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Tesla Model 3, sarà l’iPhone del mondo dell’auto. O…

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LA SFIDA

Tesla Model 3, sarà l’iPhone del mondo dell’auto. O forse no?

  • –di Adriano Tosi

Elon Musk come Steve Jobs, Tesla come Apple, la Model 3 come l'iPhone: gli oltre 325.000 “fedeli” che hanno versato 1.000 dollari (rimborsabili) per prenotare la Model 3 - la vettura elettrica da 35.000 dollari di prezzo e circa 350 km di autonomia - sono fermamente convinti che questo modello rivoluzionerà il mondo dell'auto, costringendolo finalmente all'elettrico, un po' come l'iPhone ha cambiato il nostro modo di comunicare e di fruire dei contenuti online.

C'è invece chi prova a valutare la situazione in modo più distaccato. Un punto di vista che innanzitutto porta a una riflessione: se l'auto elettrica si basa sulle batterie al litio, non si può non tenere conto della scarsità della materia prima. Ma prima ancora di arrivare fino a questo punto, diversi analisti sollevano qualche dubbio sulla fattibilità dei piani di Musk. Perplessità numero uno: come pensa di raggiungere una produzione di 500.000 auto all'anno entro il 2018 e di un milione entro il 2020, considerando che nel 2016 verrano costruite circa 80.000/90.000 Tesla? Si tratta di un incremento esponenziale, che non si improvvisa dall'oggi al domani, soprattutto perché la Model 3 come l'abbiamo vista è un concept in una fase ancora piuttosto acerba dello sviluppo: non sarà in produzione prima del mese di luglio del 2017, secondo le dichiarazioni ufficiali.

Non bisogna inoltre dimenticare che Model S e Model X hanno avuto diversi problemi di assemblaggio; il SUV, per esempio, è stato richiamato per sistemare i malfunzionamenti delle portiere posteriori “Falcon Wings”. Si tratta di problematiche che incontrano anche Costruttori storici che producono auto da oltre un secolo, è vero, ma che nel caso di un'azienda che moltiplica la produzione di oltre 10 volte nel giro di 5 anni potrebbero essere ancora più serie.

Una soluzione potrebbe essere quella di affidarsi a produttori terzi, ovvero aziende specializzate nell'assemblaggio di veicoli, ma non è facile trovare catene di montaggio in grado di assorbire un numero così elevato di veicoli (le Case automobilistiche hanno un problema di sovracapacità produttiva, ma è difficile che forniscano assist a Musk). Il tutto è complicato dal recente abbandono della Tesla da parte di Greg Reichow e Josh Ensign, due figure di vertice che si occupavano proprio della produzione e dell'industrializzazione.

Fin qui, il parere degli esperti dell'auto, che i più entusiasti sostenitori di Tesla considerano “vecchi e polverosi”. Anche a Wall Street, però, le promesse del guru Elon Musk iniziano a scricchiolare: in particolare, c'è molta diffidenza sull'obiettivo dei 500.000 veicoli prodotti all'anno entro il 2018 e del milione entro il 2020. Risultato: il 5 maggio il titolo Tesla perdeva il 4%.

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