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Alfa 1750, una «castigamatti» per papà sportivi che oggi…

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cinquant’anni di vita

Alfa 1750, una «castigamatti» per papà sportivi che oggi è nel mirino dei collezionisti

Dopo tanta, tantissima, Giulia sia sulle strade sia sulle piste, in veste borghese e militare, alla fine del 1967 l’Alfa Romeo ha finalmente pronta una sua evoluzione più importante e già declinata in tutte le stesse varianti del modello più piccolo; tranne, per il momento, quelle a destinazione prettamente agonistica: la TI Super berlina prima e la Sprint GTA poi. È noto che già nel 1970 fece poi la sua comparsa la 1750 GTAm, un’altra «castigamatti» di prima categoria nelle gare Turismo, ma lo è altrettanto che essa non fu mai disponibile in versione stradale come le citate sorelline da 1.6 litri; è un fatto estremamente significativo di come in quel periodo l’evoluzione delle automobili fosse rapida: nel giro di pochi anni era diventato chiaro che non era più possibile girare per strada e calcare le piste con successo usando la stessa macchina.

Una evoluzione che aveva fatto sì che, per continuare a primeggiare sulle autostrade nelle mani dei tanti benestanti che amavano guidare veloci quando si poteva, la Giulia non bastava più: occorreva una macchina più grossa che, oltre ad andare più forte, fosse anche più comoda e decisamente più di immagine, a testimonianza del successo ottenuto nella vita dal suo proprietario. Il lancio fu cinquanta anni fa esatti e già nel fascicolo di Febbraio, Quattroruote la ritraeva in copertina accanto alla nonna, classe 1929, che ne ne aveva ispirato il nome; ottima macchina fin da subito, la Alfa Romeo 1750 mostrava solamente quelle trascuratezze di finitura che ormai facevano purtroppo parte della tradizione del Marchio, ma manteneva una supremazia prestazionale sulle concorrenti addirittura imbarazzante (per loro).

Solo la BMW 1800 TI, con 174 km/h di velocità massima, poteva avvicinarsi ai 180 abbondanti dell'Alfa; le altre viaggiavano tra i 150 ed i 160. Merito, quasi inutile sottolinearlo, del magnifico bialbero in alluminio che, in questa versione da 1.8 litri, raggiunse nuovi e superiori rendimenti. Quella che non convinse mai del tutto fu la linea, vittima di quella che diventò una sciagurata (dal punto di vista stilistico) propensione Alfa Romeo di operare restyling piuttosto approfonditi mantenendo l’abitacolo del modello uscente; in questo caso la Giulia ma capitò lo stesso con Alfetta, Giulietta, 90 e 75 ed è noto come è andata a finire.

Un po’ lunga e stretta ma indubbiamente autorevole, l’auto ebbe comunque successo a dispetto di queste oggettive carenze stilistiche; dove, invece, si andò sul sicuro fu con le versioni sportive Spider, che già aveva perso il nome Duetto, e GT Veloce: due bellissime e proporzionate automobili che, nel caso della decapottabile rimasero pressoché immutate mentre in quello della coupé furono oggetto di interventi, operati per distinguerla dalla 1.6, semplicemente perfetti. È vero si perdette lo «scalino», nuovo oggetto di culto degli Alfisti dell’ultima ora, ma il nuovo muso a quattro fari e le ricche luci posteriori prese dalla Giulia GTC, diedero maggiore importanza alla vettura senza farle perdere nulla in sportività; bellissimo, poi, l’abitacolo rinnovato, particolarmente a livello di cruscotto, con i due strumentoni rotondi, e di console centrale rivestita in legno con gli strumenti secondari appena sopra alla leva del cambio.

Ambedue vetture da quasi 190 all’ora, spopolarono nei rispettivi segmenti di mercato anche perché sulla GTV una famigliola con bimbi non troppo cresciuti ci stava benissimo e se, durante una trasferta di lavoro, il papà trovava sulla sua strada un collega che aveva investito un milione e mezzo aggiuntivo (il prezzo di una Lancia Fulvia Coupé) su di una Fiat Dino, poteva tranquillamente tenergli testa; pensandoci risulta proprio strano che qualcuno ancora fatichi a capire da dove venga il prestigio che circonda il Marchio del Biscione.

Uniche modifiche per la 1750 nel Novembre 1969: pedaliera incernierata in basso; volante di legno anche sulla berlina; indicatori di direzione anteriori non più sopra il paraurti ma attaccati alla scocca; sulla GTV, a queste modifiche, si aggiunsero nuovi sedili con appoggiatesta mentre quella che cambiò proprio faccia, anzi nuca, fu la Spider che perse la forma ad osso di seppia a favore di una nuova coda tronca comune alle spider Alfa di minore cilindrata.

Oggi ricercatissime, sono di buon valore (attorno ai quindicimila Euro) e facilissima rivendibilità anche in versione berlina ma sono le sportive ad essere le più appetite dal mercato a livello internazionale, con valori che si situano, per gli esemplari migliori, attorno ai cinquantamila Euro. Con il vento in poppa dell’intero mercato sono aumentate molto negli ultimi anni confermando l’Alfa Romeo quale uno dei marchi più ricercati dal collezionismo mondiale. Rimane, quindi, molto probabile che, anche a questi prezzi ed in virtù della loro piacevolezza d’uso e della loro rarità, continuino a rimanere un buon investimento; attenzione però: devono essere perfette.

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