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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2014 alle ore 15:07.
L'ultima modifica è del 24 febbraio 2014 alle ore 19:59.

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Il prefetto Pansa ha spiegato che «il sistema attuale è abbastanza costoso: a regime, qualora impiegassimo tutti e 2mila i braccialetti disponibili, raggiungeremmo un costo annuo di circa 9 milioni di euro. La parte più rilevante è data dai costi fissi, si legge nell'articolo di Chiara Rizzo su tempi.it dello scorso 4 febbraio. Più nel dettaglio Pansa ha calcolato che «il costo è di 9 milioni l'anno. Il noleggio di 2mila braccialetti elettronici costa 2,4 milioni di euro, la movimentazione logistica dei braccialetti 2,9 milioni, la centrale operativa, le reti di trasmissione e le segnalazioni 3,7 milioni. Noi oggi non spendiamo 9 milioni, ma 3,2 per l'organizzazione, una cifra minore per quanto riguarda la manutenzione, perché i braccialetti sono pochi, e una cifra ancora minore per il noleggio. Intorno a questo servizio spendiamo, dunque, io credo, meno di 5 milioni (divisi per i 90 braccialetti l'anno il costo è di 55mila euro l'uno). È chiaro che si tratta di una diseconomia enorme e di cifre esagerate: in effetti, il braccialetto elettronico è un cellulare che trasmette e non riceve». A tale proposito, Telecom Italia, aggiornando i dati al 21 febbraio, parla di 208 braccialetti applicati e quindi con un costo per detenuto che scende a 24.800 euro, con un incremento medio di cinque apparecchi al giorno. Il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) ricorda anche una stima di costo medio al giorno per detenuto pari a 100-120 euro.

L'efficienza. Pansa tuttavia ha sottolineato che «quello che costa moltissimo è la rete di gestione degli allarmi, la sala operativa aperta 24 ore su24 che fa il monitoraggio di ognuno di questi braccialetti. Una megasala operativa per 90 braccialetti è eccessiva, ma, se i braccialetti saranno migliaia, diventerà un valore».Il prefetto ha proseguito: «Sicuramente oggi, se andiamo sul mercato, troveremo soluzioni che costeranno molto di meno. Il problema fondamentale è che oggi sul mercato troveremmo di meglio». La domanda in commissione Giustizia è stata a quel punto unanime: se si può risparmiare, perché si mantiene il contratto con Telecom?

La convenzione illegittima. La risposta di Pansa lascia chiaramente comprendere come nel 2001, quando l'allora ministro dell'Interno Enzo Bianco avviò la convenzione con Telecom la procedura non fu né trasparente né corretta. Nel 2011, durante il Governo Berlusconi, tale convenzione fu poi rinnovata, sempre senza condurre alcuna gara o revisione. «Si tratta, tuttavia, di una convenzione illegittima – ha spiegato Pansa – poiché il Consiglio di Stato, confermando una sentenza del Tar, ha stabilito che non avremmo potuto accordarci direttamente con Telecom e ricorrere a una convenzione unica». Telecom, intanto, ha fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che interverrà su questa vicenda a giugno, probabilmente secondo Pansa confermando l'illegittimità. Intanto però «siamo costretti a spendere 26 milioni di euro per una fideiussione da depositare in banca in caso di soccombenza».

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