficiale sull'accaduto, ma la sola conferma – riferita da Bloomberg nel rapporto sulla situazione alla Tesla – arrivata da un portavoce delle due ‘partenze'e del fatto che Reichow resterà operativo fino all'ingresso nel management del suo sostituto. Con le dimissioni di Reichow e Ensign sale così a cinque il numero dei vicepresidenti che hanno lasciato Tesla quest'anno: Michael Zanoni, vicepresidente per la finanza e per il controllo; James Chen, vicepresidente con responsabilità per gli affari regolatori e vice consigliere generale e, infine, Ricardo Reyes, vicepresidente della comunicazione globale.
Tesla Model 3, svelata in California l'elettrica da 35mila dollari
Tesla Model 3 a quota 300mila ordini
Tesla Model 3, ecco le concorrenti dell'elettrica quasi per tutti
© Riproduzione riservata