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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2014 alle ore 10:43.
L'ultima modifica è del 20 gennaio 2014 alle ore 11:53.

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«Dal 3 febbraio, gazebo informativi in tutte le sedi giudiziarie o nelle principali piazze. Dal 18 al 20 astensione dalle udienze. Il 20 manifestazione nazionale a Roma e gazebo di fronte alla Camera dei Deputati e davanti ai Tribunali, con coinvolgimento anche delle altre professioni e i sindacati dei lavoratori della giustizia». Infine, «si studieranno ulteriori forme di protesta e di disobbedienza e nei prossimi giorni si stilerà anche un documento per indicare le proposte organiche dell'avvocatura per risolvere gli innumerevoli problemi strutturali della giustizia».

De Tilla (Anai)
«C'è improvvisazione da parte del legislatore e spesso a pagarne le gravi conseguenze è il cittadino con leggi che provocano risultati disastrosi e negativi», un fenomeno di cui è «esempio clamoroso» la riforma della geografia giudiziaria. A sostenerlo è il presidente dell'Associazione nazionale avvocati italiani Maurizio De Tilla a margine dei lavori dell' VIII Conferenza nazionale dell'avvocatura.

Anai sollecita alcuni interventi in materia di giustizia amministrativa e tributaria. Si parte dalla riduzione drastica del contributo unificato dovuto da chi si rivolge a Tar e Consiglio di stato, visto che i costi per i cittadini sono così aumentati da «costituire un vero e proprio ostacolo all'accesso». Mentre per quanto riguarda la giustizia tributaria, si chiede «una riforma radicale del processo che tuteli con maggiore incisività il contribuente sganciando strutture, personale e giudici dall'influenza (che esiste) dell'Amministrazione finanziaria (controparte favorita e imperante nella giustizia tributaria».

Quanto alla riforma dell'ordinamento forense, l'Anai accusa il governo di fare contro la riforma un «bieco ostruzionismo», tant'è che «il Ministro della Giustizia si è rifiutato di emanare il decreto legislativo per dare attuazione alla norma di delega sulle società tra avvocati, che escludeva i soci di capitale».Ma c'è di più: «Il governo si è attestato sulle posizioni di autoconservazione dei potentati universitari che rifiutano di adottare il numero programmato o il numero chiuso nelle facoltà di giurisprudenza finalizzati alla selezione dell'accesso alla professione forense». E invece il numero chiuso va esteso «a tutte le università e, in particolare, alle facoltà di giurisprudenza per calibrare gli iscritti anche in relazione agli sbocchi lavorativi».

Aiga: serve numero chiuso universitario
Riduzione dei numeri di accesso alla professione, maggiori tutele nel rapporto di collaborazione e una conseguente maggiore copertura previdenziale. Sono questioni imprescindibili per l'avvocatura italiana - e in particolare per i giovani legali - quelle ricordate da Nicoletta Giorgi, la presidente nazionale di Aiga, Associazione italiana giovani avvocati nel corso del proprio intervento alla tavola rotonda «Giovane avvocatura: una scelta consapevole?», tenutasi oggi alle 12 nell'ambito della Conferenza nazionale dell'avvocatura organizzata dall'Oua a Napoli. La riflessione della presidente dei giovani avvocati parte dalla necessità di una decisa riduzione dei numeri di accesso alla professione. «Nell'aprile 2013 - ha ricordato Giorgi - la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che il numero chiuso all'università non viola il diritto allo studio. Nella specie, la Corte ha ritenuto che l'imposizione di un numero chiuso, determinato sulla base delle risorse materiali a disposizione delle università e delle effettive esigenze di una data professione in seno alla società, sia conforme alla giurisprudenza consolidata della Corte». E «oggi la professione forense ha l'esigenza di una riduzione dei numeri di accesso alla professione». Altro tema caldo affrontato dalla presidente di Aiga è quello della necessità della regolamentazione dei rapporti di collaborazione che introduca «tutele fin dalla fase della pratica, e che consentirà di individuare anche una nuova regolamentazione previdenziale volta ad anticipare l'apertura del profilo pensionistico-assistenziale». Il motivo di «tanti risultati mancati - per Nicoletta Giorgi - purtroppo deve essere ricercato in una assenza, ormai non più accettabile, di una voce autorevole della categoria con le istituzioni».«"La condizione dell'avvocatura, e - ha concluso Giorgi - più che mai della giovane avvocatura, in un momento di crisi economica e intellettuale deve far diventare oggi il tema della reale rappresentanza una questione centrale per chi siede negli organismi forensi istituzionali e associativi».

La giustizia in Cdm
Questa mattina in consiglio dei ministri legislativo erano all'ordine del giorno le disposizioni integrative, correttive e di coordinamento dei due decreti legislativi che nel 2012 hanno ridisegnato la geografia giudiziaria, con il taglio dei tribunali (decreto legislativo 155) e la soppressione degli uffici del giudice di pace. Ma è stato deciso di rinviare l'esame del decreto sulla geografia giudiziaria, entrata in vigore lo scorso settembre, che ha portato al tagli di circa mille tribunali minori in tutta Italia.

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