Era il 2014, ormai cinque anni fa, e al Consumer Electronics Show (Ces) di Las Vegas Bmw si apprestava ad essere è il primo produttore di automobili al mondo a presentare le funzioni del veicolo (i3) sullo schermo dello smartwatch Samsung Galaxy Gear. Ora queste soluzioni sono disponibili sulle vetture di serie, migliorandole e favorendone la diffusione.
È ormai noto che con lo smartphone o gli altri dispositivi elettronici si possa fare pressoché di tutto, dal rispondere a una mail al pagamento del conto fino alla gestione dell'auto. Queste ultime operazione sono possibili grazie al modulo NFC (Near Field Communication), una tecnologia di ricetrasmissione che fornisce connettività senza fili bidirezionale a corto raggio (circa 4 centimetri) e senza bisogno di essere alimentati da fonti energetiche esterne. Per intenderci è grazie a questo sistema che possiamo pagare negli esercizi commerciali con il contactless.
Già da qualche anno alcune case costruttrici hanno sfruttato il protocollo wireless per la condivisione di dati a cortssima distanza NFC introducendo la possibilità di aprire/chiudere le porte e avviare il motore. Questa tecnologia è spesso integrata nel keyless entry, cioè il sistema che permette di non dover estrarre le chiavi da borse o tasche e avviare il motore. I primi sistemi di questo tipo operavano con un segnale radio a frequenze alte (Uhf) o basse (Lf).
Un aggiornamento che lo rende più sicuro (utilizza il Bluetooth) e standardizzato è il Digital Key 1.0, presentato da Car Connectivity Consortium (CCC), un organismo con sede negli Stati Uniti che raggruppa circa ottanta aziende appartenenti a diversi settori (rappresentano più del 70% del mercato auto mondiale). Fra i membri fondatori dell'iniziativa vi sono alcuni grandi nomi dell'industria automobilistica (Daimler, General Motors, Honda, Hyundai Motor Company, Toyota, Volvo e Volkswagen) e grandi firme dell'universo hi-tech quali Alpine, Panasonic, LG Electronics, Nokia e Samsung. Questi sono già al lavoro sul Digital Key 2.0.
Intanto qualche settimana fa, al Ces 2019 Bosch ha presentato una tecnologia simile: il Perfectly Keyless che strutta il Bluetooth dello smartphone (adatto da sistema iOS6 e Android 4) per la comunicazione smartphone-antenne-centralina. Si tratterebbe di un primo impianto, con possibilità anche di equipaggiamento aftermarket a seconda della predisposizione del veicolo valutabile dal costruttore stesso.
Questi sistemi di gestione del veicolo in remoto aprono una serie di possibilità anche in relazione all'assicurazione. Infatti, viene da sé che se lo smartphone è un oggetto personale, è possibile tracciare chi usa l'auto, per quanto tempo e dove. Inoltre, la condivisione permette anche di determinare se sia uno sharing permanente o limitato sia nel tempo che in ordine spaziale.
Si tratta di un passo importante per quanto riguarda la responsabilità assicurativa che potrebbe cambiare le dinamiche avendo a disposizione (i dati sono di proprietà del costruttore) una serie di informazioni aggiuntive e di grande rilevanza in caso di incidente o di pagamento ordinario: c'è differenza se l'auto viene guidata da un adulto con 30 anni di patente o un neopatentato. Bosch, per esempio, grazie alla collaborazione con InfoCert sarebbe in grado di certificare a livello legale l'identità digitale del conducente. A questo punto, si possono aprire una serie di innovazioni a livello assicurativo: polizze a consuntivo, forfait e formule 60/40 per ripartire la responsabilità tra proprietario e per altri utilizzatori.
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