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Tesla Roadster, perché Musk sorprende ancora

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ANALISI

Tesla Roadster, perché Musk sorprende ancora

Elon Musk continua a stupire. A sorpresa nelle scorse ore ha presentato la nuova generazione della Tesla Roadster, riedizione del primo modello dell'azienda californiana. Quella Roadster che per prima nel 2008, con prestazioni sportive e un design da “scoperta” di altri tempi, ha iniziato sdoganare l'immagine punitiva dell'auto elettrica. Uscita di produzione nel 2012, a partire dal 2020 tornerà sul mercato con un modello che ha stile e personalità. Caratteristiche ideali per continuare ad alimentare i sogni “green” di appassionati in tutto il mondo. Le prestazioni poi restano centrali: da 0 a 100 in 1,9 secondi ha ripetuto, anche in un tweet, Elon Musk. L'autonomia sarà di 1.000 chilometri. Difficile soffrire di ansia da mancanza di ricarica con tanta energia a bordo. E un prezzo per pochi: 250 mila dollari, l'equivalente oggi di 212 mila euro. Una caparra di 50 mila dollari e il gioco è fatto.

Nulla da dire sull'auto. Oggetto affascinante. Un benchmark per l'industria tradizionale. L'impressione è che Elon Musk abbia però deciso di presentare la sorpresa Roadster anche per confondere le acque. La Tesla è nel momento più critico della sua avventura. La produzione della compatta Model 3, l'auto che doveva consacrare il successo dell'azienda di Fremont, continua ad avere dei problemi: nel primo trimestre del 2017 sono uscite dallo stabilimento solo 260 unità al mese rispetto alle 1.500 previste e alle 20 mila Model 3 (sempre ogni mese), indicate come obiettivo a partire dall'ormai prossimo gennaio 2018 (5 mila a settimana per essere precisi).

L'azienda di Musk continua poi a bruciare liquidità con un Roe negativo di oltre il 20% e un “price to book”, un indice che da informazioni sulla sopravvalutazione del titolo, di quasi il 12%. Per intenderci, i principali costruttori di auto hanno un valore intorno all'1%. Le perdite nette nei primi 9 mesi del 2017 sono di 1,47 miliardi di dollari. L'accelerazione nell'ultimo trimestre: 671 milioni di dollari persi rispetto ai 21,9 di profitto netto guadagnati nello stesso periodo del 2016. Sempre nell'ultimo trimestre, Tesla ha un saldo negativo di cassa di 1,42 miliardi di dollari, a settembre 2016 il dato era positivo con 176 mila dollari. Segno che i 3,5 miliardi in cassaforte, ricavati da un bond e altre operazioni finanziarie lanciate nei mesi scorsi, dureranno ben poco. Sono poi 700 i dipendenti licenziati lo scorso ottobre.

Anche in termini di volumi, qualcosa non torna. L'obiettivo iniziale delle 500 mila vetture l'anno a partire dal 2018 è lontano. Molto lontano. A fine 2017 si arriverà a 100 mila unità tra Model S e Model X. Alle quali aggiungere le poche Model 3 che si riusciranno a produrre da qui al 31 dicembre.

Numeri che però non sembrano aver spaventato finora gli investitori: il titolo da inizio dell'anno è salito di circa il 50%. A settembre, quando i problemi sulla produzione della Model 3 erano già ben noti, le azioni Tesla al Nasdaq hanno toccato il massimo di 385 dollari. In queste ore, dopo il lancio del primo grande truck elettrico e della Roadster, il titolo è a 312 dollari, circa 100 in più di gennaio 2017. Nonostante tutto a Wall Street con Tesla si continua a guadagnare. E ad alimentare il sogno.

Alessandro Marchetti Tricamo è direttore de L'Automobile

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