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AUTO

Ipotesi Fca-Renault, le incognite di un’operazione nel mezzo della guerra con Nissan

Due incognite e una cosa sicura. Le due incognite sono la geopolitica e l'equity. L'unica cosa sicura è il desiderio – o, meglio, la necessità – della famiglia Agnelli-Elkann di trovare al più presto – in tempi assai rapidi - una soluzione al problema Fca. Su tutto il resto, davvero, ci sono più incertezze che certezze, più incognite che punti fermi, più punti interrogativi che punti a capo.

L'articolo del Financial Times di sabato, che segnala lo stato avanzato dei colloqui fra Renault e Fca ai fini di una alleanza, rappresenta un ulteriore tassello nel mosaico di voci e di notizie, di rumours e di valutazioni espresse da analisti e banchieri che ha una unica certezza: il mercato internazionale è in una condizione profondamente contraddittoria, con alcuni gruppi impegnati a tagliare posti di lavoro, a dismettere attività e a rifocalizzarsi (Ford, General Motors, Daimler, Volkswagen e Bmw, insomma il cuore più avanzato dell'auto occidentale) e altri gruppi impegnati invece a trovare una combinazione aggregativa, che possa risolvere temi strategici di scale dimensionali dal punto di vista industriale e temi strategici di interesse dell'azionista di controllo come nel caso di Exor con Fca, che da anni desidera ridurre il suo peso nell'auto.

In questo contesto, le incognite su una ipotesi di aggregazione fra Renault e Fca sono molte e potrebbero essere sciolte rapidamente nei prossimi giorni. Prima incognita: l'alleanza, oltre che di tipo industriale con condivisione di piattaforme e con l'accesso a Fca della cultura del'elettrico da essa ignorata e che invece in Renault è più sviluppata, in che termini impatterebbe sull'equity? In particolare, quale sarebbe la triangolazione con Nissan? Renault ha il 43% delle azioni di Nissan e Nissan ha il 15% delle azioni di Renault.

GUARDA IL VIDEO/Fca mai così in salute

Questa alleanza, che sarebbe curioso che Renault e Fca non avessero considerato nei loro negoziati, è diventata una delle peggiori vicende del business internazionale: prima di tutto negli anni si è consumato un ribaltamento dei rapporti di forza fra componente giapponese, che crea il grosso del valore aggiunto industriale e finanziario, e componente francese, che è ben poca cosa rispetto alla prima; in secondo luogo i progetti di fusione fra le due case automobilistiche sono state osteggiate dai giapponesi (perché, appunto, questi progetti avrebbero conferito la maggioranza del valore industriale e finanziario avendo però la minoranza delle azioni); in terzo luogo il capoazienda Carlos Ghosn, espressione dei francesi, è stato trovato a compiere scorrettezze, è stato arrestato in Giappone e ora è sottoposto a un umiliante processo.

Insomma, una situazione incredibile e complicatissima, con una componente di rischio e di incognita geo-politica enorme. La cosa positiva è che, mercoledì prossimo, in Giappone dovrebbe tenersi un consiglio di amministrazione e, dunque, si potrebbe capire che cosa i giapponesi pensano del desiderio di Renault e di Fca di compiere una simile operazione.
Seconda incognita: con che soldi Renault farebbe l'operazione? Sarebbe una operazione solo o in parte carta contro carta? Oppure la farebbe con il cash? L'ipotesi della carta contro carta consentirebbe agli Agnelli-Elkann di disporre di una quota più piccola del maggiore gruppo al mondo (naturalmente, se l'intera operazione contemplasse ancora e anche la giapponese Nissan), in teoria più facilmente riducibile in pacchetti minori, da piazzare a fondi o a banche. Di certo, gli Agnelli-Elkann preferirebbero i soldi sul tavolo, necessari per migliorare la base patrimoniale e finanziaria di Exor. Renault è di proprietà dello Stato francese per il 15 per cento.

Lo Stato francese ha i mezzi e la cultura politica e amministrativa per dare potenza di fuoco finanziaria a operazioni in cui il suo interesse possa essere tutelato, con il problema però di fare una operazione a debito, che in un settore ad alto consumo di capitali e ad elevata concorrenzialità come l'auto sarebbe un “meno” e non un “più” nella costruzione di questa equazione. In questo momento, con Ghosn in galera, lo scontro geopolitico con i giapponesi è tutto a favore di questi ultimi. I francesi sono nell'angolo. Il punto è capire se esiste per Macron una vera opzione Renault-Fca che permetta a Parigi di non assistere a uno scioglimento dell'alleanza con Nissan che porti a una sconfitta strategica della Francia. A questo punto, davvero, vista la necessità degli Agnelli-Elkann di trovare una soluzione prima possibile – anche perché l'Europa dei marchi italiani è sempre più debole e gli Stati Uniti di Jeep e Ram con i venti di guerre commerciali stanno diventando una terra incognita, con conseguente progressivo depauperamento degli asset dell'auto – potrebbe trovare un riscontro nelle scelte di Renault, dei suoi azionisti e soprattutto del sistema francese nel suo complesso.

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