Il gruppo automobilistico tedesco Bmw chiude il primo trimestre con un calo del 74% dell'utile netto, a 588 milioni di euro,
sotto l'effetto di un accantonamento di 1,4 miliardi di euro nel contesto di un'indagine antitrust europea. Il fatturato del
gruppo è leggermente diminuito (-0,9% a 22,5 miliardi di euro), aiutato da una stabilizzazione delle vendite a circa 605.000
automobili nel periodo da gennaio a marzo. Il risultato netto, tuttavia, rimane superiore alle aspettative degli analisti.
Titolo in rosso alla Borsa di Francoforte (-2,32%).
«Siamo assolutamente convinti e voglio sottolinearlo che le contestazioni della Commissione europea sono ingiustificate», ha dichiarato Nicolas Peter, cfo di Bmw, nella sua dichiarazione di apertura della call sui risultati del primo trimestre 2019 del gruppo automobilistico. Alla luce dell'inchiesta Ue, Peter ha spiegato che il gruppo ritiene «probabile» una multa da parte della Commissione e per questo è stato deciso di predisporre l'accantonamento.
Ad ogni modo, Peter ha aggiunto che Bmw «contesterà qualsiasi accusa da parte della Commissione Ue attraverso tutti gli strumenti legali a sua disposizione», ricordando che - come precisato dalla stessa Commissione - questa vicenda non ha alcun legame con il dieselgate. Il manager ha voluto enfatizzare ancora una volta che per Bmw «una deliberata e sistematica manipolazione illegale delle emissioni è, per noi, inaccettabile».
Nei primi giorni aprile 2109, la Commissione europea ha inviato una lettera di obiezioni a tre case automobilistiche tedesche – Bmw, Daimler e Volkswagen – per avere gestito un cartello nel delicato settore della tecnologia tesa a limitare le emissioni nocive dei veicoli. Le aziende prese di mira dall'esecutivo comunitario avrebbero limitato la concorrenza in questo campo tra il 2006 e il 2014.
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