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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2014 alle ore 18:23.
L'ultima modifica è del 21 febbraio 2014 alle ore 02:19.

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• l'irrazionale chiusura di mille uffici giudiziari;
• l'assenza di una seria politica su: sicurezza, ricorso alla pene alternative, emergenza carceri, storture del processo penale, abuso della custodia cautelare e delle intercettazioni;
• la costante aggressione al gratuito patrocinio, che ha subito tagli che vanno a incidere sulla difesa dei meno abbienti

Le proposte
• un pacchetto di riforme per il migliore funzionamento della giurisdizione, mettendo davanti a tutto l'interesse dei cittadini e della nostra società (imprese, lavoratori, famiglie, giovani, minori, immigrati, detenuti e così via);
• la disponibilità a uno smaltimento straordinario dell'arretrato, senza rottamazioni dei processi;
• una gestione oculate delle risorse, che devono finanziare il settore e non ripianare gli sprechi degli altri ministeri;
• una vera attuazione del processo telematico;
• una riorganizzazione e messa in efficienza degli uffici, ottimizzando anche l'operato dei magistrati e dei funzionari;
• una riforma della magistratura onoraria;
• un'implementazione nel civile delle soluzioni stragiudiziali, coinvolgendo gli avvocati nelle
camere arbitrali, nella negoziazione assistita e nella mediazione facoltativa;
• che si affidino agli avvocati nuovi settori di intervento nella gestione del contenzioso giudiziario e amministrativo (decreti ingiuntivi ecc.)

Presenti
A Piazza Santi Apostoli, dove hanno preso la parola il Presidente dell'Oua Nicola Marino e diversi presidenti degli ordini forensi italiani (Francesco Caia di Napoli, Mauro Vaglio di Roma, Paolo Rosa del Triveneto, Francesco Greco di Palermo, Alessandro Vaccaro di Genova, Giuseppe Agnusdei di Lucera, Ettore Atzori di Cagliari, Raffaele Fatano di Lecce, Donatella Pau di Oristano). Ma anche i rappresentanti dei giudici di pace, dei tribunali soppressi (Roberto Pozzobon) e dei lavoratori della giustizia (Antonino Nasone), nonché delle associazioni dei consumatori.

«L'avvocatura, di cui l'Anf rappresenta una parte significativa, richiede un confronto schietto e serrato con la politica, mettendo sul tavolo proposte concrete, a costo zero per le casse pubbliche, ma a tutto vantaggio dei cittadini e dell'amministrazione della giustizia», ricorda l'Associazione. «Oggi gli avvocati sono scesi in piazza a Roma, mentre altri colleghi, in Sardegna e in Puglia - con l'eccezione di Sassari e dell'ordine di Lecce - sono in sciopero ad oltranza contro i provvedimenti in elaborazione al ministero della Giustizia. Un ministero - denuncia - che troppo spesso negli ultimi anni è stato sordo alle richieste di condivisione degli interventi in materia di giustizia giunti da chi, come gli avvocati, ha il polso della situazione nei tribunali italiani».

«Per la prima volta abbiamo deciso di scendere in piazza a fianco degli avvocati e a Matteo Renzi chiediamo di ricordarsi che noi magistrati onorari forniamo tutti i giudici di pace, mandiamo avanti il 90% dei giudizi monocratici, svolgiamo tutte le udienze direttissime e anche molti adempimenti delle procure civili, come i fallimenti e le amministrazioni di sostegno. In cambio non abbiamo alcuna tutela previdenziale e i nostri incarichi non durano più di sei anni» spiega il magistrato onorario Giuseppe Olivo, della delegazione dei magistrati onorari che chiude il corteo degli avvocati in corso a Roma. I magistrati onorari in Italia sono otto mila, più o meno come i magistrati.

Anche l'Unione nazionale giudici di pace raccoglie l'invito dell'Oua e dell'Ordine degli avvocati di Roma a partecipare alla manifestazione dell'avvocatura. E si unisce nella richiesta di una riforma organica della magistratura di pace. Il presidente Unagipa, Gabriele Longo, sostenendo la protesta dell'avvocatura chiede uno stop alla «politica della rottamazione» della giustizia «portata avanti dagli ultimi Guardasigilli fino alla Cancellieri». Il "paradosso" italiano di una giustizia dove la «significativa produttività dei giudici si scontra con il carico di pendenze oggetto di richiamo della Ue - conclude Longo - non puo' essere risolto con la rottamazione, ma serve una riforma organica che finalmente riconosca i diritti dei giudici di pace».

Questo l'elenco fornito dall'Oua sui politici che sono intervenuti a sostegno della protesta dell'avvocatura italiana: il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta, il coordinatore nazionale dello stesso partito Giovanni Toti, i deputati, Deborah Bergamini e Andrea Mandelli; per il Partito democratico i deputati Alessia Morani (responsabile nazionale Giustizia del Pd), Danilo Leva, Sofia Amodio e Sandro Favi, responsabile nazionale carceri del Pd; per il Movimento 5 Stelle, i deputati Alfonso Bonafede e Andrea Colletti, il senatore Maurizio Buccarella; per Fratelli d'Italia l'onorevole Ignazio La Russa; presente anche Antonio Di Pietro, fondatore dell'Italia dei Valori.

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