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Dossier Dalle microcar alle premium, la carica delle elettriche

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    Dossier | N. 33 articoliLa sfida della mobilità sostenibile

    Dalle microcar alle premium, la carica delle elettriche

    Microcar. Share’nGo è un operatore di car sharing con capitali della cinese Xindayangche utilizza microvetture elettriche Xd2 prodotte dallo stesso gruppo
    Microcar. Share’nGo è un operatore di car sharing con capitali della cinese Xindayangche utilizza microvetture elettriche Xd2 prodotte dallo stesso gruppo

    Dalle microcar alle berline. Purché siano elettriche, e in sharing. La mobilità condivisa si è sempre sviluppata con un occhio di riguardo per l’elettrico, il segmen to che sta attraendo l’attenzione (e investimenti-monstre) delle casate automobilistiche. Se l’acquisto resta merce per pochi, visti i prezzi al concessionario, resta l’appiglio del car sharing. Qui la possibilità di spostarsi a impatto zero cresce con l’offerta di servizi di e-car, con un ventaglio di scelta che varia di città in città. Tra i protagonisti assoluti del settore c’è Share’ngo, una (ex) startup che ha invaso le città italiane con una flotta di 1.500 microcar «alla spina». I mezzi, diffusi fra Milano, Roma, Firenze e Modena, viaggiano con un’autonomia di 120 chilometri e offrono alcuni vantaggi notevoli agli utenti.

    Il primo sono i prezzi, visto che il tariffario esclude i costi di attivazione e fa pagare in seguito uno standard di 0.28 euro al minuto. Il secondo è sulla mobilità in senso stretto. Il guidatore può parcheggiare anche negli stalli riservati ai residenti e addentrarsi anche in zone off-limits, come l’Area C a Milano e nella zona a traffico limitato di Modena, Firenze e Roma. Se preferite le auto tradizionali, ma siete disposti a qualche euro in più, la piattaforma e-Vai offre un parco auto composto in larga parte da vetture elettriche (come Citroen C-Zero, Renault Zoe, Peugeot iOn e pure una Fiat Panda, con autonomia massima di 120 chilometri e velocità massima di 110 km/h). L’asticella si alza a 6 euro l’ora o 72 euro per un pacchetto giornaliero, anche se si possono ammortizzare un po’ i costi “abbassandosi” alle auto endotermiche (tariffa di 2,4 euro l’ora e 28,8 euro per la giornata).

    Salendo a una fascia premium, la piattaforma DriveNow include nel suo menù anche BMW i3, un modello elettrico con autonomia ampliata fino a una soglia di 300 chilometri. Il prezzo non si discosta particolarmente dalla media, con una tariffa fissata a 0,34 centesimi al minuto. Per ora la scelta è limitata a una vettura, ma tutto lascia intendere che possa allargarsi. Fin qui però siamo rimasti nel perimetro dei servizi noti soprattutto a Milano, la capitale italiana del car sharing (elettrico e non). Peccato, perché in tutto il paese stanno nascendo opzioni di mobilità condivisa in sella a modelli che offrono prestazioni di buon livello e costi sostenibili. In Piemonte stanno iniziando a moltiplicarsi le auto targate Blue Torino, un servizio che per ora si limita al capoluogo omonimo. Per ora la piattaforma ha già messo a disposizione 120 automobili e 55 stazioni di ricarica, ma fine progetto si ambiscono a numeri pari ad almeno il doppio: 330 vetture e 130 aree di parcheggio.

    Le tariffe, in questo caso, si modellano per venire incontro al target di clientela più probabile: studenti o comunque under 30, la fascia di clientela più sensibile alle questioni ambientali (e meno incline a fare investimenti su automobili di proprietà, sopratutto di fronte a un’offerta di car sharing e mezzi funzionanti). L’abbonamento annuale costa 5 euro al mese, con 0,19 centesimi per ogni minuto trascorso a bordo. Se rientri nella categoria dei «millennials», però, la tariffa scende a 1 euro mensile e a 0,14 centesimi al minuto. L’autonomia dichiarata è di 250 chilometri. Anche in questo caso ci sono zero vincoli sull’ingresso in Ztl, caratteristica in comune con una “rivale” appena nata un po’ più a sud est: Bologna. Nel capoluogo emiliano ha appena fatto il suo debutto «Corrente», , un servizio che coprirà 45 chilometri di area cittadina, senza costi di registrazione e una tariffa iniziale di 20 centesimi al minuto.

    Anche qui, a una prima fase di rodaggio con 120 auto elettriche ne seguirà una di stabilizzazione con 240 automobili sparse per la città. L’autonomia dichiarata si alza a 300 chilometri e non ci sono limitazioni sulla viabilità, con esclusione delle zone pedonalizzate. Il resto del car sharing elettrico si affida a esempi singoli, come Adduma: una startup siciliana di origine, ma attiva a Firenze e specializzata nell’offerta di vetture ad hoc per le esigenze della clientela. L’utente si iscrive e può scegliere fra auto per i tragitti urbani (Citroen C-Zero), extraurbani (Renault Zero) o furgoni, sempre elettrici al 100%, per aziende o privati impegnati in una consegna.Uscendo dalle quattro ruote, e senza avventurarsi nel bike sharing, c’è una novità che si fa largo nello sharing tradizionale: i monopattini elettrici, finiti nel mirino anche dei produttori (ma non utilizzabili in strada). Seat ha già messo gli occhi sul fenomeno, lanciando un suo modello (Kickscooter eXS) sviluppato insieme a Segway. Ford ha acquisito una start up. A breve sperimenterà la mobilità condivisa, anche se solo interna all’azienda. Per ora.

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