Norme & Tributi

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Fisco, per la dichiarazione infedele punibilità solo oltre i 200mila euro (e non più oltre i 50mila)

Dichiarazione infedele penalmente rilevante solo se l'imposta evasa supera i 200mila euro e non più 50mila euro così come avviene ora. Ma non solo. Nel computo della soglia non si terrà conto della non corretta classificazione o valutazione di elementi attivi o passivi oggettivamente esistenti, della violazione dei criteri di determinazione dell'esercizio di competenza, della non deducibilità di elementi passivi reali.

A differenza di quanto avviene adesso in cui la condizione congiunta per far scattare il reato di dichiarazione infedele (articolo 4 del Dlgs 74/2000) è che l'ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti a tassazione è superiore al 10% dell'importo degli elementi attivi indicati in dichiarazione, o comunque, è superiore a 2 milioni di euro. È un'altra delle novità che dovrebbero entrare nell'attuazione delle norme su abuso del diritto e sanzioni previste dalla delega fiscale (legge 23/2014).
Il testo è atteso all'esame del Consiglio dei ministri la prossima settimana. Anche ieri si è tenuta una riunione al Mef per limare gli ultimi dettagli.
Sull'abuso del diritto si va verso un'applicazione delle nuove norme per i comportamenti abusivi già commessi alla data di entrata in vigore delle nuove regole ma solo a condizione che il fisco non abbia già notificato un avviso di accertamento. Questo vorrebbe dire lasciare in vita tutti i contenziosi già in corso, che in gran parte dei casi si collocano su soglie di valore molto elevate (si veda quanto anticipato dal Sole 24 Ore di ieri).
Ma tra i fronti «caldi» in ambito fiscale c'è anche la questione della proroga dei versamenti in scadenza a dicembre nelle aree colpite dalle alluvioni degli ultimi giorni. «La stima dell'ammontare della sospensione dei versamenti tributari per il solo periodo 10 ottobre - 20 dicembre 2014 è di circa 3 miliardi», ha spiegato ieri il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, rispondendo al question time in Aula alla Camera. «La normativa è oggetto di valutazione». Da un lato, infatti, «la cancellazione totale delle cartelle di pagamento – ha aggiunto - non solo avrebbe effetti sui saldi di finanza pubblica ma anche creerebbe disparità di trattamento con riferimento a situazioni analoghe in passato». Dall'altro, ha precisato Padoan, misure agevolative sarebbero «soggette anche alla normativa europea sugli aiuti di Stato».

Per quanto riguarda, invece, gli incassi da riscossione il titolare di via XX Settembre ha precisato che «in merito all'osservazione secondo cui l'importo complessivo delle cartelle di pagamento derivanti dal mancato versamento di tasse, tributi locali e contributi previdenziali che lo Stato deve ancora incassare ammonterebbe a circa 530 miliardi, gli uffici tecnici riferiscono che a legislazione vigente si può confermare quale previsione di incasso l'importo globale di circa 7 miliardi di euro, di cui 4miliardi riferito a carichi erariali». Una risposta bocciata da Massimo Corsaro (Fratelli d'Italia) che aveva presentato l'interrogazione: «Il Governo rinuncia a combattere l'evasione nel momento in cui si manifesta».
C'è poi anche la questione norme tributarie retroattive, che tra maxi acconti e nuove imposte hanno raggiunto quota 10 miliardi di euro dal 2011 (come evidenziato dal Sole 24 Ore di lunedì 10 novembre). Padoan ha riconosciuto che la congiuntura non favorevole ha talvolta portato a una deroga della previsione di irretroattività delle disposizioni tributarie. Ora, con la delega fiscale, «viene ribadito» il principio dell'irretroattività e già il Dlgs semplificazioni fiscali «si muove in questa direzione, è il primo passo per la realizzazione di un sistema chiaro e trasparente». È comunque obiettivo del Governo, ha promesso il ministro, «migliorare la tax compliance mediante un potenziamento del confronto tra fisco e contribuente».