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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2011 alle ore 06:47.

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Altri nodi sono rimasti però ancora da sciogliere. Uno dei principali, che interessa i tanti risparmiatori rimasti coinvolti nei crac finanziari di questi anni, è costituito dalla possibilità di costituirsi parte civile nel procedimento avviato dai Pm a carico di enti (banche o imprese) e manager. Una possibilità che, di fronte a controverse pronunce di merito, la Cassazione ha recentemente negato. Ma sulla questione pende comunque un futuro giudizio della Corte di giustizia europea che dovrà verificare la coerenza di queste disposizioni rispetto alla normativa comunitaria a tutela delle vittime dei reati.
Come pure, ma questa volta dalla parte delle imprese, emerge con forza la necessità di far convivere gli oneri derivanti dalla necessità/opportunità di adottare i modelli organizzativi, tenendo conto anche del fatto che pure le imprese individuali ora dovranno provvedere, con la robustezza di un scudo in gran parte ancora tutta da sperimentare. In altre parole, ai costi certi dei modelli corrisponde poi anche una loro efficacia?
E poi, sempre dalla parte delle imprese, l'avere previsto tra le sanzioni che possono essere decise anche in via cautelare, il commissariamento dell'ente, apre la porta a scenari del tutto inediti. Il procedimento penale contro Telecom Sparkle e Fastweb, per esempio, aveva portato circa un anno fa alla richiesta avanzata dal pubblico ministero del commissariamento delle due società quotate, accendendo un dibattito sulla invasività della disposizione e sul rischio che una misura di per sè temporanea possa invece avere conseguenze non rimediabili.
Provando a tirare le fila delle numerose questioni aperte, il ministero della Giustizia è alla vigilia della presentazione di un disegno di legge di modifica di alcune parti del decreto 231. Un intervento che vorrebbe essere ambizioso e andare oltre la semplice manutenzione. Punto centrale del provvedimento, nel quale l'ufficio legislativo del ministero ha inserito le indicazioni dell'Arel, sarà il rafforzamento dei modelli organizzativi, che oggi sempre più aziende sono chiamate ad adottare, attraverso un meccanismo di certificazione. Ai modelli che avranno superato l'esame degli enti certificatori (ma dovrà essere il ministero a precisarne profilo e responsabilità) spetterà il compito di fare da vero scudo nei confronti del pubblico ministero, al quale toccherà, a sua volta, dimostrarne l'inefficacia.
Ma il disegno di legge riconoscerebbe anche, per la prima volta, una specificità dei gruppi, e dei rapporti tra capogruppo e controllata, e prevedrebbe norme agevolate per la costituzione degli organismi di vigilanza all'interno delle piccole imprese.

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