Il primo giorno d'autunno del 1976, l'Alfa Romeo presenta la versione coupé della sua efficacissima e controversa compatta: l'Alfasud. Efficacissima perché, come da specialità della Casa, era dotata di una meccanica di qualità superiore anni luce a quella delle concorrenti e ciò si concretizzava, altra specialità della Casa, in una piacevolezza di guida che non aveva rivali nella sua classe e, spesso, anche tra vetture di simile impostazione e di cilindrata molto superiore. Controversa perché caratterizzata da una qualità costruttiva inadeguata pur a fronte, per il “godimento” dei contribuenti italiani, di costi produttivi fuori controllo e ormai connaturati con lo stabilimento di Pomigliano d'Arco. Pregi e difetti che si ritrovano, puntuali ed immutabili, sulla nuova piccola gran turismo; che però ha un ulteriore asso nella manica: è, praticamente, la versione ridotta della riuscitissima Alfetta GT da Arese, già da un paio d'anni sul mercato con ottimo successo nonostante il periodo poco favorevole alle auto di cilindrata corposa e di destinazione, diciamo così, ludica.
“Suggeriamo di cercare le due serie speciali 1.5 Trofeo o Salon '82, oppure la più potente Quadrifoglio Verde con 118 CV e la motorizzazione 1.700”
Stesso stilista, Giorgetto Giugiaro, da giudicarsi ormai infallibile; stessa impostazione di coupé a quattro posti singoli e veramente sfruttabili (l'omologazione è, addirittura, per cinque), stesso portellone inspiegabilmente non accompagnato dal sedile posteriore ribaltabile, stessi dischi freno all'uscita del differenziale, solo che qui sono davanti anziché dietro come la trazione. Si rinuncia invece, saggiamente, alla strumentazione (molto completa, per inciso, con anche il manometro dell'olio: chi lo ricorda!?) centrale che già aveva mostrato non essere l'ideale in quanto a visibilità su vetture di prestazioni men che utilitarie. Bella la linea, come già accennato, e bello anche l'abitacolo, almeno ad un primo sguardo, con riusciti inserti in tessuto 'Tartan' sui sedili e nei pannelli porta; peccato che anche qui la qualità dei materiali lasciasse gravemente a desiderare con conseguenti segni di usura molto precoci.
La “Sprint”, così si chiama la coupé Alfasud secondo la migliore tradizione Alfa Romeo, debutta con il motore della berlina con cilindrata marginalmente maggiorata (da 1.186 a 1.286 cc tramite aumento dell'alesaggio) e potenza convenientemente aumentata da 68 a 76 CV DIN per prestazioni già molto vicine a quelle della sostituita Giulia GT Junior 1300 e quindi del tutto adeguate ad una piccola Alfa Romeo d'intonazione sportiva. E siamo solo all'antipasto: comincia, infatti, un 'escalation' di potenza, che il telaio affronterà sempre impeccabilmente, che ne faranno, via via, una macchina di godibilità insospettabile.
“In caso di acquisto occorre fare molta attenzione alla ruggine che è stata il nemico numero uno di questa macchina ancora oggi godibilissima”
Da Maggio 1978 il 1200 viene sostituito da un 1350 da 79 CV e, a richiesta, da un 1500 da 84; nel 1979 nascono le «Sprint Veloce» con alimentazione a due carburatori e potenza, rispettivamente, di 86 e 95 CV; nel marzo 1983 uno sciagurato “restyling” a base di plastica nera, purtroppo molto in voga in quegli anni anche nelle migliori famiglie, accompagna il debutto della vivacissima «Quadrifoglio Verde», inizialmente dotata del motore 1,5 con potenza elevata a 105 CV: siamo già ad un livello prestazionale decisamente importante (oltre 180 km/h di velocità) ma il “botto” finale doveva ancora venire: la 1,7 del 1987 con 118 CV ed i 200 km/h a portata di mano sempre con un equilibrio stradale da riferimento. Per capirci: crediamo di non esagerare se affermiamo che l'eccellenza dei tecnici Alfa Romeo, pur ormai giustamente riconosciuta da anni, sia emersa in tutta la sua interezza con le Alfasud e derivate: un progetto nato con stretti vincoli economici e sfociato in capolavori meccanici dalla guida entusiasmante: provare per credere.
Oggi di queste piccole coupé se ne sono salvate pochissime a causa dalla ben nota ruggine che in pochi anni, se minimamente trascurata, se le portava via. La loro valutazione è attorno ai sette/ottomila Euro per una buona 1.5 Trofeo o Salon '82 (quest'ultima esclusiva per il mercato svizzero): due serie speciali tutte giocate sulle tonalità del grigio, fuori e dentro, e particolarmente eleganti; oppure, stessa cifra per una potente Q.V.: la versione che, in definitiva, vi consigliamo di cercare. E, siccome quando la troverete avrà certamente bisogno di un qualche ripristino alla carrozzeria, approfittatene per reperire paraurti, calandra, fari e fascioni della prima serie; sostituite poi questa parti a quelle, bruttissime, in plastica nera che funestano il vostro esemplare e che provvederete a stivare in una parte nascosta della vostra autorimessa, a disposizione qualora l'aumento di valore della vostra Sprint arrivasse a giustificare il pesante sacrificio visivo a loro connesso sull'altare del ritorno alla originalità.
Nel frattempo, con questo cocktail di facilissima preparazione, avrete fra le mani un gioiello, ancora poco riconosciuto ma di caratura purissima, in grado di regalarvi tonnellate di divertimento con riconosciuta eleganza e costi irrisori.
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