Fca, e tutto l’affaire Renault lo dimostra, ha bisogno urgente di un partner. Sono passati 12 mesi dalla presentazione del piano industriale e il mercato attende i modelli promessi, da Jeep ad Alfa Romeo, da Fiat a Maserati. Nell’arco dei prossimi 18 mesi qualcosa arriverà (tra il baby suv Alfa Romeo Tonale e Renegade e Compass ibride) ma per il grande passo, il salto nel futuro (ad alto tasso di elettrificazione) servono piattaforme di nuova generazione modulari (come la famosa Mqb, Modularer Querbaukasten) di Volkswagen che permettano di produrre auto diverse per tipologia e brand e tecnologie che spaziano dai powertrain alla guida automatizzata.
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Fca, che ha tanti marchi e pochi modelli, necessita di una ventata di aria fresca nella sua “banca organi” perché non sono sufficienti i nuovi motori Gse (Global small engine), la recente piattaforma Giorgio o il rimaneggiamento di architetture datate come la Compact (e le sue varianti come la Compact Us Wide) o la Small Wide per non parlare delle moltitudini di piattaforme Chrysler alcune delle quali ancora risalenti a matrimonio Daimler Chrylser. E per andare verso il futuro, affrontare la trasfomazione in corso dell’industria dell’auto verso elettrificazione (cioè vetture a batterie o ibride) occorre un alleato solido dal punto di vista industriale e tecnologico. Renault aveva ad esempio tanto da offrire con la piattaforma Cmf sviluppata con Nissan, per non parlare delle tecnologie per le vetture elettriche (batterie, drivetrain ed elettronica) dove la “Régie nationale” vanta una consolidata presenza sul mercato grazie anche all’apporto degli alleati nipponici.
Con l’accordo saltato (al momento perché la partita non sembra del tutto chiusa) diventa cruciale per il gruppo diretto da Mike Manley trovare un nuovo fidanzato e la rosa dei papabili è ristretta.
Questi dieci giorni di passione lasciano in eredità una certa empatia con i giapponesi di Nissan e un’evidente freddezza con la Francia. E pensare che dal punto di vista industriale tra i partner più accreditati spiccherebbe proprio Psa (Peugeot, Citroën, Opel e Ds) che potrebbe portare in dote piattaforme moderne come Emp2 (Efficient Modular Platform) introdotta nel 2013 e la nuova Cmp (Common Modular Platform), dedicata ai modelli di segmento C e B tra cui le nuove Peugeot 208 e Opel Corsa (pronte per i concessionari) sviluppate fin da subito anche nelle versioni elettriche (oltre che benzina e diesel) grazie alla variante per auto alla spina di questa piattaforma. Psa è in buona salute (ha archiviato un 2018 record con un fatturato in crescita del 19% e un risultato netto in rialzo del 40%) per merito della cura di Carlos Tavares che però punta a espandersi in nuovi mercati (gli Usa) e territori come il premium. Fca potrebbe offrire il mercato americano e brand gioiello come Jeep ma andrebbero gestite alcune sovrapposizioni tra marchi e modelli. Si tratta però ormai di un problema marginale perché nell’industria dell'auto attuale contano le strategie di marketing e di posizionamento: basti pensare al gruppo Volkswagen a tutti i suoi marchi (Seat, Skoda per esempio) e ai modelli (soprattutto nell’area suv) simili ma distinti per target che produce in differenti fabbriche e vende con successo.
Tornando a Fca in cerca di un compagno si riapre l’ipotesi Hyundai, da tempo indicata come possibile e industrialmente ragionevole. Il gruppo coreano (che comprende Kia e Genesis) potrebbe essere un alleato ideale: dispone di piattaforme di ultima generazione, powertrain che spaziano dal diesel all’elettrico, dall’ibrido all’idrogeno, impianti in Europa e prodotti di qualità, ma Hyundai ha un limite: l’immagine di marca non è al top (nonostante il quinto posto in classifica mondiale). Al contrario Fca ha brand blasonati come Jeep, Ram, Alfa Romeo e Maserati. Insomma un mix ideale: tecnologia contro marchi miscelati con una copertura planetaria. E infine c’è l’ipotesi cinese e qui entra in ballo Geely che controlla Volvo (e il marchio elettrico Polestar), è il primo azionista di Daimler e ha forti ambizioni oltre a piattaforme di ultima generazione (Volvo Spa, Scalable Product Architecture e Cma, Compact Modular Architecture ) e tecnologie che arrivano fino all’idrogeno.
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