La genialità di Elon Musk non ha limiti. Dopo il lancio in orbita di una Tesla Roadster eseguito dalla sua società spaziale SpaceX, la vendita di lanciafiamme e surf in fibra di carbonio, tramite la sua società The Boring Company, ora è la volta di mattoni da costruzione con materiali di scarto a 10 centesimi e del tunnel tra la città di Chicago e l’aeroporto con una mini metropolitana. A preoccupare l’eccentrico “visionario” americano tuttavia è Tesla, a causa di un’indagine penale dovuta al tweet di Musk, nel quale dichiarava di voler privatizzare Tesla e di aver a tal fine assicurato dei fondi. Con conseguente tonfo del titolo in borsa, 40 milioni di multa e le sue dimissioni da presidente per tre anni. E Tesla rischia di diventare una preda.
In barba alle vicende finanziarie, la parte produttiva di Tesla regge bene il colpo, tanto che è giunta da poco una nota nella quale l’azienda americana ha comunicato un incremento della produzione nel terzo trimestre fino a 80.142 auto (+50% rispetto al secondo), con il raddoppio per la Model 3, che ha superato le 53.000 unità. Ma se i dati diffusi confermano che Tesla ha centrato gli obiettivi di produzione per la Model 3, nello stesso tempo evidenziano le difficoltà della fabbrica californiana nel consegnare le vetture ai clienti, che restano sotto alle 56.000 previste per il terzo trimestre. Migliorano i conti: per la terza volta ha archiviato un trimestre in utile (312 milioni di dollari) .
Tra i piani futuri c’è anche la Model Y, il quarto modello della gamma Tesla, un suv crossover di taglia compatta che da fine 2021 verrebbe prodotto anche in Cina, previo accordo con le autorità locali.
La Y potrebbe utilizzare lo stesso pianale della 3, conservandone in parte lo stile, sia pure sotto forma di crossover e quindi a guida più alta e a spazio interno più flessibile e funzionale. Oltre al design, la Y potrebbe ereditare dalla Model 3 anche gran parte della tecnologia. E proprio questa condivisione potrebbe influire positivamente sul prezzo finale della nuova Tesla Y, senza contare che i crossover in questo momento sono i più richiesti a livello mondiale e di questo si gioverebbe anche la futura Y. Tesla però vuole partire con l’assalto all’Europa. Nel 2019, a quasi due anni di distanza dal lancio sul mercato americano, nel Vecchio Continente inizierà la commercializzazione della Model 3. A questo scopo Tesla ha già avviato la produzione dei primi esemplari destinati al mercato europeo, che si distingueranno da quelli americani sia per la presenza del connettore per la ricarica con attacco standard Mennekes di tipo 2 sia per alcuni dettagli stilistici di fanaleria e gruppi ottici. I problemi per Tesla però non sono finiti. Un team belga che lavora nella cyber security ha scoperto un ’bug” nel software che gestisce l’apertura delle porte e l’avviamento delle Tesla che consente l’hackeraggio senza dover essere vicino all’auto e alla chiave elettronica, costringendo il costruttore californiano a rilasciare un aggiornamento - chiamato “pin to drive” - per eliminare l’inconveniente, meglio se accompagnato dal disinserimento del sistema di apertura keyless.
© Riproduzione riservata