La Portofino prende bene le distanze dalla California T per tanti fattori. Vanno da quelli formali che originano una vettura davvero capace di essere due Ferrari in una e con una linea che, come impone la tradizione del Cavallino, è definita per avvantaggiare al massimo l’aerodinamica, grazie anche alla carenatura integrata del sottoscocca. La Portofino è anche il risultato di una caccia al grammo che ha coinvolto ogni componente. La scocca è, infatti, frutto di nuove lavorazioni della lega di alluminio con cui è realizzata. In primis la fusione con anima che permette di realizzare elementi cavi ma estremamente rigidi, poi la semplificazione dell’integrazione fra le componenti e, infine, la riduzione delle cordonature delle saldature. Ma al riguardo ci sono ancora altre primizie da segnalare. Per esempio, la struttura in magnesio dei sedili anteriori, la rivisitazione delle componenti elettroniche e del motore ) la vettura pesa 1.664 kg). Quest’ultimo, sempre dotato di un software che adegua l’erogazione della coppia alla marcia innestata, vanta dei pistoni e delle bielle inedite, un sistema di sovralimentazione totalmente rivisitato e con intercooler più efficienti, dei condotti di aspirazione ridisegnati nonché di scarico con un andamento che limita la contropressione e premia il sound. Questi ultimi ospitano anche una valvola che mantiene basso il sound del motore ai bassi regimi e lo fa emergere con decisione a quelli più alti, mutandone anche la tonalità quando si utilizza la logica Sport.
A sostenere il comportamento e la guidabilità della Portofino provvedono i settaggi delle sospensioni che incrementano l’handling assieme al lavoro del differenziale E-Diff 3 integrato nel sistema di gestione della trazione, per la prima volta presente nella famiglia delle coupé-cabriolet di Maranello.
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