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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2012 alle ore 20:29.

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Secondo Confindustria le dichiarazioni del Ministro Elsa Fornero per cui «gli esodati li creano le imprese che mandano fuori i dipendenti a carico del sistema pensionistico pubblico e della collettività» destano sorpresa e sgomento.

La nota di Confindustria
Queste parole danno una rappresentazione del mondo delle imprese che non solo non trova riscontro nella realtà, ma è anche offensiva. Le imprese quando riducono il personale lo fanno solo per necessità. Quanto poi ai costi del nostro sistema di welfare, Confindustria ha già avuto modo di documentare al Ministro, proprio in occasione degli incontri per la riforma del mercato del lavoro, l'importante onere economico che le imprese sostengono per pagarsi gli ammortizzatori sociali.

Se in un periodo di profonda crisi si cambiano le regole «in corsa», è responsabilità di chi decide di cambiare le regole, prevederne le conseguenze. Se non lo si fa, non si può imputare alle imprese alcuna colpa. Né si possono mettere in discussione gli accordi che, nel pieno rispetto delle leggi, imprese e sindacati hanno stipulato per attenuare gli impatti sociali derivanti dalla crisi.
L'aver limitato l'applicazione del precedente regime previdenziale solo ad alcuni soggetti, senza darsi pensiero di tutti i lavoratori coinvolti nelle procedure di mobilità, è stata una scelta del legislatore, non certo delle imprese.

Ora si tratta di trovare le risorse economiche per affrontare la questione e mettere la parola fine a quel balletto di numeri cui assistiamo in questi giorni. Con estrema chiarezza si deve dire che non si tratta di una concessione rispetto alle legittime sollecitazioni che giungono da lavoratori, organizzazioni sindacali e imprese, bensì di un atto dovuto. Il Ministro non ha necessità di individuare alcuna nuova soluzione normativa, visto che la riforma delle pensioni del dicembre scorso ha già affrontato e risolto la questione, prevedendo l'applicazione dei vecchi requisiti pensionistici «ai lavoratori collocati in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, numero 223, e successive modificazioni, sulla base di accordi sindacali stipulati anteriormente al 4 dicembre 2011 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità». Assicuri quindi, il Ministro, la salvaguardia già concessa.

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