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La guerra al diesel ha un conto salatissimo

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La guerra al diesel ha un conto salatissimo

  • – di Pier Luigi del Viscovo
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La Francia vuole bandire le auto con motori a combustione interna. Effetto annuncio? Forse ma cerchiamo di capire che cosa succederebbe con un ban del diesel.

Se tutti i motori diesel in circolazione fossero come quegli Euro 5 del dieselgate firmato Volkswagen, nemmeno ci sarebbe il problema. Comunque, le emissioni dannose vanno ridotte il più possibile, se non proprio eliminate. Secondo l’ultimo Rapporto 2016 dell’Agenzia europea dell’ambiente, il 14% delle emissioni di particolato (Pm10 e Pm2,5) è riconducibile ai trasporti. Di questo 14%, ancora più della metà viene introdotto nell’aria dagli scarichi dei motori, nonostante l’ottimo contributo dei filtri anti-particolato. Circa il 40% deriva, infatti, non dal propulsore, ma dall’usura di freni e gomme. Sfortunatamente, ancora tutte le auto camminano su gomma e sì, di tanto in tanto frenano. Certo non sono motivi validi per difendere i propulsori diesel, che producono però circa il 20% di CO2 in meno di quelli a benzina, perché più efficienti. Sia detto incidentalmente, era il motivo per cui vari Governi in Europa hanno nel tempo favorito il diesel rispetto al motore a scoppio.

Orientare le scelte prossime di acquisto verso il benzina (meglio se ibrido) può essere cosa buona e giusta. Intervenire con la clava delle restrizioni e delle penalizzazioni è altra cosa, perché si parla di oltre il 40% del parco circolante, 14 milioni di macchine.

Obbligare chi possiede una vettura a gasolio a sostituirla significa deviare le scelte di consumo di milioni di famiglie. Quanto saranno contente di non andare in vacanza o non mandare i figli a un corso di studio all’estero? A chi dovesse pensare di far pagare ai contribuenti con incentivi, diciamo che a 5mila euro /macchina (almeno, poi vedremo perché) fanno 70 miliardi, da distribuire su 5-10 anni. Verosimilmente, non si andrà oltre qualche decina di milioni, una tantum, per accontentare la piazza, ma senza obbligare nessuno. Così, chi normalmente cambia la macchina e dunque già usa motori piuttosto nuovi e poco inquinanti, inquinerà ancora meno. Mentre chi resta seduto, per motivi economici, sui vecchi propulsori diesel, continuerà a farlo e a inquinare più di tutti.

Mettere (eventualmente) al bando i motori diesel, in modo forte o morbido, comporterebbe una loro immediata svalutazione, diciamo il 40-50%. Secondo stime accreditate, parliamo almeno di 2.500 euro a macchina, su oltre 14 milioni di auto: italiani più poveri di 35 miliardi, d’emblée. Gli incentivi dovrebbero prima recuperare questo gap e poi contribuire alla spesa.

Poi ci sarebbe da considerare l’indebolimento dell’industria automotive europea (già non tanto tonica di suo), competitiva sui motori diesel più del Nordamerica (motori a scoppio) e del Giappone, molto avanti sulla tecnologia ibrida. In conclusione, la politica in Europa sta per prendere posizione rispetto ai motori diesel, ma probabilmente sarà una posizione di alto volume e poca musica. Ibrida, insomma.

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