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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2012 alle ore 06:41.

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PARIGI. Dal nostro corrispondente
«Per far funzionare la giustizia servono risorse, certo. Ma non necessariamente risorse adeguate significano efficacia ed efficienza del sistema. Come dimostra proprio il caso dell'Italia». Stéphane Leyenberger, coordinatore del rapporto del Consiglio d'Europa sulla giustizia, sintetizza così la situazione italiana.
La spesa per abitante è infatti di 73 euro. Meno della Germania, che è a 100 euro, ma più della Francia, a 60,5. E l'aumento medio annuo (3,4%) nel periodo esaminato dalla Commissione (2008- 2010) è in linea con quello dei grandi Paesi europei. I magistrati italiani, inoltre, non sono certo tra quelli retribuiti peggio, anzi. Stando alla tabella riassuntiva del rapporto - che, è vero, prende in considerazione giudici e procuratori della Cassazione - lo stipendio medio annuo lordo è compreso tra i 164mila e i 176mila euro, pari al 6,8-7,3 volte la busta paga media nazionale. Facciamo parte di un ristretto gruppo di testa, e nel caso dei procuratori l'Italia è addirittura il Paese con il rapporto più alto, insieme con la Romania, dopo la Bulgaria.
Eppure i nostri processi continuano a durare tanto, troppo: 493 giorni medi nel civile, rispetto ai 289 della Spagna, i 279 della Francia, i 184 della Germania. Sono i più lunghi tra i 46 Paesi presi in considerazione. «I problemi - dice Leyenberger - sono quindi dovuti da un lato all'alto numero di avvocati e dall'altro alla disorganizzazione del sistema. Tant'è che per esempio a Torino, dove si è fatta una politica di razionalizzazione, si sono ottenuti eccellenti risultati». Quanto agli avvocati, i numeri sono effettivamente impressionanti: 212mila, 31,9 per giudice. La Francia ne ha 7,5, la Germania 7,9. Solo l'Irlanda ha un rapporto più alto. E più avvocati vuol dire ovviamente più cause, che vanno a intasare i tribunali. Non deve al riguardo ingannare la flessione, nel 2010, del numero di cause pendenti. Non si tratta di un insperato recupero di efficienza o di un minore attivismo degli avvocati, bensì dell'effetto disincentivante della nuova tassa varata all'inizio del 2010 sull'avvio delle cause civili.
Le cifre del rapporto sembrano confermare la decisione del Governo di chiudere i "tribunalini": in Italia ci sono infatti 2,3 tribunali ogni 100mila abitanti (1,6 in Spagna, 1 in Francia, 1,4 in Germania, 1,1 in Gran Bretagna). Mentre non abbondiamo in procuratori: 3,3 per 100mila abitanti rispetto ai 5,2 della Spagna e ai 6,4 della Germania (3 in Francia). Infine il tasto dolente delle donne. O, meglio, degli evidenti ostacoli alla carriera delle donne. Se infatti da un punto di vista generale l'Italia è nella media (48% di giudici donne), la quota scende drasticamente quando si esaminano i dati relativi alle posizioni di vertice: 13-14% di donne tra i presidenti di tribunale, rispetto al 28% della Francia.
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