Dopo Francia e Regno Unito, anche l’Italia pensa di valutare il divieto di commercializzare auto e moto con alimentazione a combustibile fossile dal 2040. La notizia arriva dopo la risoluzione approvata senza voti contrari della Commissione Ambiente e della Commissione Lavori pubblici del Senato, che invita l'esecutivo ad adottare già dalla legge di bilancio 2018 politiche che portino ad una maggiore mobilità sostenibile.
Bollo più alto per chi inquina di più
Oltre al blocco dei mezzi a combustione interna, la proposta prevede l'introduzione del bollo progressivo in funzione della quantità di inquinanti emessi nell’ambiente, tariffe di parcheggio differenziate secondo lo stesso criterio, una spinta verso il trasporto pubblico locale e una maggiore diffusione di veicoli elettrici e piste ciclabili.
Incentivi sul trasporto pubblico
Le due commissioni hanno puntato l’attenzione anche sul potenziamento del trasporto pubblico locale (Tpl), attraverso un aumento progressivo delle risorse già previste fino al 2033 per portare l'età media dei bus a 7 anni come nella media europea. Inoltre si punta a prevedere che le aziende debbano acquistare almeno il 50% di bus nuovi a combustibili alternativi. Tra le richieste fatte dai senatori anche la detrazione del costo dell'abbonamento per il Tpl già nella legge di bilancio 2018, per le aziende la proroga del super ammortamento al 140% anche sui veicoli a basse emissioni fino al 31 dicembre del prossimo anno e per tutti il bonus fiscale del 65%, sull'acquisto di veicoli a basse emissioni.
Addio benzina e diesel? Non ancora
Se da una parte l’impegno preso dalle due Commissioni è sicuramente lodevole e pone l’attenzione su un trasporto maggiormente sostenibile, dall’altra mostra molti punti oscuri difficilmente compatibili con la realtà a breve e medio termine. Nonostante il 2040 possa sembrare un orizzonte temporale distante, 23 anni per dire addio ai motori benzina e diesel sembrano poco più di uno spot elettorale. Oltre agli evidenti problemi sulle infrastrutture - le colonnine di ricarica sono poco presenti nelle grandi città e un miraggio in autostrada - i senatori non hanno valutato l’impatto sul consumo di corrente, sui mancati introiti garantiti dalle accise sul carburante ma soprattutto sull’importanza occupazionale assicurata dall’industria automotive. Secondo AlixPartners, a partire dal 2030 senza una forte presenza in Europa di fabbriche di motori elettrici e relativi componenti, il crollo dell’occupazione sarà elevato – raggiungendo livelli potenzialmente ben al di sotto dei 110.000 posti di lavoro oggi impiegati dagli Oem nell’assemblaggio di motori e trasmissioni. Inoltre, ad oggi, il gruppo Fca al contrario di molti concorrenti non ha ancora svelato la sua strategia su modelli ibridi ed elettrici, ad eccezione dell’annuncio di Maserati per l’elettrica nel 2019.
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