Tra le molte questioni che un nuovo Governo (prima o poi) dovrà affrontare vi sarà certamente l’onere di tenere fede alle molte promesse fatte in campagna elettorale. Tra coloro che reclameranno il mantenimento degli impegni assunti non vi saranno, però, né gli automobilisti né le aziende che possiedono una flotta. Agli uni e alle altre non è stata fatta alcuna promessa, salvo la discutibile proposta di abolire il bollo auto che qualcuno ha rispolverato senza troppa convinzione e che, se attuata, rischierebbe di produrre più danni che benefici data l’esigenza di trovare una copertura per un mancato gettito che si aggira intorno ai 6 miliardi annui. Il fatto che automobilisti e flotte auto non abbiano nulla da pretendere dal Governo che si formerà (se si formerà) non significa però che non abbiano legittime aspettative da far valere. Si muovono, infatti, in un contesto poco invidiabile. L’Italia è saldamente sul podio, nel consesso mondiale, per il costo dei carburanti ed è medaglia d’oro per la discriminazione fiscale delle auto aziendali che beneficiano della detraibilità integrale dell’Iva e della piena deducibilità dei costi solo nei pochi casi in cui il fisco ne riconosce il carattere strumentale. La questione è ben nota, ma c’è stato recentemente un fatto nuovo: la risposta dell’Agenzia delle Entrate a Telepass (interpello n. 954-716/2017). La pronuncia prevede infatti che per i viaggi determinati esclusivamente da finalità aziendali dimostrabili con «apposita documentazione» vi sia la detraibilità integrale dell’Iva sul costo del pedaggio autostradale pagato utilizzando un apposito «strumento tecnico» (il Telepass) che «consente di determinare in maniera oggettiva e puntuale l’imposta pagata per rivalsa esclusivamente riferibile ad uso imprenditoriale».
La risposta dell’Agenzia delle Entrate riguarda solo l’Iva ma è comunque una breccia importante nel granitico muro eretto a difesa delle limitazioni alla detraibilità e della deducibilità. Con il diffondersi di strumentazioni elettroniche sulle auto (scatole nere e altro) è quindi lecito attendersi che molti altri bussino alla porta dell’Agenzia delle Entrate per ottenere la possibilità di documentare in maniera oggettiva l’uso esclusivamente aziendale di auto, con quello che ne consegue sul piano fiscale. Non sarebbe quindi opportuno che il nuovo Governo cogliesse l’occasione per rivedere l’intero sistema della tassazione sull’auto aziendale? E ciò accogliendo la richiesta delle aziende di uniformare la normativa agli standard europei che prevedono l’integrale detraibilità dell’Iva e deducibilità dei costi, con poche eccezioni di scarso rilievo. Sarebbe importante per le imprese italiane, che corrono con la palla al piede di un trattamento fiscale iniquo e discriminatorio. L’auto aziendale non ha bisogno di incentivi né di agevolazioni. Chi la utilizza vorrebbe soltanto un trattamento fiscale uguale a quello che è la regola nel resto del mondo. È chiedere troppo?
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