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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2012 alle ore 10:43.

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4) Fabbricati rurali strumentali
Sconto beffa
Il 2012 è un annus horribilis per gli agricoltori: per la prima volta dopo tanti anni pagheranno un'imposta sugli edifici adibiti al ricovero degli attrezzi, dei macchinari o degli animali o allo stoccaggio dei prodotti. I «fabbricati strumentali», insomma, che sinora erano esenti (come peraltro le abitazioni) in quanto adibiti all'attività agricola, sono ora assoggettati all'Imu. Va detto che l'aliquota è del 2 per mille, che i Comuni possono abbassare all'1 per mille. L'unica concessione in più fatta dal Governo è contenuta negli emendamenti presentati giovedì dal relatore del provvvedimento, che prevedono un acconto ridotto al 30% (ma restano i dubbi sui conti esposti nell'articolo qui a fianco) e un'esenzione totale per i fabbricati strumentali sopra i 1000 metri di altitudine. Questa è una vera beffa perché sopra i 1000 metri sono ben poche le aziende agricole in Italia

5) Terreni agricoli
Poche modifiche
I terreni agricoli pagheranno l'Imu con regole quasi uguali a quelle dell'Ici: sono state fatte salve quasi tutte le agevolazioni già presenti ma, naturalmente, sono cambiati i moltiplicatori del reddito dominicale (da 75 a 135 e 110), quindi il peso fiscale salirà. Erano già state confermate le vaste zone di esenzione che comprendono i territori comunali montani e collinari (circa 6mila su oltre 8mila). Negli emendamenti presentati giovedì dal relatore della legge di conversione (quindi di fatto emendamenti governativi) sono state reintrodotte le percentuali dal 25% al 70% di riduzione dell'imposta per gli «imprenditori agricoli professionali». Penalizzati, invece, gli altri proprietari di terreni: non godranno più dell'esenzione in caso di terreni incolti e calcoleranno la base imponibile con il moltiplicatore 135 (era 130 prima dell'emendamento) mentre ai «professionali» spetta il 110

6) Case popolari
Il sollievo di Comuni ed ex Iacp
Con gli emendamenti introdotti dal relatore del Ddl di conversione in legge del Dl 16/2012 sono state accolte in parte le istanze degli enti locali: le "case popolari" (prima degli ex Iacp, oggi di proprietà delle aziende regionali per l'edilizia residenziale), quelle che compongono il demanio dei Comuni e quelle in diritto di superficie su terreni comunali (in genere sono di cooperative a proprietà indivisa) non dovranno dare allo Stato
la quota dell'Imu di competenza, pari al 50 per cento. In sostanza, si tratta della riduzione a metà dell'imposta. Si tratta di un patrimonio cospicuo (solo le unità immobiliari ex Iacp e di coop a proprietà indivisa sono circa 750mila), prima interamente esente dall'Ici. L'agevolazione costerà all'Erario statale circa 367 milioni di euro

7) Edifici storico-artistici
Castelli e palazzi sotto le tasse
Il patrimonio storico artistico non è più privilegiato: l'Imu cade come una mannaia su valori immobiliari più che cospicui ma che sinora, per il fisco, erano considerati alla stregua di immobili ultrapopolari (la base imponibile era determinata con le tariffe d'estimo più basse presenti nel Comune). Può sembrare un'ingiustizia ma considerando quanto sono chiamati a pagare i proprietari (spesso impoveriti) delle dimore storiche per le manutenzioni e il peso dei vincoli imposti dalle soprintendenze, la quasi-esenzione di cui godevano (di fatto un decimo o anche meno del dovuto) rendeva tutto più sopportabile. Non solo: il beneficio riguardava tutte le imposte, dall'Irpef al Registro, anche in caso di locazione. Ora, con l'emendamento presentato giovedì del relatore, l'Imu sarà dimezzata ma la base imponibile tornerà a essere "reale", cioè pesantissima

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