Arrivato alla guida della Fiat in un clima davvero da ultima spiaggia, Sergio Marchionne aveva accettato nonostante tutto di prendere per mano un'azienda che perdeva più di due milioni di euro al giorno. Riuscendo a ribaltare completamente un Gruppo che oggi quattordici anni dopo si ritrova dopo la fusione con Chrysler, ad essere diventato il settimo Gruppo automobilistico mondiale.
Senza contare che nel suo ultimo bilancio della sua gestione anticipato ai primi giugno in occasione del piano programmatico 2018-2022 lo stesso Sergio Marchionne aveva orgogliosamente rivendicato l'azzeramento dell'indebitamento del Gruppo FCA.
Se sono molti i successi ottenuto dal manager italo-canadese, dal divorzio con GM, alla restituzione dei debiti alle banche, dall'acquisto di Chrysler, Marchionne va ricordato anche per tanti modelli non tutti fortunati che ne hanno costellato un'indimenticabile storia manageriale.
Dal rilancio iniziale di Fiat col rinnovo della Panda prima e soprattutto con la nuova 500 l'erede del modello storico diventata anch'essa un'icona e successivamente sia delle varianti monovolume la 500L e soprattutto crossover, la 500X realizzata in partnership con la Jeep Renegade. Un altro brand quello “a stelle e strisce” che Marchionne non ha soltanto valorizzato, ma ha portato ai vertici mondiali per capitalizzazione oltre che internalizzazione.
E poi il rilancio in un primo tempo fallito di Alfa Romeo nonostante gli importanti investimenti e poi decollato con modelli come la nuova Giulietta e la Mito prima, ma soprattutto con la berlina Giulia e il primo suv del brand del Biscione, lo Stelvio oltre a quelli soltanto annunciati nell'ambito del piano programmatico annunciato poco più di un mese fa all'inizio di giugno. E ancora il rilancio in grande stile di un altro brand premium come Maserati con introduzione di modelli come la Ghibli e la motorizzazione diesel e in tempi più recenti anche il suv Levante.
Rimasta incompiuta con la sua scomparsa sarà, invece, un'altra rivoluzione che Marchionne si apprestava a pianificare, quella in Ferrari che avrebbe visto l'introduzione di modelli mai programmati nei 70 anni di vita del Cavallino: da una sorta di suv o quantomeno di sport utilità veicles con DNA Ferrari all'altrettanto rivoluzionario avvento dell'alimentazione elettrica. Fra le insuccessi addebitabili a Marchionne vanno ricordati in particolare alcuni modelli americani di Chrysler come la berlina 200 o la compatta Dodge Dart che pure erano stati progettati sulla stessa piattaforma dell'Alfa Giulietta.
E ancora l'abbandono e il conseguente inevitabile declino della Lancia ormai ridottasi ad un solo modello, la Ypsilon.
E più recentemente la scelta di individuare un ruolo del tutto marginale nell'ambito del Gruppo FCA per Fiat, lo storico brand della motorizzazioni di massa che sembra aver pagato la scelta di puntare soltanto o quasi sui modelli premium dei marchi Alfa Romeo, Jeep e ancora Maserati.
Una decisione che ha finito col penalizzare il “made in Italy” più accessibile e privilegiato mercati come gli Stati Uniti o la Cina dove il Gruppo FCA deve recuperare il forte ritardo rispetto soprattutto ai brand del lusso tedeschi.
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